«Il concerto di Giovanni Guidi, in streaming, del 27 marzo è stato un’eccezione proposta da lui. Non è una riconversione quella che cerchiamo, anche perché lavoriamo con il Pubblico e cercheremo di organizzare, quando possibile, i concerti saltati. Per ora ci atteniamo alle ordinanze e, ufficialmente, nulla è cancellato dopo il 13 aprile». Traccia una linea chiara nel caos generale Daniele Cecchini, responsabile della comunicazione per Crossroads, che sul nostro territorio significa decine di concerti jazz, di cui molti già saltati (il festival sarebbe dovuto partire proprio nei primi giorni di emergenza e chiusura dei teatri), e l’importante festival Ravenna Jazz. «Si naviga a vista fino al 9 giugno - precisa Cecchini, facendo riferimento alla chiusura “naturale” di Crossroads - e pensiamo che riusciremo a riprogrammare le date con i musicisti italiani, appena il Governo lo permetterà. Più difficile fare i conti sugli stranieri, non solo per le loro agende, ma anche per un effetto paranoia che potrebbe tenerli lontani dall’Italia. I quattro concerti già saltati a Fusignano hanno ottime probabilità di essere riprogrammati, così come Andrea Motis che a Massa Lombarda era sold out. Gli altri sold out, ossia Paolo Fresu su Bowie al teatro di Rimini e Pat Metheny all’Alighieri di Ravenna, saranno più complessi da recuperare, ma ci proveremo. Affrontiamo una situazione inedita e un danno molto grave, che rischia di compromettere sei mesi di lavoro per la chiusura del calendario».