Faenza, esce il volume con 101 fotografie di Francesco Nonni

Sandro Bassi
Edito da Bottega Bertaccini e Fototeca Manfrediana, esce il molto atteso «Francesco Nonni e la fotografia» (128 pagg. con foto d’epoca in b/n, Tip. Valgimigli). Molto atteso perché fa seguito a ben due mostre (Tre archivi, una campagna dell’aprile 2022 alla Molinella e Francesco Nonni e la fotografia del recente dicembre-gennaio alla Bottega Bertaccini), pur essendo certamente qualcosa di più rispetto al «semplice» catalogo delle stesse.
Tutto ha inizio, come antefatto, dall’acquisizione di oltre 350 lastre in vetro da parte della Fototeca Manfrediana da un privato, che a sua volta le aveva trovate in un mercatino. Il fortunato aveva comprato il tutto con intuito ma senza neppure saper bene cosa stava comprando: solo una serie di ricerche ha poi permesso di attribuire un autore alle foto, poi di identificare in larga misura i soggetti. Per il primo si tratta del grande, grandissimo Francesco Nonni (Faenza 1885-1976), noto da sempre come disegnatore, xilografo, plasticatore, pittore e di cui era parzialmente conosciuta una certa attività fotografica nel primo/secondo decennio del Novecento (la stessa Manfrediana conservava un centinaio di lastre e alcune sue foto erano comparse in episodiche mostre faentine anni ‘70). Tuttavia, l’archivio fotografico di Nonni era largamente disperso e neanche oggi può dirsi ricostituito con completezza, anche se con quest’ultimo ritrovamento lo scenario è cambiato.
Intanto i dubbi sull’attribuzione del materiale a Nonni - espressi anche da esperti del settore - sono dissipati da molti elementi: non tanto e non solo il fatto che lui appaia in diverse immagini (autoscatti o dove ha messo la macchina in mano a qualche amico), quanto soprattutto la presenza di soggetti poi da lui tradotti in dipinti, xilografie o litografie. In altre parole, Nonni fotografava non solo per ricordo, per documento o per diletto, ma anche per fissare, come «bozzetti», immagini poi fedelmente elaborate in opere d’arte. E’ il caso dell’adorato Olmatello, immortalato in diverse incisioni, tutte a partire da fotografie finalmente identificate; è il caso della straordinaria «Cantiere navale, Rimini», con scafi in lavorazione identici a quelli che poi compaiono in una celeberrima xilografia policroma (a sei legni), copertina de «la Piê» del luglio 1922 e logo della mostra cesenate «Colore e Libertà» del 2005. Non solo: le recenti ricerche hanno identificato anche una curiosa foto della Contessa Zauli Naldi Graziani all’Expo Torricelliana del 1908, poi utilizzata da Nonni per una successiva caricatura (grazie al vistoso fondoschiena della nobildonna).
«Francesco Nonni e la fotografia» snocciola 101 immagini collocabili fra inizi ’900 e 1915 (poi Nonni partì per il fronte, continuò a scattare in trincea ma in seguito smise). Preziosissime per più ragioni: ovviamente perché sono pur sempre opere di un artista e la foto, neanche a dirlo, è una forma d’arte; poi perché documentano l’aspetto di luoghi scomparsi (certo, una «Faenza che non c’è più», ma anche il Monte Tondo di Borgo Rivola oggi distrutto dalla cava di gesso, il Cimitero di Monte Trebbio demolito dall’incuria, oppure il torrione di Rontana che esiste ancora come rudere ma non con la pura nudità espressa da questa foto); infine perché Nonni documenta, con grande lungimiranza, anche scene di vita contadina, di lavandaie, bovari, pastori con le pecore quando queste cose erano quotidiane, e non come oggi che sono documenti di archeologia.
Ad accompagnare la rassegna di immagini, tre doverosi testi introduttivi: Nonni e la Fototeca Manfrediana di Gian Marco Magnani, Nonni e la fotografia di Stefano Dirani e La fotografia a Faenza: dai primi scatti alla diffusione nei circoli culturali di Claudio Casadio.