Clclismo, il bilancio del massese Baroncini dopo il primo Giro d'Italia: un lavoro da gregario con due acuti nelle cronometro

Voti positivi per l’altro romagnolo Filippo Baroncini in quella che è stata la sua prima Corsa Rosa, secondo grande giro della carriera dopo la Vuelta di Spagna dell’anno passato. A 24 anni, con alle spalle stagioni complicate causa infortuni, il ciclista massese della Uae ha debuttato al Giro d’Italia nel ruolo di gregario puro, senza perciò ambizioni di classifica, al fianco dei due capitani: Ayuso prima e, quando lo spagnolo è uscito di classifica ritirandosi tra cadute e conseguenti problemi fisici, Del Toro poi, con il messicano che a soli 21 anni ha sfiorato la vittoria finale chiudendo in maglia bianca dei giovani e al secondo posto in classifica generale (vestendo la Rosa per 11 giorni e perdendola solo al termine della penultima tappa). Una partenza in sordina per Baroncini che, nelle prime giornate, ha ricercato la condizione migliore senza strafare o sprecare quell’energia che gli sarebbe servita più avanti. E così è stato: quando la Uae ha avuto la necessità di prendere in mano la corsa, o anche semplicemente gestirla, Filippo era lì davanti a tirare, sia in pianura con il vento in faccia che in montagna quando la strada iniziava a salire. Un lavoro silenzioso per i più, fondamentale per i compagni. Pochi gli acuti, ma positive le prestazioni a cronometro, con un buonissimo 21° posto finale conquistato nella Tirana-Tirana (seconda tappa) e il 13° piazzamento nella Lucca-Pisa condizionata dalla pioggia, fino al sorprendente settimo posto nella passerella finale di Roma, preceduto da soli specialisti dello sprint. Insomma, supporto ai leader senza rubare l’occhio o garantirsi un titolo, ma un Giro di grande maturità, fatica e sacrificio. Tutto secondo i piani. (t.p.)