Faenza, un mese dopo l'incendio alla Lotras, rischi ambientali e conta degli ingenti danni
Damiano Ventura - Lotras un mese dopo., cosa è rimasto. E’ stato un evento dannoso, ma poteva andare molto peggio. E’ questa la sintesi del bilancio dell’incendio scoppiato nella notte del 9 agosto scorso alla Lotras System in via Deruta. Nel corso dell’emergenza, perdurata 11 giorni a cavallo di Ferragosto, oltre all’estenuante lavoro dei vigili del fuoco di mezza regione, chiamati a contenere le fiamme propagatesi lungo gli oltre ventimila metri quadrati di capannone, si è reso necessario anche l’intervento di numerosi altri soggetti ed enti, come il Consorzio di bonifica, la Protezione civile, l’Arpae ed altre imprese private, i quali hanno dovuto fronteggiare diverse criticità anche ambientali.
L’EMERGENZA
«Siamo intervenuti subito - spiega l’assessore all’Ambiente del comune di Faenza Antonio Bandini - perché le sostanze oleose presenti nel capannone, dopo aver bruciato a temperature intorno ai 300 gradi sono finite nelle fogne bianche insieme all’acqua utilizzata dai pompieri. Quelle fogne finiscono in un bacino di laminazione e da li lungo i canali arrivano al mare, tra l’altro irrigando i campi per oltre 50km in direzione lineare, quindi una superficie molto ampia. Quella è stata la fase più difficile perché inizialmente qualche migliaio di metri cubi di olio si è riversato li e se non lo avessimo intercettato ed interrotto alla lunga con l’acqua dei pompieri anche il bacino sarebbe esondato».
PERICOLI PER L’ACQUA
Per bloccare la corsa dell’acqua oleosa è stato dunque fatto un bypass idraulico sfruttando un’altra conduttura, dopodiché è stata messa in atto un’operazione di pulizia consistita nel prosciugamento e nel conseguente smaltimento tramite autobotti. «Un’operazione - prosegue Bandini - che si è protratta per diverso tempo. Lo smaltimento è stato eseguito inviando le autobotti per esempio a Milano e a Pisa. Contemporaneamente, visto il fumo e la possibile produzione di inquinanti abbiamo chiesto ai vigili del fuoco un lavoro supplementare quindi loro gettavano acqua, l’acqua si disperdeva e noi la risucchiavamo. Abbiamo tenuto chiuso il canale fino a quando l’Arpae ha eseguito le analisi dichiarando l’acqua di irrigazione pulita».
Oltre all’analisi, principalmente sul livello dei fenoli dell’acqua, sono stati eseguiti campionamenti anche sulle matrici alimentari e sull’aria. «Visto l’evento il risultato è stato confortante - sottolinea l’assessore - i campionamenti dell’aria sono quelli che hanno destato più preoccupazione tra i cittadini. E’ stata fatta una rilevazione alla scuola Don Milani per un calcolo meteorologico in quanto in quella zona era prevista la ricaduta maggiore».
I DATI DELL’ARPAE
Proprio stando al rapporto di Arpae, tra i metalli presenti in atmosfera tra i quali quelli di maggiore rilevanza tossicologica (nichel, cadmio, arsenico e piombo, ndr) solo il nichel, nei primi giorni, è risultato «superiore ai parametri di confronto, ma comunque nettamente inferiore rispetto ai limiti previsti dalla normativa come media annuale». Per quanto concerne le diossine invece si è registrato un aumento delle concentrazioni a partire dal sabato, che possono essere spiegati «con un coinvolgimento nello sviluppo dell’incendio di materiali plastici contenenti Pvc». Tali concentrazioni sono comunque risultate «inferiori a quelle misurate in situazioni analoghe e giustificano un ragionevole ottimismo» considerando inoltre che nei giorni successivi i valori rilevati sono risultati più bassi e con assenza dei congeneri più tossici.
LA CONTA DEI DANNI
Ora, superata la fase di emergenza, è iniziata quella della conta dei danni. «Poteva andare veramente male per l’ambiente - conclude Bandini - ma il combinato disposto di tutte le professionalità che sono intervenute ha evitato il peggio. Il danno è difficile da calcolare, ma si parla di diversi milioni di euro sia per lo smaltimento della struttura incendiata sia per la bonifica di tutti i canali che per essere puliti dovranno essere prosciugati, scorticati, risezionati e bisognerà reinserire il corpo idraulico. Solo questo lavoro si può quantificare in circa 5 o 6 milioni di euro. Finora il comune ha agito in via emergenziale sobbarcandosi i costi di qualcun altro. Dopo aver messo in sicurezza la salute dei cittadini, la Lotras dovrà essere smaltita privatamente».