Ciclismo, il faentino Tarozzi e il Giro, quando un podio tira l’altro: «Per la gamba che avevo ho fatto il massimo»

Romagna | 06 Giugno 2025 Sport
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Tomaso Palli
Nel Giro d’Italia di Simon Yates, micidiale nel ribaltarlo nella penultima tappa sul Colle delle Finestre, lì dove curiosamente lo perse crollando nel 2018, c’è stata anche un po’ di Italia sul palco delle premiazioni di Roma. Insieme a Lorenzo Fortunato (Astana) in maglia azzurra e a Giulio Pellizzari (Red Bull - Bora)  premiato come miglior giovane italiano, è salito anche il faentino Manuele Tarozzi dell’italiana Vf Group-Bardiani e lo ha fatto per ben due volte: la prima, con i suoi 697 km al vento, per la vittoria del Gran Premio Fuga e la seconda, in parte conseguenza della prima, per la vittoria della classifica del Red Bull Km, novità dell’edizione 2025 che, oltre ad una classifica propria, assegnava secondi di abbuono per la generale. 
Tarozzi, qual è il bilancio di questo suo secondo Giro d’Italia?
«Tutto sommato direi che sono abbastanza soddisfatto. Sono andato al Giro per prendere le fughe e provare a fare qualche risultato. Era il mio obiettivo fin dall’inizio perché ancora non ho il ritmo dei migliori e nel gruppo, quando aprono il gas, non riesco a rimanere con quei 10-15. Sono sempre riuscito a prendere le fughe in cui volevamo entrare e da quel punto di vista lì sono soddisfatto. Poi, come ho sempre detto anche a Reverberi (direttore sportivo del team, ndr), il problema non è mai stato prendere la fuga, ma riuscire a staccare gli altri nel momento in cui si crea una gara nella gara».
E come stavano le gambe?
«I primi tre giorni in Albania abbastanza bene, le gambe erano buone. Ma dal ritorno in Italia le sensazione non sono mai state buonissime e non ho mai trovato grandi giornate. E così anche in fuga ho sempre cercato di spendere il meno possibile, ma per le gambe che avevo penso di aver fatto il massimo».
L’impressione è stata quella di un Giro dove siete andati davvero molto forte. 
«Rispetto all’anno scorso sì. E forse è per quello che non sono mai riuscito a trovare le sensazioni buone. Consapevole della mia condizione e di poter andare più forte, pensavo: se si va come l’anno scorso posso fare qualche risultato. E invece si è andati molto più forti. Il percorso dell’anno scorso è stato, secondo me, più semplice con la presenza di più tappe intermedie. Ma pensiamo anche alle volate, e ne parlavo con Zanoncello, il nostro velocista: loro hanno fatto solamente quattro sprint in 21 giorni di corsa, un numero molto basso. Detto questo, io sono andato molto più forte rispetto all’anno scorso, ma anche gli altri hanno aumentato (sorride, ndr)».
C’era l’idea di provare a vincere una tappa?
«L’idea era certamente quella. Ogni volta che sono andato in fuga, e a me viene molto facile farlo, l’obiettivo era quello: esserci e provare a fare risultato. Poi mi sono trovato a fare la classifica del Gran Premio Fuga e quella del Km Red Bull, ma semplicemente perché su 21 tappe di cui 2 cronometro sono andato in fuga ben sette volte».
Il Gran Premio Fuga è quindi diventato un obiettivo?
«Inizialmente non lo era, nessuno parte con quell’idea. Arrivati ad un certo punto, verso la fine del Giro, inizi a guardarci e provi ad approfittarne. A Roma ero in testa ma Tonelli (Team Polti VisitMalta, ndr) poteva ancora giocarsela e così, qualora fosse partito, mi dovevo far trovare pronto. Alla fine è andata bene e sono salito sul palco della premiazioni: fa piacere esserci e fa piacere alla squadra».
Ha vinto anche la classifica del Red Bull Km. Ma com’è stato questo chilometro? 
«Alla fine è stato come l’Intergiro dell’anno scorso, gli hanno solo cambiato nome con il nuovo sponsor. Se n’è parlato tanto, tra tv e giornalisti, forse per quei secondi di abbuono in più. Ma alla fine, come avevamo pensato fin da subito all’interno della squadra, il Giro non si è deciso per quei secondi messi in palio nel Km Red Bull».
Però Del Toro, quando possibile, ci ha sempre provato?
«Del Toro sì. Ma perché se sei in gruppo e spendi poco ha senso provarci. Al contrario, se devi spendere per soli 6 secondi di abbuono non ha più molto senso. Ma alla fine Simon Yates ha vinto con quasi 4 minuti e gli abbuoni, come previsto, non hanno fatto la differenza».
Cosa si porta dietro dal suo secondo Giro d’Italia?
«Senza avere le gambe dei giorni migliori, riuscivo a stare con i primi 30-40 che andavano in fuga. E così posso dire che, rispetto all’anno scorso, nonostante siano mancate le giornate veramente buone, mi sento molto migliorato. E questi miglioramenti li ho notati in corsa e non, come l’anno passato, nei mesi successivi. Vediamo quest’anno».
A proposito di questo: conosce già il suo calendario?
«Dobbiamo ancora capire. Sicuramente avremo il campionato Italiano a giugno. L’anno scorso, dopo il Giro, ho corso direttamente quello perché mi dovevo sposare. Quest’anno sarà ancora l’obiettivo principale mio e della squadra, ma ad oggi (martedì 3 giugno, ndr) dobbiamo ancora decidere se, per esempio, andare a correre a Bruxelles domenica. Sono arrivato molto stanco alla fine del Giro, quindi vedremo...». 
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