Castoro, semaforo rosso per il grande complesso della colonia di Castel Raniero vittima di un’impasse burocratica

Simona Farneti - Ottant’anni di storia e più di trenta di abbandono. Per la colonia di Castel Raniero, un finanziamento concreto e tante idee di riqualificazione, ma ancora nessun cantiere. Sorto tra la Prima e la Seconda guerra mondiale grazie a un fondo per la costruzione di un monumento ai caduti, che coprì parzialmente le spese necessarie, questo immenso complesso fu ultimato anche per merito di benestanti locali, che ritennero opportuno contribuire economicamente al completamento dell’opera. «I faentini sono molto legati alla colonia perché la sentono propria -sottolinea Annalisa Valgimigli, autrice, insieme a Everardo Minardi, del libro Castel Raniero e l’antica colonia. È un bene comune che ha sempre ospitato attività rivolte al pubblico e che dovrebbe tornare a farlo». Negli anni ’30, infatti, divenne una colonia elioterapica per bambini, poi un centro ricreativo diurno fino agli anni ’80, quando venne dichiarato inagibile e chiuso definitivamente. Da allora, versa in una condizione di abbandono che lo ha portato a un degrado sempre maggiore. Come restituire, quindi, un luogo così importante alla comunità, prima che sia troppo tardi? Un primo tentativo di recupero si ebbe nel 2017 con l’azienda Diennea, poi venuto meno perché i fondi necessari alla ristrutturazione erano di gran lunga superiori a quelli preventivati. Per mantenere viva l’attenzione sul tema, nel 2018 è nata l’Aps Adottiamo Castel Raniero, che da allora continua a mobilitarsi con iniziative e visite guidate. «Nel gennaio 2021 una nuova svolta -spiega Valgimigli- dopo la visita dell’allora ministro della cultura Dario Franceschini furono stanziati 3,7 milioni di euro per sistemarla». «Finanziamenti di questo tipo erano destinati a progetti ‘bandiera’ -spiega Luca Ortolani, assessore all’Urbanistica, Ambiente e Mobilità del comune di Faenza- ovvero prioritari perché destinati a opere che dovevano ottenere la qualifica di monumento nazionale». Come ogni finanziamento pubblico, però, ha una scadenza, il 31 dicembre 2025. Il tempo stringe e tutto tace. A fare luce sulla questione è Ortolani. «I fondi non sono mai stati trasferiti sul conto corrente del comune di Faenza -specifica l’assessore. Provengono dal Ministero dei beni culturali, che li ha affidati alla sua articolazione territoriale, il Segretariato dei beni culturali dell’Emilia Romagna. La titolarità, quindi, è la loro -continua- e il comune di Faenza collabora occupandosi unicamente di trovare i progettisti e di dirigere tutte le procedure di gara necessarie, al termine del progetto, per appaltare i lavori». I 3,7 milioni di euro sono, quindi, nelle mani del Segretariato? Lo erano. A metà dell’anno scorso, il governo ha soppresso le articolazioni territoriali del Ministero dei beni culturali: formalmente, il Segretariato non esiste più. Tuttavia, i soldi non sono andati persi, e «la data del 31 dicembre 2025 è puramente indicativa- sottolinea Ortolani. Ci saranno sicuramente delle proroghe, perché il primo a essere rilassato è il Ministero». Cosa ha fatto, quindi, finora il comune di Faenza? «In accordo col Segretariato e con la Soprintendenza, abbiamo sviluppato un progetto di riqualificazione della colonia con un budget di 3,7 milioni di euro -spiega l’assessore». Che cosa si vorrebbe creare in quegli spazi? L’obiettivo è dare vita a una struttura polifunzionale, in continuità con il progetto presentato dall’Aps Adottiamo Castel Raniero nel 2017 e poi non andato in porto per mancanza di fondi. «Immaginando una collaborazione con l’Università di Bologna, la colonia di Castel Raniero potrebbe essere trasformata in uno spazio dove si approfondiscono tematiche scientifiche, naturalistiche e geologiche in riferimento al territorio collinare faentino, con tutte le sue specificità. Resto generico sulla destinazione d’uso della struttura perché, per sviluppare un progetto esecutivo, è necessario avere certezze che al momento non ho riguardo ai tempi con i quali si metteranno a disposizione gli spazi». I 3,7 milioni di euro saranno sufficienti per rimettere in funzione la colonia? Non esattamente. «Con il finanziamento del Ministero non arriviamo al dettaglio, sistemiamo il contenitore ma non il contenuto. Parlo del consolidamento strutturale della colonia, quindi, ad esempio, del rifacimento dei tetti, dei solai, delle scale e delle vie d’accesso e della messa in sicurezza dal punto di vista sismico. In quella cifra è inclusa anche la progettazione e la realizzazione totale della casa del custode, che si trova accanto al complesso principale. L’idea è quella di farne un ostello per escursionisti, un punto di sosta lungo il Sentiero Cai 505». Il progetto è stato portato a termine? Non ancora. «La situazione di stallo dovuta alla soppressione del Segretariato ci impedisce di compiere gli ultimi passi necessari al suo completamento». Il destino della colonia di Castel Raniero dipende, quindi, dalla rapidità con cui il Ministero dei beni culturali riuscirà a riorganizzarsi. Il tempo intanto scorre.