Faenza, la prof: "Alle medie manca un orientamento qualitativo"

«Ho visto ragazzi dei professionali iscriversi a Storia, al Dams. O passare dagli istituti tecnici a Psicologia. Ho visto anche studenti del liceo pentirsi della scelta fatta. Purtroppo imperversa ancora la mentalità per cui la scuola è un posto classista, non un ascensore sociale. E se uno studente frequenta un professionale, non potrà più cambiare idea». Beatrice Bandini insegna Filosofia negli indirizzi scientifico e linguistico del «Torricelli» di Faenza. Davanti alla polemica sull’Oriani di Ravenna, le sono venute in mente un po’ di riflessioni. A partire dall’orientamento proposto ai ragazzi delle medie: «Quello quantitativo, basato sui voti, è fallimentare. Perché non pone attenzione alle caratteristiche dei singoli, alle loro predisposizioni, ai loro desideri. Se hai sei di media andrai al professionale, non ci si schioda da qui. A questo, si aggiungono le aspettative, o le mancate aspettative, da parte delle famiglie. Quelle più benestanti vorrebbero i figli al liceo, quelle che lo sono meno non lo mettono in conto». L’altro discorso che fa molto soffrire la professoressa è quello della gerarchizzazione degli istituti: «Ancora non si è capito che anche un artigiano ha un valore eccezionale, che sapere usare le mani è una competenza. Tre anni fa ci fu una proposta per introdurre la filosofia anche nei professionali e nei tecnici, idea poi caduta nel vuoto. Io al professionale di grafica dello «Strocchi» ho lavorato con i ragazzi a un progetto sulla parità di genere, di cui c’è enorme bisogno, accorgendomi di quanto i ragazzi sapessero pensare, avessero una testa. Ecco, la scuola dovrebbe essere in grado di riorientare di continuo i ragazzi, perché le scelte che si fanno a 13 anni non sono, necessariamente, per sempre. Da qui, altrimenti, il problema della dispersione. Non è buonismo, è essere attenti alle persone, alle relazioni, alle competenze». (s.manz.)