Per regali o brindisi di qualità, quest’anno suggeriamo di puntare sul Sangiovese soprattutto delle Menzioni Geografiche Aggiuntive

Riccardo Isola - Per le tavole, i regali e gli acquisti di Natale, quest’anno suggeriamo di puntare sulle Menzioni geografiche aggiuntive. Ergo: Romagna Sangiovese dop. Una grande espressività e capacità interpretativa dei terroir che dall’imolese arrivano fino al basso riminese. Sono la punta di diamante dell’offerta identitaria di questo puzzle enoico chiamato Romagna. Sono simboli al sorso di una materia viva come il vino, che si fanno storia, cultura, raffigurazione liquida della propria origine. Ecco allora alcuni dei rappresentanti più emblematici di questa stilistica che sposa la contemporaneità dei sorsi con l’imprescindibile radicamento del e nel territorio.
Partendo dai territori più visini tra grandi interpreti da non farsi scappare sono il Romagna Sangiovese Riserva Marzeno «Vigna Ca’ del Rosso» 2018 di Ca’ di Sopra. Altro grande specchio del terroir dal quale nasce è il Romagna Sangiovese Brisighella «Corallo Rosso» 2021 di Gallegati. Altro importante figlio del suo suolo e della mano del suo artefice è il Romagna Sangiovese Serra «Il Beneficio» Riserva 2017 di Costa Archi. A Oriolo invece la possibilità di assaggiare un vino testimone autentico di questo terroir è il Romagna Sangiovese «Oriolo» della antina I Sabbioni.
A Modigliana i suggerimenti riguardano l’annata 2019. Si spazia così dall’espressivo e croccante «Framonte» della cantina Casetta dei frati, a quello fine ed elegante di «Gemme» della cantina Torre passando dal più succoso e pieno del «Cucco nero» di Lu.Va forse. Da non farsi scappare poi l’estrema eleganza espressiva e stilistica del «Vigna Probi» di Villa Papiano o l’avvolgenza eterea, salina e tagliente del «Tramazo» di Mutiliana. Per l’anno successivo si può puntare su «Atto II» della cantina Il Teatro.
Andando verso il forlivese e cesenate c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tra gli altri ci sentiamo di menzionare, a Predappio, il Riserva di Stefano Berti (Forlì), «Calisto» 2018, oppure in terra di Predappio il Riserva di Condé «Brusa» 2018. Altra chicca assoluta, sempre a Predappio e sempre Riserva 2018, è quella firmata da Chiara Condello «Le Lucciole» oppure l’intramontabile e infinito «Vigna del generale», anch’esso Riserva, 2018 e ovviamente Predappio (alta), di Fattoria Nicolucci. Altri sono il «Il Sangiovese» di Noelia Ricci 2020, il «Maestroso» Riserva 2017 di Sadivino oppure il «Notturno» 2019 di Drei Donà Tenuta La Palazza. A Bertinoro, invece due sono le menzioni del Sangiovese che dovrebbero trovare posto sulle tavole. Ci riferiamo a il Riserva, 2018, di Giovanna Madonia «Ombroso», e quello di Tenuuta La Viola (Bertinoro), «P. Honorii» 2018 Riserva.
Per quanto concerne la sottozona di San Vicinio, alfiere di questo terroir è senza ombra di dubbio il Sangiovese Superiore «Quartosole» 2018 di Tenuta Casali (Mercato Saraceno).
Non compaiono la zona riminese e imolese in quanto queste «sottozone» sono appena state riconosciute per cui non ci sono ancora in commercio etichette rivendicate. Tutti questi esempi, essendo al vertice della qualità offerta, hanno ovviamente dei prezzi che tendono a salire rispetto alla media dei Sangiovese Superiore o Riserva che siano. Ma per Natale ogni tanto, uno sgarro… vale.
Per avere una visione più specifica, approfondita e illustrativa di cosa significa concretamente questa punta della piramide qualitativa per il Romagna Sangiovese Dop, è possibile consultare il sito internet del Consorzio vini di Romagna nell’apposita sezione denominata «Rocche di Romagna».