Fusignano, la maestra di tennis: "Non c'è più luce negli occhi dei ragazzi"

«Ho telefonato a una mia allieva qualche giorno fa. Era il suo 15esimo compleanno e volevo farle gli auguri. Mi ha detto che non ce la fa più. Idem per un’altro ragazzo che fa agonismo e che può continuare ad allenarsi. Mi ha raccontato che i giorni senza tennis sono da impazzire». Elisa Perazzini è maestra di tennis al circolo di Fusignano. Sotto gli occhi ha circa 120 tra bambini e ragazzi dall’età della scuola dell’infanzia a quella delle superiori. Il 14 marzo, in piazza del Popolo a Ravenna, ha preso il microfono per denunciare il disagio emotivo che riscontra nei «suoi» tennisti: «Mi sento di dire che sono il vero ostaggio di questo momento, chiusi in casa, senza scuola e senza socialità.Avendo contatto con loro e con i loro genitor, so per certo che moltissimi soffrono d’ansia e nervosismo, che non vedono più il futuro, che vivono un disagio enorme dal punto di vista psicologico. Noi del circolo abbiamo sempre cercato di tener viva la comunicazione alimentando la speranza di rivederci perché lo sport, come la scuola, si vive e si fa in presenza, non davanti ad un video. Ma oggi sono sdegnata perché la luce, nei loro occhi, si sta spegnendo anche fra chi può continuare a fare qualcosa». La maestra soffre anche nel sentire che i più giovani sono considerati i colpevoli, gli untori, i responsabili del contagio: «Si sta chiedendo loro un sacrificio non più sostenibile. Io non sono nessuno ma perché non vengono ascoltati gli allarmi lanciati dagli esperti? Cito Paolo Crepet, cito Dino Nobili del “Gaslini”e potrei andare avanti con moltissimi studi. Ormai da più parti si pone l’accento sui disturbi del comportamento, sui disturbi compulsivi, sui problemi del sonno, sulla dipendenza da videogiochi. Sono stanca di sentire dire che i bambini e gli adolescenti si adattano a tutto, loro non reggono più. Quanti bambini e ragazzi dovranno essere sacrificati prima di diventare una priorità?» (s.manz.)