Ravenna, Moreno il Biondo omaggia «Romagna Mia» a teatro: «Tornerà la musica suonata davvero»

Romagna | 29 Settembre 2024 Cultura
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Federico Savini
«Quella che può sembrare una crisi lascia intravedere un’opportunità: se in giro c’è troppa musica ‘artificiale’ sarà proprio quella ‘umana’, suonata dal vivo e creativa, a trovare i suoi spazi. Serve fiducia, costanza e un po’ di supporto, ma per la musica romagnola il futuro non mi sembra cupo». Moreno «il Biondo» Conficconi non è solo, da decenni, una delle figure più riconoscibili di tutto il comparto del liscio romagnolo, ma anche una delle menti più lucide, concrete e coraggiose di quel colorato mondo al crocicchio tra ballo, arte e mercato, al punto di avere più volte preso il toro per le corna e cercato di ribaltare un destino che molti danno per segnato per la musica da ballo romagnolo.
Il suo ultimo esperimento è con la E-Wired Empathy e i ravennati potranno ascoltarlo dal vivo domenica 29 al teatro Alighieri, quando Moreno festeggerà con questi musicisti e la sua orchestra Grande Evento i 70 anni di Romagna Mia, in un evento a sostegno dell’Associazione Italiana Assistenza Agli Spastici e voluto da Ravenna Festival e Casadei Sonora. «Tutto nasce proprio dalla determinante esperienza del Ravenna Festival 2013 – spiega Moreno -. Non fu il primo tentativo di rilancio del liscio ma è stato il più importante: il mondo della classica si apriva a un genere di folklore che, evidentemente, era degno di considerazione. E per noi, che ci misurammo con l’orchestra Cherubini nel concerto ‘Secondo a Nessuno’, quando suonai di fronte a Riccardo Muti, è stato un onore ma anche un banco di prova!».
A Ravenna suonerai con il Grande Evento ma anche con la E-Wired Empathy. Che progetto è?
«È un progetto di assoluta avanguardia e contaminazione, che coinvolge musicisti eclettici, preparatissimi e di ambiti molto lontani dal liscio come Gabin Dabiré, Giovanni Amighetti e Luca Nobis, tutti coinvolti anche nella Notte della Taranta, da cui viene anche la cantante Stefania Morciano. Il progetto che porto avanti con loro da circa 6 mesi, mentre gli Extraliscio sono in stand by, si chiama “Romagna 2.0”, ed è appunto l’ultima evoluzione di un percorso più che decennale. È un viaggio nella musica popolare molto potente, con musicisti di enorme livello, tanto che abbiamo suonato anche con David Rhodes, il chitarrista di Peter Gabriel».
Sarà un concerto con sorprese?
«Sarà per la gran parte incentrato sulla musica di Secondo Casadei, faremo ascoltare molti classici, in versione tradizionale ma anche rivisitata, in modo che il pubblico colga le differenze. Così da far sorgere curiosità a chi non conosce il liscio o lo sottovaluta, pensando che artisti di questo livello non lo vogliano suonare».
Come dicevi, sono anni che sei coinvolto in prima persona in esperimenti di contaminazione e di rilancio del liscio. Il fatto che continui a farlo è un buon segno, ma c’è attenzione sufficiente?
«Ce ne potrebbe essere anche di più, però se vado avanti è segno che l’interesse, sia delle istituzioni che del pubblico, c’è. Chiaramente non tutti capiscono o supportano questi progetti, ma il sostegno del Ravenna Festival e l’interesse di un pubblico nuovo sono preziosissimi e indicativi della bontà di questo percorso».
Dalle Romagna Mia cantate per l’alluvione ai Santa Balera a Sanremo è arrivato chiaro il messaggio che i giovani se non altro non hanno più i pregiudizi che per tanti anni hanno gravato su questa musica. Come si alimenta questo fuoco?
«Proprio con i giovani, i grandi musicisti e il pubblico degli appassionati. Oggi si intende per ‘liscio’ un contenitore un po’ generico di musiche orientate all’intrattenimento. Nulla di male, ma di certo non rispettano la storia, anche timbrica, della musica romagnola e tutto è subordinato alle esigenze dei ballerini. L’idea geniale di Giordano Sangiorgi con i Santa Balera è stata proprio pensare a ragazzi che suonassero questa musica. Nelle scuole di ballo questo accade da decenni, mentre sulla musica suonata ricordo, negli anni ’90, l’esperimento dei ‘Casadei 0-12’, davvero giovanissimi e durati poco. Con i Santa Balera è stata brillantemente riattivata quell’idea. Ora il progetto va mantenuto: la qualità deve essere assoluta e c’è stato il lancio straordinario di Sanremo. Quest’opportunità va sostenuta ad ogni livello».
Nelle sagre estive abbiamo visto che cover band e dj-set sono sempre più numerosi a discapito del liscio. Si apre adesso la stagione delle balere. Che prospettive vedi?
«Diciamo che sono proprio le orchestre spettacolo, oggi, ad essere sempre più simili alle cover band. Sono però abbastanza vecchio da ricordare quando i gruppi che suonavano ‘il moderno’ nei dancing si riconvertirono al liscio con il boom degli anni ’70. Ci sarà un assestamento e a quel punto, l’eccesso di offerta elettronica finirà per dare una chance a chi suona dal vivo. Arriverà la voglia di una musica completamente dal vivo, una reazione. Che andrebbe sostenuta anche a livello politico, magari con agevolazioni ai locali che ospitano gruppi che suonano dal vivo».
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