I 5 anni "controversi" di Papa Francesco riletti dagli esperti Belleffi, Laurentini, Gardini, Gambi e Papetti
Simone Ortolani - E’ trascorso un lustro da quando, il 13 marzo 2013, Papa Francesco salutò con un inedito e informale «Buonasera» il popolo convenuto ad acclamarlo sotto la Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, dopo la sua elezione al Soglio. Cosa rappresenta oggi il vescovo di Roma venuto «dalla fine del mondo»? Per Beatrice Belleffi, insegnante di religione, «Francesco sembra prendere per mano i cristiani e accompagnarli “fuori”. Se Cristo mi salva, non posso che riversare tale gioia sui fratelli che incontro, soprattutto su quelli che non si vedono con gli occhi innamorati di Gesù».
«E’ un “profeta”, sulla linea del Concilio Vaticano II, ricco di misericordia e di attenzione ai poveri e ad ogni “periferia” dell’umanità, e con i suoi continui inviti ai pastori a non temere di avere “l’odore delle pecore”», secondo padre Ivo Laurentini, francescano conventuale. Giovanna Tramontano, vicepresidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), evoca l’incontro con Bergoglio, nel dicembre del 2015: «Una preziosissima occasione per rilanciare la missione educativa con i nostri figli, con gli insegnanti e i dirigenti scolastici e con tutti coloro che hanno a cuore la crescita dei bambini e dei ragazzi». «Molto forte, e condiviso totalmente, l’intervento del Papa contro la piaga della prostituzione, che è schiavitù e tortura», rimarca Stefano Gardini (Popolo della famiglia).
Non mancano tensioni e contrasti. Soprattutto in seguito alla mancata risposta da parte di Bergoglio ai Dubia presentati da quattro cardinali – Carlo Caffarra e Joachim Meisner, scomparsi nel 2017, Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke - sulla possibilità di ammette alla Comunione eucaristica i divorziati risposati, dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. «Sempre più esponenti cattolici accusano questo pontefice, apertamente o nell'ipocrisia delle sagrestie, di aver portato la Chiesa allo stato di confusione e divisione in cui versa oggi». Paolo Gambi, scrittore e giornalista ravennate, contributing editor del tabloid londinese The Catholic Herald, sostiene che «quest'analisi, apparentemente di buon senso, non tiene in nessun conto la responsabilità della classe dirigente ecclesiastica, in profonda crisi già da molto prima dell'avvento di Papa Francesco. Per un cattolico il Vicario di Cristo è il simbolo di unità e, anche quando non è compreso fino in fondo, va rispettato».
«Il Santo Padre è rigorosissimo nel rifiutare di firmare qualsiasi domanda di grazia presentata da preti che si sono macchiati del peccato e del reato di pedofilia», afferma Andrea Papetti, presidente dell’associazione San Michele Arcangelo. Che non nasconde altri problemi: «L’accento attualmente posto dal Vaticano sull'accoglienza agli immigrati non sembra accompagnato da una chiara strategia per la loro evangelizzazione e per la loro integrazione sociale». Ed evidenzia un altro dato, non ancora colto dall’opinione pubblica: «Papa Francesco ha dato tuttavia prova di pragmatismo concedendo ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, l’opera di monsignor Marcel Lefebvre, la facoltà di amministrare "validamente e lecitamente" i sacramenti della Confessione e del Matrimonio, risolvendo in modo brillante un problema canonico che si trascinava dal 1974».