Ravenna, l’arcivescovo alla messa di Natale ha parlato di pace

Romagna | 26 Dicembre 2023 Cronaca
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Momento tradizionale di ogni Natale è il messaggio di auguri di Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia. La guerra, i conflitti e la ricerca della pace sono alla base del messaggio che l'arcivescovo ha rivolto alla comunità ravennate nel giorno di festa.

"Il 28 dicembre “festeggiamo” subito dopo il Natale, i Santi Innocenti martiri. Il Martirologio romano li presenta così: “I bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello”. Vedendo quello che ci presentano i mass media (ma non sappiamo cosa succeda davvero) sulla tragedia che sta avvenendo in Israele e a Gaza mi è venuta questa associazione con la festa. Anche qui come allora e come in tutte le guerre, ci sono degli innocenti che vengono uccisi. Soprattutto se sono bambini o anziani siamo colpiti e rimaniamo feriti anche noi… Perché l’umanità si lascia trascinare così spesso dalla tentazione della violenza? Perché prima che riusciamo a placare il demone della guerra, dobbiamo vedere centinaia di migliaia di uomini e donne uccisi, mutilati o comunque duramente traumatizzati? Le azioni violente organizzate (guerre, terrorismo, attentati mafiosi, anche alcune violenze sulle persone più vicine…) di solito sono preparate: perché non sono state interrotte, denunciate, smascherate?

Abbiamo tante scuse, che però non ci possono mettere al riparo, per non accettare una complicità collettiva e anche personale. Ma se in cuor nostro accettiamo di sostenere una delle parti in conflitto e riteniamo ineluttabile l’azione o la reazione violenta, siamo già complici. Ha detto una volta Gesù: “dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Marco 7,14). Prima di vedere le cause esterne di un conflitto nelle questioni economiche, politiche, militari ecc. ricordiamo le cause interne che ci spingono a desiderare il male, la violenza, l’inganno, la divisione, la morte dei fratelli. Siamo tutti a rischio esposti al demone della guerra che trascina dietro di sé soprattutto chi non è forte nella fede e nella carità. Siamo a rischio anche per le nostre fragilità che ci portano a lasciarci sedurre da falsi profeti o falsi maestri o da falsi leader, che ci fanno sentire sicuri e difesi, nella verità.

Per far cambiare questo mondo è nato Gesù, per rinnovare la natura umana ferita dal peccato e inclinata al male fin dalla fanciullezza, affinché la trasformazione del mondo partisse dalla conversione dei cuori, dalla loro liberazione e purificazione. Con il cuore, nel senso del sentire, egli vuole purificate anche il pensare e l’agire. Egli vuole uomini costruttori di pace. Pace che passa dalla restaurazione della giustizia, dal ripristino della dignità di tutti, dalla riconciliazione tra le parti e dalla riparazione dei danni, a volte gravissimi.

“Ama il prossimo tuo come te stesso” si trovava già nella Legge e nei profeti dell’Antico Testamento. È il comando che avrebbe salvato Abele da Caino, l’innocente dal violento, il fratello dal fratello invaso dall’odio. “Amatevi come io vi ho amato”, io che sono “mite e umile di cuore”: è la parola di Gesù detta anche per noi oggi. Finché non ci si lascia riempire il cuore dalla Parola di vita di Gesù e non si coltiva una vera rinuncia all’aggressività, alla brama di potere, alla sete di affermazione personale, non ci sarà pace, né giustizia, né amore. Creiamo noi credenti una catena di persone che vogliono il bene di ogni fratello o sorella, ricongiungiamo i rapporti interrotti e a rischio, diffondiamo la ricerca della cura per la vita e la persona dell’altro, di ogni altro. Basta morti innocenti, basta fratelli uccisi dai fratelli.

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