Ravenna, omicidio Ballestri: oggi ricorre l'ottavo anniversario della scomparsa di Giulia
Ricorre oggi, 16 settembre, l'ottavo anniversario della morte di Giulia Ballestri, 39enne ravennate uccisa a bastonate dal marito, il dermatologo Matteo Cagnoni per cui la Cassazione, nel gennaio di 3 anni fa, ha confermato il carcere a vita. L'improvviso allontanamento della donna, madre di tre bambini, aveva subito indirizzato gli inquirenti verso la sua vita privata: era venuta in luce la crisi che la coppia stava vivendo e il rapporto ossessivo che il marito aveva con lei. Conosciuto un altro uomo, Giulia aveva chiesto il divorzio per porre fine ad una relazione che non la faceva sentire libera. Da quel momento il marito aveva iniziato a controllarla, a farla seguire fino ad organizzare il suo assassinio compiuto nella casa di famiglia dei genitori di lui, in centro a Ravenna.
La crisi, il delitto e l’arresto
Matteo Cagnoni aveva sposato Giulia Ballestri di 12 anni più giovane, nel maggio 2004 e dopo 11 anni di matrimonio e tre figli qualcosa s’era incrinato, la coppia era entrata in crisi e Giulia aveva chiesto la separazione dopo mesi di pedinamenti e tormenti da parte del marito che non accettava l’idea di perderla. Il 16 settembre 2016 le telecamere della scuola dei figli riprendono la coppia mentre li accompagna in classe, quella di una pasticceria mentre fanno colazione, infine l’«occhio» della Guardia di Finanza in via Padre Genocchi inquadra la macchina di Cagnoni parcheggiare di fronte alla villa disabitata di proprietà dei nonni e due persone scendere. Da quel momento di Giulia si perdono le tracce e, nel primo pomeriggio del 18 settembre, il fratello Guido sporge denuncia di scomparsa. La donna viene trovata, nella notte tra il 18 e il 19 settembre, colpita a morte nello scantinato proprio della villa di via Genocchi e Cagnoni che, nonostante le diverse richieste della polizia di rientrare a Ravenna da Firenze dove si era recato nel pomeriggio del 16 settembre coi figli, rimane a casa dei suoi e viene arrestato dopo una fuga durata diverse ore. Lui dirà di essere stato colto dal panico alla vista degli agenti in casa, secondo la Procura un’altra prova della sua colpevolezza, oltre alle impronte insanguinate nello scantinato, l’aver chiesto alla segretaria di disdire tutti gli appuntamenti di lavoro prima di sapere che la moglie era stata uccisa e il movente che solo il marito poteva avere: distruggere la donna che voleva lasciarlo. Giulia infatti non è stata «solo» uccisa a bastonate in testa, ma il suo volto è stato sbattuto contro lo spigolo di un muro, come a volerlo «cancellare». Cagnoni s’è sempre dichiarato estraneo all’orribile delitto ed ha ipotizzato che la moglie, dopo essere uscita con lui dalla villa vi sia tornata, forse perché aveva scordato il cellulare e sia stata aggredita da due persone entrate da una finestra lasciata aperta sul balcone. Ladri che, però, non hanno rubato nulla, ma hanno cercato maldestramente di ripulire la scena dal sangue. Ed hanno pure inserito l’allarme prima di uscire.