Le donne della Life di Ravenna: "Cucinate con noi"
Silvia Manzani
«Il buffet più importante lo abbiamo preparato la scorsa estate vicino a Marradi, con la comunità Sasso Montegianni, per un ex detenuto che si sposava e aveva 120 invitati. In generale, cuciniamo per i privati e per le istituzioni, partecipiamo al Festival delle culture di Ravenna con le nostre pietanze e siamo molto attive anche in carcere». Latifa Bouamoul, marocchina di Casablanca, sposata con un uomo di Forlimpopoli, dove vive, è vicepresidente dell’associazione Life Onlus di Ravenna presieduta da Marisa Iannucci: «Tra le cose che facciamo c’è il catering solidale, dove cuciniamo cous cous e tajine, dolci magrebini e i tipici pani e antipasti marocchini, allestendo a volte anche la tenda berbera. Siamo circa dieci donne a darci da fare in cucina, a volte nella nostra sede di via Caorle e altre in cucine professionali, che noleggiamo per gli eventi più grossi. Abbiamo provato, negli anni, a cercare altre persone, anche italiane, disposte a imparare le ricette e a darci una mano. Ma ci siamo un po’ arrese, pur rimanendo molto aperte all’idea di riprovarci. Le entrate dei nostri buffet servono a finanziare i progetti dell’associazione, come per esempio la mediazione culturale al carcere di Ravenna, che io svolgo sia a livello professionale che come volontaria. Nel periodo del Ramadan, portiamo ai detenuti che lo osservano un pacco con alcuni prodotti come i datteri e il té verde e agli altri di altre fedi religiose cibi che possono ugualmente apprezzare». In Italia da 24 anni e in Romagna da sedici, Latifa non disdegna per niente di cucinare i piatti del territorio: «Da mia suocera ho imparato a fare le lasagne e le minestre tirate al mattarello. In ogni caso, per quanto mi piaccia starmene in cucina, quando a casa abbiamo ospiti è mio marito a stare ai fornelli, contro lo stereotipo che sia la donna magrebina a gestire le cose di casa».
Tra le ricette inventate dalla Life, invece, un cous cous vegetariano che scavalca, secondo Latifa, ogni pregiudizio: «C’è chi dice che, senza carne, non possa venire saporito. Niente affatto. Con il mix giusto di spezie e imparando a soffriggere bene le verdure con la cipolla e l’olio d’oliva, il brodo viene denso e dà un sapore incredibile alla semola, che lavoriamo tre volte a vapore». Vivendo a Forlimpopoli, Latifa ha avviato anche collaborazioni con Casa Artusi: «Per la mostra “Cibo” del fotografo Steve Mc Curry ai Musei San Domenico, abbiamo girato un video nel quale impasto una sorta di piadina marocchina. Un piccolo lavoro proiettato nella prima sala dell’esposizione».