Domenico Salazar
Si può legittimamente parlare di emergenza. La dipendenza dal gioco d’azzardo è ormai un vero e proprio problema sociale. A Faenza si contano 4 sale giochi, 3 sale scommesse, 7 vlt (video lottery) e 74 locali pubblici dotati di macchinette per un totale di 253 slot. Nel comprensorio faentino ce ne sono 1742, di cui 1346 di proprietà della srl Romagna Giochi. Secondo quanto riportato da un’indagine de IlSole24ore, durante il primo semestre del 2017, nella nostra città, il gioco d’azzardo ha raccolto più di 58 milioni di euro e ciò significa che ogni residente ha puntato, in media, 992 euro. Numeri che fanno riflettere e mettono in evidenza una realtà fatta di dipendenze, esclusione sociale, impoverimento. Una piaga sociale che il nostro Comune sta cercando di arginare. Sono seguite dall’Ausl quasi 600 persone del territorio, di ambo i sessi e di età tra i 20 e gli 80 anni. Spesso chi ha il vizio del gioco diventa vittima degli usurai. Per questo è stato attivato lo sportello di ascolto «Faenza contro l’usura», dove persone dipendenti possono trovare sostegno psicologico e aiuto concreto.
La legge regionale ha imposto la chiusura di sale slot e vlt nel raggio di 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, ospedali e centri sportivi. Il consiglio comunale di Faenza, lo scorso gennaio, ha deciso di ampliarne i limiti, aumentando le zone sensibili tra cui i parchi pubblici. Il Comune ha preso tale decisione a seguito di una protesta dei residenti dell’Orto Bertoni in cui si voleva aprire un centro giochi vicino alla partenza del piedibus.
A giocare non sono solo gli adulti ma anche i giovani. Abbiamo svolto un’inchiesta su un campione di 50 ragazzi giocatori del nostro territorio, dalla quale risulta che la metà ha provato per la prima volta da minorenne, con la complicità dell’amico maggiorenne, o semplicemente perché non veniva richiesto un documento d’identità. Si è dunque abbassata la soglia d’età del primo approccio al gioco. Inoltre, tra gli intervistati emerge che i giochi preferiti sono le scommesse. Tra di loro, oltre la metà spende a settimana più di 50 euro; infine solamente 10 su 50 hanno genitori a conoscenza delle giocate dei figli. Tutti hanno dichiarato di essere consapevoli della pericolosità del gioco d’azzardo.
A tal proposito, abbiamo rivolto alcune domande specifiche ad un ragazzo di 19 anni, che desidera restare anonimo.
Perché hai cominciato a giocare d’azzardo?
«Alcuni miei amici giocavano e ho provato, prima senza soldi, ad azzeccare i risultati di eventi sportivi. Mi sentivo in grado di poter individuare le giocate vincenti, così ho cominciato anche io».
A che età hai giocato per la prima volta?
«A 17 anni».
Come riuscivi a giocare d’azzardo quando eri minorenne?
«Chiedevo a un maggiorenne di fare la giocata al mio posto all’interno del centro scommesse. Altre volte, invece, scommettevo io direttamente dato che nessuno mi chiedeva il documento».
Riesci ad autofinanziarti?
«Sì, per ora. Uso i soldi derivanti da regali o dalla paghetta».
La ludopatia è considerata una patologia. Sei a conoscenza delle strategie messe in campo per combatterla? Credi siano efficaci?
«Ho sentito che il ministro Di Maio voleva eliminare le pubblicità per il gioco d’azzardo, credo sia utile solo per persone ʻnon ancora nel giroʼ».
La dipendenza dal gioco d’azzardo è considerata «un disturbo del controllo degli impulsi». Pensi che il tuo bisogno di scommettere nasconda un disagio?
«Credo che questo bisogno nasca generalmente dalla solitudine, da problemi personali e dal desiderio di facili guadagni».
Che cosa provi quando scommetti?
«Provo sensazioni positive quando vinco e naturalmente mi arrabbio quando perdo, ma è comunque qualcosa che riesco a gestire».
Ti consideri dipendente dal gioco? Lo vivi come un problema e stai facendo qualcosa per diminuire o interrompere la frequenza con cui ti avvicini ad esso?
«No, non mi considero ludopatico e vivo il gioco come un problema solo quando ho altri impegni e arrivo in ritardo o non mi presento proprio a un appuntamento. Ora sto cercando di anteporre i miei programmi al gioco d’azzardo o comunque mi limito a scommettere solo sugli eventi più importanti, prima puntavo anche su partite di campionati minori».
Che cosa ti differenzia da un ludopatico?
«La differenza tra me e un ludopatico è la quantità di denaro investita. Io non gioco progressivamente sempre più soldi, chi è affetto da tale patologia sì».
Ci sono altre forme di gioco, a parte le scommesse sportive, che ti attraggono o che hai già sperimentato?
«Altri giochi che ho provato una o due volte e mi sono piaciuti sono il bingo e il poker. Il primo perché le vincite sono proporzionate, mentre del poker apprezzo il gioco di carte in sé».