Imprenditori stranieri nel Ravennate: "La sfida di provarci da soli"

Romagna | 13 Gennaio 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
Sono passati due anni dall’inizio dell’attività di Sanaa Raki, 35 anni, marocchina, che nel 2018 ha aperto il suo «Studio pratiche» a Ravenna, per poi trasferirsi a marzo dello scorso anno in Corso Garibaldi a Faenza: «Avevo la necessità di avvicinarmi a casa per gestire meglio la conciliazione tra lavoro e impegni familiari ma anche di essere più visibile. Non è facile farsi conoscere. Oggi ho una vetrina che si affaccia sul centro, dove le persone più facilmente possono venire a sapere dei servizi che offro». La storia di Sanaa è uno dei numerosi esempi di imprenditoria straniera. Inizialmente attiva sulle pratiche amministrative di base, oggi l’ufficio della donna è un Caf Cgn: «Sono cresciuta senza la paura di dovermi continuamente aggiornare. Le normative cambiano in fretta e senza studiare non si va da nessuna parte. Io, però, amo molto il mio lavoro, che sbrigo in totale autonomia. A volte, quando vado a riprendere i miei figli a scuola, facciamo merenda e poi torno in ufficio. Nel mio studio si va dalle dichiarazioni dei redditi alla richiesta del bonus bebé, dalle traduzioni ai permessi di soggiorno, dagli assegni familiari alle dichiarazioni Isee». Quanto al fatto di essere di origine straniera, la donna non ha incontrato difficoltà: «Nessun pregiudizio, finora. A Casablanca frequentavo il liceo scientifico. Quando sono arrivata in Italia, ho preso invece il diploma da ragioniera. Parlo italiano, arabo, francese e un po’ di inglese. Sono una persona flessibile e piena di coraggio. Quanto basta per provarci, ad avere una attività tutta per sé».

LA CARNE DA ASPORTO
Sono molto motivati anche Vasco Rakovych e Ovidiu Gabriel Vizureanu, il primo russo e il secondo rumeno, che a metà dicembre hanno inaugurato una pizzeria-griglieria in via Antonelli a Ravenna, «Brasul Royal»: «Siamo amici - spiega Vasco - e da tre anni stiamo cercando di portare in città il paintball o guerra simulata. Ma per lungaggini burocratiche, il nostro obiettivo è rimasto per il momento irrealizzato. Nel frattempo, siccome per dieci anni, come secondo lavoro, ho fatto il pizzaiolo e Ovidiu l’aiuto cuoco, abbiamo pensato di aprire un’attività nostra. Dal momento dell’idea all’inaugurazione è passato solo un mese, è stato meno veloce scegliere il nome del locale». La novità proposta dai due ragazzi è la carne alla griglia da asporto: «Ovviamente facciamo anche le pizze e gli hamburger. Io, dalle 6 alle 16, continuo a lavorare in fabbrica, poi fino a mezzanotte mi dedico a questa nuova avventura. Il mio socio, invece, durante la giornata si occupa della spesa e di tutto ciò che serve per portare avanti l’attività». Nel giro di poco, anche se mossi dalla voglia di cominciare, i due ragazzi si sono resi conto che fare il dipendente è ben diverso dall’avere qualcosa di proprio: «Prima c’era qualcuno che mi diceva cosa fare e come farlo - conclude Vasco - mentre ora sono io a doverlo dire agli altri. Non solo: da neo imprenditori si è un po’ lasciati a se stessi, anche solo per mettere in regola un dipendente ci sono passaggi non scontati che nessuno ti spiega. Ma abbiamo entusiasmo da vendere».

Il SOGNO DI UN SALONE
Ha aperto poco più di un anno e mezzo fa il suo salone Dounia Zroud, 35 anni, originaria del Marocco ma arrivata in Italia da ragazzina: «Ho iniziato a fare la parrucchiera a sedici anni e non ho mai smesso. Tra i progetti della vita, oltre alla famiglia, c’era sicuramente quello di avere un negozio mio. Dopo il secondo figlio, che ora ha tre anni, ho deciso di fare il passo». Tra l’inizio delle ricerche del locale e l’inaugurazione di «Dounia hair stylist», in via Cesarea a Ravenna, sono passati quattro mesi: «Un tempo non troppo lungo visti i lavori di ristrutturazione che ho deciso di fare. Oggi le cose vanno bene, ringrazio di aver messo il mio nome al salone, molte persone lo leggono e mi riconoscono. C’è tanto lavoro, sia a livello di clientela che riguardo tutta la parte da gestire quando la sera chiudo: non è certo come fare i dipendenti, per fortuna per la parte amministrativa mi aiuta mio marito». Per conciliare lavoro e figli, invece, Dounia fa affidamento sulla suocera: «Italiani o stranieri che siano, le persone che vogliono aprire un’attività e hanno bambini piccoli hanno bisogno di una famiglia alle spalle. Io resto in negozio dodici ore al giorno, senza pausa. Non sarebbe possibile senza un supporto». Tra le collaboratrici di Dounia, c’è anche una ragazza del Congo: «Anche lei è arrivata in Italia da piccola, ci conosciamo da una vita. Abbiamo storie simili, ci sentiamo quasi più italiane. In ogni caso, quando ti metti in proprio e lavori, le regole e le incombenze sono uguali per tutti».
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