Castoro, Controllo del dissenso? Il Mim lo chiama «tutela»

Simona Farneti - Colpisce ancora il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Prima di parlare di educazione sessuale a scuola, ora si deve passare dal tribunale di mamma e papà: mostrare loro con largo anticipo il materiale che verrà utilizzato, giustificare le finalità, perché possano dare o meno il loro consenso. Il consenso! Come se la scuola fosse un chiostro chiuso alle nuove consapevolezze, in cui si può insegnare solo ciò che non turba. Una deriva inquietante, che puzza di censura e di paternalismo autoritario. Così si elimina dalla scuola l’idea che l’identità sia un processo e si mettono da parte le riflessioni sul corpo e sull’amore. Per non parlare dei Gender Studies e della soggettività Lgbtq+: fuori! Nulla di nuovo, del resto. Nell’ottobre scorso, in un istituto comprensivo di Treviso, si è deciso, in un primo tempo, di non fare assistere i 157 alunni alla proiezione de Il ragazzo dai pantaloni rosa, perché alcuni genitori temevano che il film potesse influenzare negativamente i loro figli. Alla fine gli alunni ci sono andati al cinema, ma resta il fatto che la scuola, di fronte all’opposizione di un gruppetto di genitori, ha deciso di fare un passo indietro. Eppure la scuola non è un’appendice del salotto di casa e gli insegnanti non sono babysitter al servizio di mamma e papà. Sono formati, competenti, e soprattutto liberi. Liberi nell’insegnamento, come sancito dall’articolo 33 della Costituzione italiana. «La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna, ogni giorno, rimetterci dentro il combustibile». Queste le parole di Piero Calamandrei agli studenti milanesi, il 26 gennaio 1955. Chissà cosa penserebbe se conoscesse la realtà attuale: la bussola della Repubblica ridotta a un libercolo qualunque che, puntualmente, il 2 giugno viene liberato dalla spessa coltre di polvere che lo ricopre, per estrapolare qualche citazione sorprendente e poi essere relegato di nuovo alla sua funzione di sottovaso. Eppure abbiamo il diritto di essere provocati, turbati, indignati, stimolati. Solo a scuola possiamo imparare a non piegare la testa e ai piani alti ne sono ben consapevoli. Ci vogliono a capo chino, con idee fragili, ed ecco il piatto servito: un controllo del dissenso mascherato da tutela, la consapevolezza somministrata a piccole dosi e solo con la ricetta dei genitori. E così cresciamo con i paraocchi, liberi di guardare solo nella direzione degli adulti, a cui permettiamo di decidere chi siamo e chi saremo. La nuova mossa di Valditara è l’ennesima crociata contro il pensiero critico e contro la complessità, così che i giovani non si pongano domande. La consapevolezza spaventa, il dissenso corrode. Vogliono il silenzio, avranno il rumore.