Faenza, Thomas Camorani dalle produzioni Netflix ai progetti hollywodiani, passando attraverso i social
Jessica Gonelli
Il faentino Thomas Camorani, classe 2001, si muove da qualche anno tra il mondo del cinema e quello dei social, in una carriera ormai avviata che l’ha portato molto presto a lasciare la sua città. Lo scorso aprile ha debuttato sulla piattaforma Netlfix, nella serie italiana Summertime, comparendo poco tempo dopo anche nel film Sotto il sole di Riccione. Ma Thomas non si vuole fermare e guarda avanti, con progetti importanti in cantiere e tanta voglia di crescere.
Come e quando hai iniziato il tuo percorso nel cinema? È sempre stato quello che volevi fare?
«È cominciato tutto a circa 13 anni, con le prime esperienze e le prime lezioni di recitazione. Contemporaneamente, però, giocavo a calcio e sognavo di diventare un calciatore, magari anche un modello. Forse in quel momento il cinema non era per me la ‘prima scelta’, per così dire, ma quando a quindici anni mi sono ammalato e i dottori mi hanno detto che non avrei più potuto giocare a calcio, beh, l’ho preso come un segno: il cinema sarebbe stata la mia strada. Le lezioni di recitazione andavano avanti e quel mondo mi stava appassionando sempre più. Poi, ovviamente, entrare in questi mondi è complicato. Con la moda ho iniziato presto, quindi ero già a buon punto. Con il cinema invece, non so se per fortuna o perché forse era arrivato il mio momento, grazie alle due produzioni Netflix mi si sono aperti mille mondi, anche se finora non ho ricoperto ruoli da protagonista. In ogni caso, penso che la fase iniziale sia la più difficile, soprattutto quando sei un adolescente e vivi in una città come Faenza, dove quello che faccio io è quantomeno ‘insolito’».
Com’è stato partire proprio da una realtà come Faenza?
«Dal punto di vista logistico è stato difficile, perché più le cose diventano serie, più diventa complicato gestire tutto da qua, considerato che la mia agenzia di cinema è a Roma e quelle di moda e digital sono a Milano. Io amo Faenza, è la mia città e la mia famiglia abita qui, ma è senza dubbio una realtà molto lontana da certi ambiti dello spettacolo; e di questo, soprattutto all’inizio, ho sofferto molto. Quando ho iniziato a muovere i primi passi, soprattutto sui social, mi prendevano tutti in giro. Pian piano ho finito per perdere quasi tutti gli amici che avevo. In una piccola città come Faenza ho l’impressione che molte persone non abbiano il coraggio di uscire dalla propria “zona di comfort” e fare cose fuori dagli schemi, per paura del giudizio degli altri. È un peccato, perché penso che qui a Faenza ci siano tantissimi talenti, ma spesso non hanno proprio il coraggio per emergere. Fare cose diverse da quelle che fanno gli altri è difficile, ma bisogna sempre seguire i propri sogni e fare quello che si vuole, non quello che vogliono gli altri».
La tua famiglia come ti ha sostenuto in queste scelte? È stato difficile allontanarsi da casa così presto?
«Devo ammettere che sono sempre stato un gran mammone, ma staccarmi è stata una cosa che è veniva da sé. Ho semplicemente iniziato a sentire il bisogno di avere i miei spazi. E di essere indipendente. Allontanarmi da casa è stato, insomma, inevitabile; anche perché, quando a 14 anni ti trovi in una stanza d’albergo da solo è difficile, ma ti fa crescere per forza. In ogni caso la mia famiglia mi ha sempre sostenuto. Dopo il divorzio dei miei genitori qualcosa è cambiato, ma è grazie a loro se sono qui e gli devo tutto. Ho un rapporto bellissimo con mia madre e mio padre, perché non mi vergogno di loro, anzi, sono stati la mia forza e la mia carica in tutti questi anni».
Per dedicarti al cinema hai deciso di interrompere la scuola. Una scelta difficile?
«Non finire la scuola a Faenza è stato inevitabile: dovevo scegliere se firmare il contratto con Netlfix per la serie o prendere il diploma. Quando ti passa davanti un treno così non puoi non prenderlo. Mia madre per prima non ha esitato un attimo a farmi fare quello che volevo. Da quest’anno, però, proprio perché le ho promesso di prendere il diploma, recupererò gli anni persi tramite un’agenzia. È una cosa che faccio unicamente per lei. Le persone tendono a giudicare male chi non ha un diploma, eppure io non mi sento ignorante, anzi, leggo tantissimo e mi piace informarmi su quello che accade intorno a me».
La serie Summertime e il film Sotto il sole di Riccione sono già un trampolino di lancio per te. Che effetto ti ha fatto entrare così a gamba tesa in questo ambiente?
«Ho iniziato con la serie e devo dire che non me lo sarei mai aspettato. Feci un primo provino per le comparse senza grande impegno, poi mi chiamarono, perché il regista mi voleva vedere per un ruolo. Così, due settimane dopo il secondo provino, è arrivata la conferma. Non mi aspettavo che potesse aprirmi un orizzonte così ampio, invece non ho fatto in tempo a finire di girare la serie che ero già sul set per il film».
E rivederti che effetto ti ha fatto?
«Mi piace molto rivedermi, ammetto di essere egocentrico. D’altra parte, se non sei un po’ egocentrico l’attore non lo fai! Ad ogni modo, quando mi sono rivisto nella serie, su una piattaforma come Netflix, l’impatto è stato forte: rivedere tutte quelle scene in cui apparivo e parlavo mi rimandavano direttamente al set, al lavoro che c’è stato dietro. Vedermi mi ha anche fatto capire che si trattava di un traguardo di cui essere grato, ma anche che non dovevo fermarmi».
Sei anche moto attivo su Instagram e TikTok. Questo viene prima o dopo il cinema?
«Ero già abbastanza attivo sui social, ma dopo la serie i miei canali sono esplosi. Sicuramente li curo molto, anche perché mi sono affezionato alle persone che mi seguono, ma ora sto lasciando spazio al cinema, che rimane la mia priorità. I social aiutano molto anche nel cinema, certe volte anche troppo, a discapito del merito e del talento».
Pensi che la carriera da influencer e tiktoker e quella da attore siano in definitiva cose distinte o fanno parte di un unico percorso?
«Questo è un conflitto interiore che ho da tempo. L’attore che fa anche il tiktoker non viene mai visto come un vero attore, anzi, spesso viene identificato solo con la sua attività sui social. Quando mi presentano come “il tiktoker” vorrei che mi presentassero come un attore, ma, parliamoci chiaro, i social servono come trampolino di lancio, c’è poco da fare. Ribadisco che il mio obiettivo principale è il cinema, ma i social mi aiutano a ottenere visibilità e ad essere vicino a chi mi segue. TikTok lo vedo come un fenomeno a breve termine, mentre Instagram è importantissimo anche per gli attori».
Essere seguito da diverse agenzie come influisce sul tuo percorso?
«L’agenzia ti tutela sotto ogni punto di vista e ti offre possibilità che da solo non troveresti: moltissimi provini o lavori diretti arrivano solo alle agenzie, mai direttamente ai privati. Avere un’agenzia, poi, è un po’ come avere una seconda famiglia: hai dei manager che ti seguono costantemente e con cui si crea un legame molto stretto».
Come ha influito il Covid sulla tua carriera? C’è stato un rallentamento?
«Per quando riguarda i social e anche la serie Netflix, che è uscita lo scorso aprile in pieno lockdown, devo dire che in pandemia la cosa ha portato un’esplosione di visibilità notevole. Il Covid ha aiutato le piattaforme di streaming, ma ha messo al tappeto il cinema: è stato drammatico per gli attori, ma anche per gli operatori e i tecnici. Ora spero che la macchina del cinema si rimetta un po’ per volta in moto. In questo periodo ho dovuto sospendere un po’ di cose, ma se devo guardare il lato positivo, posso dire che questo tempo mi è servito per pensare, capire quali sono le mie priorità».
Ora a cosa stai lavorando?
«Da giugno mi sto preparando per un progetto molto importante: si tratta di un film hollywoodiano e mi sta seguendo un’agenzia cinematografica di Los Angeles. Dietro al progetto c’è una personalità interazionale di cui non posso rivelare il nome, ma posso dire che, se tutto va in porto, ci sarà davvero da festeggiare! Si tratterebbe di un’opportunità grandissima, qualcosa di assurdo e fuori dagli schemi, ma sono sicuro di potercela fare».
Ormai, tra fan e fanpage, hai tantissime persone che ti seguono: che effetto ti fa?
«È bellissimo sapere che ci sono così tante persone che mi stimano e mi prendono a esempio, anche se poi non mi sento un esempio. Il rapporto con i miei fan è qualcosa di speciale, perché è un rapporto vero. Non mi sono mai prestato a falsi teatrini per ottenere più visibilità, perché le persone che mi seguono si meritano la mia sincerità. La cosa che mi fa più effetto è vedere che anche a Faenza, dove all’inizio ero preso in giro, ci sono persone che mi dimostrano affetto».
Come ti vedi tra qualche anno?
«Mi vedo sempre così: felice e ambizioso. Ho un’intera parete delle mia camera piena di obiettivi che voglio raggiungere, perché io vivo di obiettivi, piccoli e grandi. E il più grande è proprio quello di sfondare nel cinema internazionale. So che queste parole possono sembrare pretenziose ed esagerate, ma me lo dicevano anche quando aspiravo a partecipare a una produzione Netflix, e alla fine ce l’ho fatta. L’importante è guardare in alto, ma rimanendo con i piedi ben saldati a terra».