Ravenna, il presid. Catagna parla della Cri: «3100 servizi nel 2022»
Elena Nencini
235 iscritti di cui 180 sono operatori attivi: è questo il bilancio della Croce Rossa (Cri) di Ravenna che offre tantissimi servizi per la collettività. L’associazione ha come scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto e aderisce al Comitato internazionale della Croce Rossa: la sede di Ravenna è nata 135 anni fa.
Il presidente della Croce Rossa di Ravenna Alberto Catagna racconta gli obiettivi e le attività dell’associazione per il 2023.
Quante persone sono volontarie alla Cri di Ravenna?
«235 iscritti, 180 sono quelli operativi nelle varie tipologie di servizi che garantiamo».
Quali sono le principali attività che svolgete?
«Ci occupiamo di tantissime cose dai servizi di trasporto sanitario all’assistenza sanitaria, alla partecipazione per manifestazioni e gare sportive. Per esempio seguiamo il campionato di calcio del Ravenna per la squadra titolare e garantiamo assistenza alle squadre under 17-18, così come gli eventi sportivi in acqua, le manifestazioni veliche sia di adulti che bambini. Stanno ripartendo anche servizi che erano stati sospesi per l‘emergenza covid come la clownterapia. Da non dimenticare la reperibilità per il trasporto degli emoderivati dall’ospedale alla Domus Nova, ed infine la distribuzione dei pacchi viveri su indicazione del Comune, come latte in polvere, pannolini fino a 3 anni, in collaborazione con le assistenti sociali del Comune. Infine la consegna una volta a settimana dei farmaci ospedalieri».
Un bilancio del 2022.
«Oltre 3100 servizi nel 2022, sono numeri che teniamo anche per le statistiche, abbiamo realizzato lo scorso anno un report biennale per vedere dove c’è da correggere, implementare o ridurre. E’ terminata la fase di torpore legata alla pandemia per determinati tipi di attività e stiamo andando a implementare alcuni servizi che avevamo fermato. La risposta dei volontari è stata ottima. Con la pandemia abbiamo dovuto mettere in pratica una formazione che i volontari avevano già acquisito, ma non avevano mai dovuto mettere in pratica. Durante l’emergenza covid era stato attivato un numero di ascolto e di spesa che è stato molto utile, un numero ancor attivo ma che oggi ha richieste molte basse, tanto che lo abbiamo cadenzato in alcuni giorni. I servizi di pronto spesa e pronto farmaco sono stati molto richiesti in pandemia, mentre oggi rimangono in carico le richieste da persone anziane o quelle dei turisti che d’estate contraggono il covid e hanno bisogno di qualcuno che gli faccia la spesa, oppure strutture per anziani dove il contagio generale impedisce di poter uscire.
Tra i servizi prestati nel 2022 il supporto al Jova beach con operatori polivalenti, abbiamo aiutato nello sbarco e imbarco dei traghetti, abbiamo dato supporto alla Capitaneria di porto affinchè non ci fossero persone che per l’euforia o la stanchezza cadessero in acqua».
Avete partecipato allo sbarco dell’Ocean Viking come è andata?
«Era il primo sbarco per la nostra sezione, ma il supporto a livello regionale è stato sufficiente: ci siamo avvalsi di operatori di Imola, Bologna, Modena.
Siamo abituati da tanti anni all’accoglienza dei migranti, ne sono passati tanti di diverse nazionalità. L’unica cosa veramente diversa era il mezzo di trasporto perché sono arrivati dal mare. Ci siamo occupati dell’assistenza sociale e sanitaria con tre ambulatori dove sono state fatte le visite e lo screening ai migranti e abbiamo provveduto al ristabilimento dei legami familiari con i protocolli di assistenza internazionali. Si tratta di operatori che raccolgono le richieste da parte dei migranti per contattare familiari già presenti in Italia o per far sapere a casa che sono arrivati e stanno bene. Inoltre c’erano operatori specializzati che si occupavano dei bambini. Mi ha colpito che molti migranti erano a piedi nudi, senza scarpe, di solito hanno sempre delle scarpe di fortuna o almeno delle ciabatte».
Come si fa a diventare volontari?
«Si frequenta un corso di accesso che dura un mese da cui si esce come volontario base, senza alcuna specializzazione. Ognuno può decidere il tempo da dedicare e le proprie capacità, se seguire un tipo di formazione legata alla protezione civile oppure al sociale. Abbiamo volontari che vanno dai 16-17 anni - naturalmente, essendo minorenni, non possono fare alcuni servizi come quello in ambulanza - fino a un volontario di 84 anni. Un bel caleidoscopio di realtà diverse con una concentrazione tra i 30 e i 50 anni. Collaboriamo anche con altri enti come la Protezione civile, la Guardia costiera, la polizia per corsi ad hoc. I nostri volontari oltre a essere soccorritori sono operatori sociali generici».
Che progetti avete per il 2023?
«Lo scongelamento della fase covid ci vede impegnati in una serie di aggiornamenti che prima non erano stati possibili: già da gennaio siamo impegnati per recuperare il tempo perduto. Sabato scorso abbiamo avuto un corso per 57 volontari per la sicurezza e la formazione nella nostra sede di via Guaccimanni, mentre in via Gorizia abbiamo la sede operativa. La settimana scorsa invece siamo stati molto impegnati con l’allerta meteo e gli allagamenti, siamo stati di supporto alla Protezione civile».