Volley A2, la Consar Ravenna si è fermata sul più bello e ora si chiede il perchè
Marco Ortolani
L’incertezza e la discontinuità che avevano interessato tutte le squadre di A2, ad eccezione della Consar, ha coinvolto anche la squadra di Valentini che, nelle ultime due uscite, ha rimediato altrettante controprestazioni consecutive e uno zero nella casella dei punti conquistati. Non semplice trovare le cause: la squadra è in buone condizioni fisiche, la rosa è tutta disponibile e i report degli allenamenti sono buoni e non danno motivo di preoccupazione. Una non piccola spiegazione può stare nel valore delle due avversarie affrontate: Brescia e Pineto hanno sfoderato performance notevoli, aggressive e continue, forse le migliori nei rispettivi avvii stagionali. Un’altra piccola spiegazione può stare in un fattore campo che in certe palestrine (vedi Pineto) si fa sentire bene, mentre in certe «cattedrali» (come il Pala De Andrè, peraltro nemmeno l’impianto abituale di allenamento) pesa sicuramente meno. Gli altri motivi sono di natura tecnica. La formazione ravennate è partita sparata, trovando subito un’alchimia brillante e sorprendendo le altre concorrenti che hanno avuto bisogno di più tempo, ma che ora sono arrivate «a punto». E allora alcuni valori altrui sono emersi più chiaramente mentre i limiti di esperienza dei leoncini ravennati (diversi dei quali esordienti, a questi livelli) si sono fatti sentire. Aggiungiamo anche il fatto che nessuna altra formazione di A2 schiera un comprimario nello spot straniero. Lo svedese Ekstrand, nella Consar, è ben lungi dall’essere un trascinatore o un riferimento e fatica a conservare il semplice posto da titolare. Non è chiaro se scegliere stranieri non determinanti (accadde anche con Ngapeth, Falardeau e Benavidez) sia una linea societaria o una scommessa non vincente. Ma poco cambia. Essere autarchici vuol dire anche non sperare che il martellone straniero risolva tutto. Più difficile inseguire sogni di gloria ma, forse, più orgoglioso provarci.