Formula 1, oggi la presentazione della nuova Toro Rosso: "Aspettative alte, le auto sono affidabili e abbiamo due garanzie al volante"

Romagna | 14 Febbraio 2020 Sport
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Elena Rava
La stagione 2020 di Formula 1 è ormai alle porte: manca infatti un mese al Gran Premio d’Australia che inaugurerà il campionato. Prima di ciò, i team saranno occupati nelle presentazioni delle nuove vetture e successivamente in due sessioni di test invernali. Abbiamo chiesto all’ingegnere faentino Paolo Marabini, chief designer composite and structures della Toro Rosso (solo dal 14 febbraio si chiamerà Alpha Tauri) di parlarci delle aspettative che ha il team verso il 2020, delle novità regolamentari e di qualche altra curiosità.
Quali novità vedremo nella stagione 2020? 
«Le novità tecniche sono davvero poche ed anche dal punto di vista regolamentare nel 2020 troviamo una grande stabilità. Per quanto riguarda le gomme, la Pirelli ha chiesto di aumentare la pressione degli pneumatici per cercare di migliorare il fronte della sicurezza. Non che fosse una situazione critica, ma hanno ritenuto che, aumentando le prestazioni, si dovesse aumentare anche un po’ la pressione. Questo ci ha scombussolato un po’ i piani, dovremo cercare di capire nei test di Barcellona come funzionano le nuove gomme. Gomme che non sono quindi variate nella costruzione, ma solo a livello di pressione. Per quanto riguarda la power-unit, nel 2020 i team avranno a disposizione 3 Mgu-k, una in più rispetto al 2019, a fronte dell’aumento dei Gran Premi che saranno 22. Avremo delle modifiche sulla protezione che è attorno alla testa del pilota, è una modifica regolamentare per renderlo più sicuro e più stabile sul telaio. Infine il peso della monoposto aumenterà di 3 kg. A livello di prestazioni ci saranno delle piccole ripercussioni, si parla di 1 decimo di secondo in più, ma essendo una modifica uguale per tutti i team, nessuno verrà favorito».
Come team, cosa vi aspettate dal 2020?
«Non nascondo che le aspettative sono elevate. Siamo consapevoli di aver raccolto finalmente dei risultati che per anni non sono arrivati, perché siamo migliorati tanto come team. La vettura era un’ottima macchina, abbiamo saputo svilupparla bene e abbiamo puntato molto sull’affidabilità. Di fatto la macchina deve sempre essere in pista e bisogna raccogliere punti anche quando gli altri hanno problemi. Il nostro obbiettivo è quello di fare ancora meglio dell’anno scorso. Prima di tutto l’affidabilità: non fermarsi, fare tanti chilometri senza problemi. Abbiamo una bella struttura funzionante, sia sul fronte progettazione che sul fronte ingegneria di pista, gli aerodinamici stanno facendo un buon lavoro quindi siamo fiduciosi. In più c’è la nostra coppia di piloti che sono una garanzia. Gasly e Kvyat sono stati confermati anche per il 2020 e per noi forse sarà la stagione migliore per quanto riguarda il parco piloti. C’è stabilità, ci sono due bravi piloti, ci conosciamo bene e c’è una buona comunicazione. Questo è sicuramente un valore aggiunto».
Cosa significa per un team affrontare 22 Gran Premi?
«Non cambia moltissimo. Più che altro le gare si sono compattate. Ci sono gare in weekend consecutivi, quelli che noi chiamiamo back-to-back. La macchina va direttamente da un evento a quello successivo e anche la squadra la segue. C’è sicuramente una maggior difficoltà per la gestione dei ricambi, delle manutenzioni, dei test che vengono fatti sui componenti alla fine di un gran premio in preparazione di quello successivo».
La sua mansione è chief designer composite and structures. In poche parole di cosa si occupa?
«Alla Toro Rosso abbiamo a capo il direttore tecnico, sotto il direttore tecnico c’è reparto aerodinamico, l’ufficio tecnico e poi l’ingegneria di pista. L’ufficio progettazione vettura è diviso in due aree, una è la mia, dove mi occupo della progettazione di telaio, carrozzeria, strutture di impatto, musetto, ali e tutta la parte composita e telaistica della macchina. Sono responsabile delle strutture, che ho appena citato ma anche di quelle che riguardano il cambio, le sospensioni, ovvero di quello che non è prettamente di composito. Mi assicuro che queste strutture funzionino e siano più leggere possibili e soprattutto affidabili».
Ormai è tempo di test, che quest’anno sono stati ridotti. Cosa ne pensa?
«E’ vero. Prima erano 4 giorni + 4 giorni. Quest’anno saranno 3 + 3. Non devi sbagliare. Devi fare tutto bene, la macchina non deve stare ferma perché il programma di lavoro si è compattato e c’è un 25% di test in meno, che è tantissimo. Già 8 erano pochi. Tra l’altro si sono avvicinati tra loro, sono programmati in due settimane successive quindi non c’è tempo di reazione e l’Australia arriverà dopo solo 10 giorni. Non puoi permetterti di fare errori che ti costringano a fare una riprogettazione».
State già pensando al 2021, stagione che porterà cambiamenti più radicali?
«Il regolamento sarà completamente diverso. Sì, ci stiamo preparando, faticosamente, perché la federazione non ha ancora completato la definizione del regolamento soprattutto sul piano strutturale. Diciamo che ha definito al 90% il regolamento aerodinamico ma, il regolamento strutturale, in seguito all’incidente mortale che c’è stato a Spa l’anno scorso in F2, è in fase di revisione. Ci sono proposte dai team, anche da parte nostra. Ci si deve mettere d’accordo. La volontà è quella di fare un grosso passo avanti per la sicurezza, soprattutto per gli incidenti dove una vettura impatta nel fianco dell’altra. Nell’incidente di Spa, il pilota è deceduto anche questo motivo».
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