Sandro Bassi - Altre novità nelle ricerche faunistiche sulla Vena del Gesso. In particolare al Carnè, oggi centro-visite incastonato in una magnifica unità ambientale (chiamiamola così perché il vecchio Parco Carnè nominalmente non esiste più ma è incluso nel ben più vasto Parco regionale) fatta di boschi, prati, rocce, doline, in un paesaggio carsico ben diversificato. Fin dal 2011 l’ornitologo Fabrizio Borghesi gestisce, per conto del Parco, la stazione di monitoraggio (cattura con reti, inanellamento e successiva immediata liberazione) degli uccelli nidificanti al Carnè. E’ così possibile analizzare le «risposte» degli uccelli alle piccole o grandi alterazioni climatiche in atto: ad esempio la lunga siccità che ha caratterizzato l’estate 2017 - precipitazioni scarsissime per tutto luglio e agosto accompagnate a picchi di calore prossimi ai 40° - si è ripercossa l’anno dopo sulla popolazione di capinere, diminuite considerevolmente di numero. Ma oltre che con le reti, l’ornitologo si aiuta con le osservazioni dirette, cioè con quella cosa arcaica e istintiva che consiste nell’osservare il cielo, come l’uomo fa da sempre.
«E allora il dato più interessante è quello relativo al Rondone maggiore - racconta Borghesi - che appare sempre più numeroso al Carnè. E questo è incoraggiante, perché la specie è considerata rara in tutto il territorio nazionale e segnatamente in Emilia Romagna; le stime parlano di circa 10mila coppie nel primo e qualche centinaio di coppie nella seconda. Nel Parco della Vena del Gesso non si conosce ancora un sito di nidificazione che pure pensiamo possa esserci visto che l’animale viene avvistato nel periodo riproduttivo».
Il problema, se così si può dire, è che per deporre le uova il Rondone maggiore sceglie rifugi inaccessibili, costituiti di norma da fessure in pareti rocciose verticali o strapiombanti, lontano dal disturbo antropico. Pareti assenti al Carnè ma che ci sono, eccome, nel vicino e selvaggio settore di Monte Mauro e Monte della Volpe ad esempio. «E se per la nidificazione si tratta di un animale elusivo - ancora Borghesi - non così si può dire per altri momenti. In particolare il Rondone maggiore si fa notare con i suoi strilli, emessi sempre in volo naturalmente, molto più intensi e musicali rispetto al rondone comune. Ecco, i rondoni non si limitano a passare sopra al Carnè ma fanno sempre più spesso delle vere e proprie “soste in aria” proprio sopra al rifugio, soste durante le quali giocano tra loro e con i venti, piroettano quasi a voler sottolineare la loro spettacolare libertà e si lanciano in finte baruffe “da Barone Rosso” per poi scomparire improvvisamente così come sono apparsi».
La segnalazione dei Rondoni maggiori, così come i dati di aumento o diminuzione di capinera, pettirosso e merlo, compariranno in un articolo di Fabrizio Borghesi sul prossimo numero di «Cristalli», rivista del Parco Vena del Gesso in corso di stampa.