Motomondiale al via, l'analisi di Paolo Beltramo (Sky): «Tanta Ducati, il Team Gresini può stupire e la Sprint Race sarà l’incognita più grande»

Romagna | 26 Marzo 2023 Sport
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Tomaso Palli
Si riaccendono le luci sul Motomondiale. Una ripartenza in terra portoghese, a Portimao, lì dove quasi due settimane fa si è chiuso il precampionato con l’ultima due giorni di test. E così venerdì team, moto e piloti di Moto3, Moto2 e MotoGP torneranno a fare sul serio con le prime prove libere di una stagione che si prospetta lunghissima: 21 gran premi e 42 gare con la novità assoluta, al sabato, della Sprint Race (metà distanza rispetto alla domenica). Paolo Beltramo, storica voce dai box prima e dallo studio di Sky Sport ora, è pronto al primo spegnimento di quel semaforo che domenica darà finalmente il via al nuovo campionato.
Beltramo, si riparte. Cosa ci hanno lasciato i test andati in scena proprio a Portimao?
«Tanta Ducati. Lo si era visto già l’anno scorso, soprattutto a fine stagione. Le 2022 erano molto competitive e a queste si aggiungevano tutte le altre Ducati come, ad esempio, quelle di Marini e Bezzecchi. La 2023 è sembrata addirittura meglio, senza essere immatura come lo era la 2022 all’inizio: hanno fatto il passo giusto con una moto già molto avanti e sarà difficile batterli».
Un Mondiale già scritto?
«Speriamo di no perché le gare combattute sono più belle. I test ci hanno detto che Quartararo, tra una cosa e l’altra, è terzo e speriamo possa inserirsi nella lotta. Lo stesso vale per le Aprilia, non solo le ufficiali. Speriamo poi che Marquez (Marc, ndr) riesca a tornare a livello. Poi tutti gli altri! Intanto godiamoci questa Ducati, la moto con la tecnologia migliore, le idee migliori, più innovativa e competitiva. Chi è dietro… lavorerà». 
C’è margine per farlo?
«Credo ci sia difficoltà dovuta ai regolamenti e non so quanto sia intelligente bloccare tutto. Bisognerebbe lasciare un po’ più di libertà sullo sviluppo, soprattutto a chi va piano. Altrimenti, sei sempre costretto ad aspettare l’anno dopo. Non ha senso avere una Ducati che vince sempre, una Yamaha in difficoltà e una Honda non competitiva. E poi ora è tutto più intensivo con 42 gare, altrettante partenze e prime curve. Non sarà semplice». 
La Sprint Race, una ogni weekend di gara. Cosa ne pensa? 
«È un’incognita enorme, vedremo. Non si può paragonare ad altri campionati come la Superbike dove le gare brevi sono solo tre. C’è chi la saprà interpretare meglio fin da subito e chi imparerà col tempo, magari diventando anche più competitivo. È probabile vengano premiati i piloti che partono bene e capaci di andare forte fin dall’inizio. E quindi, se vediamo la sola storia, non verrebbe da dire Bastianini. L’unica certezza è che servirà partire davanti. Ma ci sono cose strane». 
Per esempio?
«Magari avremo un campione del mondo capace di vincere 15 gare brevi e solo poche normali. Anche se il vincitore del GP resta quello della domenica, serve aggiungere una statistica parallela. Vista dall’esterno, prima dell’inizio, una gara in più porta sicuramente spettacolo ma anche cose che mi preoccupano un po’. Stiamo a vedere. Magari invece sarà una figata (sorride, ndr)». 
In Ducati ufficiale, Bagnaia e Bastianini sono due prime punte: è un vantaggio?
«Possono togliere punti agli avversari, ma potrebbero anche togliersi punti l’uno con l’altro. Come sempre accaduto, solamente uno dei due diventerà poi il numero uno. E per Bastianini è la prova del nove: la passata stagione ha vinto quattro gare, con la moto dell’anno prima e da outsider; oggi è ufficiale con la pressione sulle sue spalle. Bagnaia è già riuscito a vincere. Bastianini, secondo me, ci riuscirà. Ma non è scontato. Poi non dimentichiamo le altre Ducati con Marini, Bezzecchi, Diggia, Martin, Zarco… e tutti gli altri. I nomi sono tanti».
Un passaggio da Faenza. Perso Bastianini, il team Gresini trova Alex Marquez e cerca le risposte da Di Giannantonio.
«Era previsto che Bastianini andasse via. Peccato perché mi ha fatto molto piacere vedere quella squadra, con quelle persone, riuscire a ottenere così tanto. Marquez è un buon pilota. Non come suo fratello, ma passa da una moto difficile come la Honda a una più «facile» come Ducati e potrà stupire in positivo: chi ci sale sopra ora, va forte. Prima o poi, tanto o poco, ma va forte. E non dimentichiamo che ha vinto due Mondiali, non è l’ultimo arrivato! Di Giannantonio, l’anno scorso, era rookie ed è stato capace di fare la pole al Mugello e una decina di giri davanti. Le qualità dovrebbero esserci ma non ha ancora raggiunto il limite. Non sarà Kenny Roberts ma credo possa essere un ottimo pilota».
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