Ravenna, le ossa di Dante a Firenze? Gli esperti divisi dopo la provocazione di Cristina Mazzavillani Muti

Romagna | 14 Giugno 2019 Cronaca
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«Io mi occupo della parte scientifica, di organizzare convegni e studiare le opere di Dante. Non sta a me esprimere un parere su una provocazione politica». Sebastiana Nobili, docente del campus ravennate dell’Università di Bologna e reduce dal Congresso dantesco internazionale, si tiene fuori dai giudizi: «Seguirò la questione con curiosità e interesse, ma non sta certo a me valutare se sia o meno il caso di portare le ossa di Dante a Santa Croce. Quello che però posso dire è che, dopo 700 anni, la questione di Firenze che cacciò il Poeta è ampiamente superata. Se è per questo, mandò anche al rogo Giordano Bruno, ma non è che oggi possiamo  scandalizzarci ancora. Firenze conosce benissimo il valore di Dante. È altrettanto vero che Ravenna continua a essere una città accogliente nei suoi confronti e nei confronti dei dantisti, come ha dimostrato il recente convegno».
Parla di «follia» Franco Albertini, primo tribuno del Tribunato di Romagna, che trova impensabile anche solo il fatto di aver pensato all’idea del trasferimento delle ossa: «L’accoglienza in Romagna è sacra. Per questo Dante è stato accolto in vita e poi anche in morte. Per questo le sue spoglie sono a Ravenna e non a Firenze e, per questo, qui devono rimanere. Dante è stato cacciato da Firenze nel modo peggiore possibile. Lasciamolo dove sta, in pace finalmente, in una terra accogliente, fra gente accogliente».
Ad esprimersi sul tema è anche Marco Martinelli, regista e ideatore della Trilogia dantesca che si svilupperà fino al 2021 (quest’anno con lo spettacolo Purgatorio, andato in scena a Matera, e che dal 25 giugno sarà a Ravenna): «Penso che non si possa dare un giudizio netto in merito alla proposta della Muti. E’ una provocazione molto forte che chiaramente spacca in due il giudizio del pubblico. Personalmente ritengo che la questione non vada affrontata tanto da un punto di vista pratico (si è molto parlato della possibilità che le ossa non tornino più a Ravenna, in un ratto che avrebbe del clamoroso), ma mi concentrerei sul significato profondo che sta dietro ad un pellegrinaggio. Sono contrario allo spostamento dei resti di Dante perché il Poeta è morto a Ravenna ed qui è giusto che la gente possa venire a vedere la sua tomba. Lo spettacolo Purgatorio parte dall’apertura della porta della tomba di Dante, e ne fa il centro energetico della città. Fare un pellegrinaggio ha senso quando si visita un luogo e si va alla riscoperta di qualcosa. Le ossa del Poeta sono un patrimonio della città di Ravenna, assolutamente fruibile da tutti, chiunque voglia venire a rendergli omaggio può compiere questo meraviglioso viaggio fisico e intellettuale nella nostra città. Quest’anno, per le Celebrazioni dantesche, chiameremo ancora più città e renderemo questo bene disponibile per una platea sempre più ampia. Il pensiero di spostare i resti di Dante dal luogo dove è morto, e dove da anni sono custoditi, non lo nascondo, non mi convince, ma è una questione del mio istinto e della mia sensibilità, non tanto una paura che possano non tornare più a Ravenna». (s.manz. p.m.)
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