Commercio, crescono le botteghe storiche, ma non mancano chiusure

Romagna | 19 Ottobre 2018 Cronaca
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Riccardo Isola - Crescono anno dopo anno le «Botteghe storiche» nell’Unione della Romagna faentina. Un trend in positivo e in continua espansione che però non manca di far emergere che le criticità, in ambito commerciale, rimangano ancora tanto attuali quanto preoccupanti. Basti pensare alla recente chiusura della storica «Pescheria» di piazza delle Erbe di Faenza, un negozio che da diversi decenni portava nel cuore urbano i gusti marittimi dell’Adriatico nelle tavole dei faentini. Una chiusura avvenuta a seguito di un mancato accordo tra affittuari e comune, proprietario dei muri, sul costo dell’affitto dello spazio a pochi metri dalla Biblioteca comunale. Ma non solo. Anche un’altra storica impresa commerciale, non ancora certificata ufficialmente come tale dalla targa ufficiale della regione Emilia Romagna, ha abbassato per sempre la saracinesca. Si tratta della merceria di corso Saffi «Confezioni Francesca e Silvana» attività specializzata nella vendita di divise per attività professionali, soprattutto nel mondo dell’hotellerie e della ristorazione, e nella quale centinaia di famiglie hanno acquistato, nel corso dei decenni, i grembiuli della scuola per i propri figli. Defezioni importanti che però non minano la presenza, anche capillare, di imprese definibili ufficialmente storiche.
Le botteghe che possono fregiarsi di questo titolo sono quelle che rispettano una specifica legge regionale (la n. 5 del 10 marzo 2008) che operano nell’ambito del commercio e dell’artigianato in modo attivo da più di 50 anni nello stesso locale o nella stessa area pubblica, anche se con denominazioni, insegne, gestioni o proprietà diverse, a condizione che siano state mantenute le caratteristiche originarie e abbiano mantenuto insegne e arredi originari o comunque significativi per la tradizione e la cultura della città.
Per l’amministrazione comunale «le botteghe storiche costituiscono un importante elemento di memoria storica, di preziosa testimonianza di storia, cultura, tradizione e radicamento sia nel tessuto urbano sia nel vissuto quotidiano dei cittadini che, oltre a divenire parte integrante del patrimonio culturale della città stessa, acquistano valore di bene culturale. Queste – proseguono da palazzo Manfredi - conservano opere, profumi e colori che rendono il territorio faentino interessante anche per lo shopping di qualità, attraverso la ricerca di testimonianze del passato in cui grazie ad antichi mestieri si possono rievocare, manufatti d’arte, odori e sapori di una volta, grazie ai prodotti artigianali che vengono eseguiti ancora oggi come secoli fa».
Sull’importanza del presidio storico del commercio, e quindi della sua valorizzazione, anche il presidente di Ascom-Confcommercio, Paolo Caroli, sottolinea come «le oltre trenta realtà del territorio fino ad oggi certificate dimostrano come c’è una voglia e un sano orgoglio nel dimostrare l’attaccamento e la dedizione al lavoro da parte delle imprese. Serve qualche sforzo ulteriore - prosegue - per promuovere e valorizzare questo radicamento economico, storico e sociale alla luce anche delle continue sfide che il mondo contemporaneo ci pone davanti. Dagli iper e supermercati alla concorrenza della rete, passando per un centro storico non sempre fruibile e accessibile, dobbiamo saper cogliere le sfide e dare risposte nuove ponendo sempre di più al centro del messaggio promozionale la qualità dei servizi resi dal commercio tradizionale del centro urbano».

Le 34 attività «premiate» nel territorio

Ecco la lista delle 34 «Botteghe storiche» presenti nel territorio. Dalla ceramica alle macellerie passando per molini, tipografie, negozi di abbigliamento, falegnamerie, oreficerie, barbieri, profumerie, librerie, fotografia e materiale per l’enologia sono tante e differenti le tipologie, sia commerciali che artigianali, che soddisfano i requisiti per potersi definire attività storica. In ambito artistico e culturale spiccano la «Bottega Gatti» (aperta nel 1928) per la ceramica, lo stabilimento grafico e cartolibreria «Fratelli Lega» (1910), la «Vecchia stamperia» (1920), la libreria «Valeria Ancarani (1931) e lo studio fotografico «Foto BG» (1968). In ambito alimentare si conta «Molini Morini» (1950), la «Trattoria Marianaza» (1800 circa), il pastificio artigianale «Daniele Lusa» (1946), il bar «Expò» di Vincenzo Fanelli (1955),«L’antica macelleria Bandini» (1912), il «Bar pesa» (1957), la «Macelleria Poggiolini» (1945), il negozio «Reda carni» (1966), il «Panificio Collina»  (1938), il negozio di commercio al dettaglio di generi alimentari «Neri Vanda» (1940) e la rivendita di generi di monopolio «Grazia Galletti» (1953). Per quanto riguarda bilance, attrezzature da negozio e per l’enologia ci sono «Fochi Dino & Figlio» (1950) e «Giorgio Balducci» (1935). Non mancano le falegnamerie con «Graziano Marini» (1954) e nemmeno le orologerie e oreficerie con «Sauro Stella» (1961), «Oreficeria Donati» (1948) e «Gabriele Argnani» (1962). Per quanto concerne profumerie e bigiotterie ci sono «Elena Mascio» (1966) e «Profumeria Mirella» (1963). Infine tra le botteghe storiche faentine si annoverano anche un barbiere «G.p.m.» (1955), un parrucchiere «Graziano Bellenghi» (1965), un negozio di calzature «Vigna» (1966) e una sartoria «Edoardo Baldini» (1964). Per quanto riguarda il comprensorio faentino si contano inoltre una realtà a Casola Valsenio, il ristorante «Fava», la ferramenta di «Mauro Baraccani» a Castel Bolognese, la «Trattoria da Giovanna» a Riolo Terme, il bar «Danilo Cavallari» e il generi alimentari «Melandri» a Brisighella.

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