F1, la tragedia di Senna 25 anni fa a Imola, Minardi: "Il giorno più brutto della mia vita dentro ai box"
Elena Rava - Da quell’ormai lontano 1994, ogni anno il 1° di maggio porta alla luce emozioni e ricordi legati ad un weekend di Formula 1 «maledetto» che si portò via due piloti in nemmeno 24 ore. Prima il giovane Roland Ratzenberger, poi il campione brasiliano Ayrton Senna, che ha fatto sognare appassionati e non di questo sport, e che è diventato una vera e propria leggenda. La cosa più curiosa è che se si chiede alla gente comune dove si trovava o cosa stava facendo quel 1° maggio quando avvenne lo spaventoso incidente di Ayrton, tutti sono in grado di rispondere con precisione. Chi ricorda bene quel weekend drammatico di 25 anni fa è Giancarlo Minardi, che ha vissuto dal muretto tutte le fasi critiche. In quella stagione la scuderia faentina schierava la coppia Michele Alboreto-Pierluigi Martini come piloti titolari: «Quello fu il weekend più brutto della mia vita - racconta Minardi 25 anni dopo - conoscevo bene Ayrton e avevo avuto modo di incontrarlo la sera prima della gara. Al contrario non ho mai avuto modo di parlare con Ratzenberger, però ho avuto occasione di parlare con suo padre recentemente e mi ha fatto molto piacere scambiare due parole con lui. Quello fu un fine settimana catastrofico».
Minardi fa riferimento ai numerosi incidenti che fecero da contorno ai due più drammatici di Senna e Ratzenberger. Nella giornata di venerdì Rubens Barrichello, alla guida della Jordan, impattò contro le reti di protezione della Variante Bassa a causa di un cedimento della sospensione posteriore sinistra. Il brasiliano si capottò un paio di volte, venne rianimato sul posto ma se la cavò con qualche frattura e qualche taglio tanto da rivederlo nel paddock già nella giornata successiva. Durante le qualifiche del sabato Roland Ratzenberger, pilota austriaco della Simtek, subì la rottura dell’ala anteriore e andò contro il muro della curva Villeneuve. Nell’impatto violento la cella di sopravvivenza dell’abitacolo resse, ma la decelerazione gli provocò la frattura della base cranica. Roland spirò 7 minuti dopo il suo ingresso all’Ospedale Maggiore di Bologna. Si evitò così la messa sotto sequestro del tracciato che si sarebbe resa necessaria nel caso in cui il decesso del pilota fosse avvenuto in pista. Domenica, un’atmosfera surreale ricopriva il circus della Formula 1. Tra i più turbati dall’incidente del giorno precedente, Ayrton Senna. Il suo volto fermo e pensieroso, dentro la monoposto pochi minuti prima di prendere il via del Gran Premio, raccontava quasi di un presagio, di una sensazione che forse il brasiliano aveva percepito.
Allo scattare del semaforo verde si verificò il terzo incidente drammatico del weekend. La Benetton di Lehto, quinta in griglia, non scattò dalla piazzola per un problema tecnico e Pedro Lamy, al contrario degli altri piloti che bruscamente provarono a scartare la Benetton, impattò contro Lehto. I due piloti non ebbero conseguenze, ma alcuni detriti volarono in tribuna ferendo nove spettatori, uno dei quali, colpito da una gomma, rimase qualche giorno in coma. Entrò la Safety Car e dopo qualche giro, la gara riprese, con Ayrton Senna in testa. Alle 14.17 la Williams del brasiliano uscì di pista alla curva del Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo. La telemetria mostrò che Ayrton entrò nella curva ad una velocità di circa 310 km/h e l’impatto contro il muro avvenne quasi frontalmente a 211 km/h. Con l’incidente, il braccio della sospensione penetrò il casco attraverso la visiera e trafisse Senna nella regione del lobo frontale destro provocandogli danni celebrali gravissimi. Alle 15 Senna venne caricato sull’elicottero dell’elisoccorso che l’avrebbe portato all’Ospedale Maggiore di Bologna. Alle 18.40 il cuore di Ayrton Senna smise di battere. L’annuncio della dottoressa Maria Teresa Fiandri, avvenuto in diretta televisiva, fece calare il sipario sul weekend più nero della storia della Formula 1. Un weekend che cambiò radicalmente il motorsport e che rese Ayrton una vera e propria leggenda: «E’ stato difficile gestire la gara dei nostri piloti quella domenica - ha ammesso Minardi - basti pensare all’incidente che capitò ad Alboreto. Dopo quello che era successo, anche la concentrazione era stata messa a dura prova e Michele lasciò il nostro box con una gomma fissata male. Questa colpì ad alta velocità i meccanici di altre squadre, tre della Ferrari, una della Lotus e uno della Benetton. Per la Federazione, la gara doveva andare avanti dopo l’incidente di Senna, ma per noi non fu semplice. Il sacrificio di Ratzenberger e di Ayrton ha consentito all’intero mondo del motorsport di avere un notevole miglioramento in termini di sicurezza e di affidabilità. I costruttori e la Federazione fecero un gran lavoro per migliorare i parametri. Dopo Roland e Ayrton, abbiamo avuto la scomparsa solo del pilota Jules Bianchi, ma il suo incidente è avvenuto con una dinamica molto particolare».