Faenza, Luciano Dal Borgo racconta le novità della Fiera di San Rocco che ci sarà dal 3 al 9 novembre
Anna Laura Motta - Dal 3 al 9 novembre si svolge la Fiera di San Rocco, evento della tradizione faentina, che, come ogni anno, permetterà di immergersi nella storia medievale della città attraverso spazi, eventi, spettacoli, approfondimenti che si svilupperanno all’interno della area urbana compresa all’interno del Rione Verde (via Cavour, parco Tassinari, viale Stadone e Corso Mazzini). Non mancherà ovviamente l’evento più socializzante rappresentato dal grande mercato e dalle rivisitazioni storiche di domenica 3 novembre. Luciano Dal Borgo, esponente dell’Accademia Medievale, si è reso disponibile a raccontarci l’importanza storica, e non solo, della fiera e il motivo del cambiamento delle date di quest’anno.
Perché è importante per Faenza la Fiera di San Rocco?
«L’importanza di questo evento risiede nel fatto che è l’antica fiera faentina, istituita già nel XIV secolo. Questa zona è il nucleo da cui si sviluppa tutta la città. Alcuni appassionati di storia hanno trovato documenti che attestano che nel 1811 erano registrate nel territorio del Rione Verde 21 contrade, contro le 15 del Rione Giallo, le 11 del Rione Nero e le 11 del Rione Rosso. Nell’epoca romana, la nostra chiesa di Santa Maria Vecchia, è stato il primo insediamento ecclesiastico, da cui la città si è poi estesa verso la piazza. In queste strade si svolgeva realmente la fiera, che durava dai 20 ai 30 giorni, e venivano allestite delle capanne in legno dove l’avventore proveniente da fuori città poteva rimaneva con le sue mercanzie. Un secondo motivo importante è che, ora che abbiamo ripreso la rievocazione in epoche moderne, i sei circoli del territorio si sono associati. Questo ha sicuramente creato una forte aggregazione, una grande volontà e attesa per questa fiera ogni anno. Tutti si sentono coinvolti nella realizzazione dell’evento».
Cosa rappresenta quest’anno la fiera dopo gli avvenimenti alluvionali di settembre e ottobre?
«Rappresenta una ripresa per il territorio faentino. Non possiamo rimanere fermi a piangerci addosso. C’è la necessità di evadere un attimo, senza troppe trasgressioni, ma è fondamentale mantenere viva la città e suscitare l’interesse dei visitatori verso il nostro territorio e le nostre tradizioni».
Ci sono stati dubbi sul se fare la fiera dopo le recenti alluvioni?
«No, non ci sono mai stati dubbi. Fortunatamente siamo in un’area non interessata da questo triste evento, anche se molti di noi sono stati colpiti. È una situazione che sentiamo tutti molto vicina, perché non ha ferito solo Faenza ma la Romagna. In questo periodo assistiamo a catastrofi in ogni regione e parte d’Italia, è una problematica che va ben oltre il nostro singolo territorio».
Perché quest’anno si è deciso di prolungare l’evento?
«Il prolungamento avviene perché quest’anno la fiera si svolge in un periodo così vicino alle festività dei defunti. Abbiamo deciso di continuare anche nella settimana successiva, per rimanere più tranquilli, dedicando maggiore attenzione alle attività che coinvolgono i nostri musei, che ricordiamo sono il Museo delle Ceramiche, Palazzo Milzetti, la Pinacoteca comunale e il Museo Diocesano e il nostro Rione. Per esempio sabato 9 si terrà la realizzazione dei quadri viventi nella sede per rievocare l’abito femminile, durante il quale i protagonisti spiegheranno perché e come sono cambiate le vesti femminili dal Medioevo fino al periodo Neoclassico. Il tema di quest’anno che è stato deciso, infatti, ha proprio come titolo “L’evoluzione della donna e del vestiario nel periodo medievale, rinascimentale e neoclassico”. L’evento, infine, si concluderà con una cena al Piccadilly, dove anche il cibo che sarà somministrato ai commensali sarà diversificato in base ai vari periodi storici. Cena, preparata da Luisa Ghirotti, Daniele Gaudenzi e Francesco Baldassarri, per la quale è necessaria la prenotazione Siamo molto orgogliosi del lavoro fatto e della sfida che abbiamo lanciato».