Basket donne, l'E-Work Faenza di Fermi ripartirà dalla Serie A2: «L’autoretrocessione non è una sconfitta ma un'occasione»

Romagna | 06 Giugno 2025 Sport
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Luca Alberto Montanari
Martedì ha tagliato il traguardo dei 66 anni, dieci dei quali trascorsi a capo del Faenza Basket Project, che il compleanno lo festeggerà tra un mese. Mario Fermi ha spento le candeline ma non si è minimamente distratto, all’alba di un giugno cruciale, inaugurato con la notizia che era ormai nell’aria da tantissime settimane e che è diventata ufficiale proprio in questi giorni: l’autoretrocessione dell’E-Work. L’anno prossimo Faenza non giocherà più in A1, ma scenderà in A2, il campionato nel quale il sodalizio di Fermi ha scelto di riposizionarsi. Non resta che attendere il via libera del Consiglio Federale, ma la strada è stata ufficialmente tracciata.
Fermi, non c’erano davvero alternative all’autoretrocessione?
«No, martedì abbiamo inviato la lettera con la domanda di richiesta di riposizionamento in A2. Per prendere la decisione ufficiale ci eravamo dati come limite massimo la fine del mese di maggio: purtroppo le risorse non sono cambiate particolarmente per arrivare a dire che saremmo stati in grado di fare la A1 e per questo abbiamo scelto di fare un passo indietro. Non abbiamo rimpianti o dubbi e abbiamo deciso con grandissima serenità. Il nostro legale ha preparato i documenti e con le nostre motivazioni, che abbiamo spiegato con molta franchezza e senza nasconderci. La prima motivazione della richiesta di riposizionamento in A2 è di natura esclusivamente economica, visto che dobbiamo recuperare alcune spese e non abbiamo trovato altre risorse, mentre la seconda motivazione + altrettanto importante ed è di carattere tecnico, legato al progetto delle nostre giovani, che ha dato dei risultati tangibili. Per farle crescere abbiamo bisogno di un campionato diverso e quello di A2 per noi è l’ideale. Il nostro serbatoio è ricco e funziona. Abbiamo vinto il titolo regionale Under 19 e ci siamo giocati le Final Eight contro il Geas, che poi è arrivato secondo. Quindi vogliamo potenziare ancora di più l’aspetto legato alle nostre giovani, mantenendo la prima squadra. Ci auguriamo che in A2 si possa crescere ancora di più. Questo nuovo campionato ci può permettere di fare una squadra molto giovane e di concedere minutaggio importante, per poi ambire a tornare in A1 tra due o tre anni. Questo è il nostro progetto».
La buona notizia è legata alla conferma di coach Paolo Seletti.
«Sì, lo considero un colpo clamoroso e incredibile essere riusciti a confermare Paolo, abbiamo il contratto in mano ed è finalmente ufficiale. Scendiamo di una categoria, ma in panchina continueremo ad avere il nostro fuoriclasse, al fianco del quale lavorerà uno staff importante con la conferma di Giovanni Sferruzza e l’arrivo a Faenza do Paolo Dalè. Abbiamo uno staff femminile di primissimo livello, senza dubbio da A1». 
Da diversi mesi ha spiegato che, per continuare a giocare in A1 indipendentemente dai risultati sportivi, sarebbe servito l’aiuto di qualche altro sponsor. Si aspettava più sensibilità o più attenzione dal mondo imprenditoriale faentino?
«Sì, mi aspettavo un aiuto più grande. Ringrazio chi mi ha dato fiducia e chi sarà ancora con noi. Però sono deluso, perché tutta Italia mi chiede: “Come è possibile, dopo quello che avete fatto, che non si riescano a trovare 150mila euro in più per fare un campionato di A1 di un certo livello?” Io allargo le braccia e rispondo che a Faenza è possibile. Non voglio fare alcuna polemica con nessuno, però è andata così. Per fortuna tutti i nostri partner hanno confermato il loro impegno, a cominciare da E-Work, che sarà il nostro main anche in A2».
Con l’autoretrocessione non pensa che ci sia il rischio di perdere altro pubblico al Bubani?
«No, non penso sia un problema la categoria. Ormai Faenza la conosco, l’ho vissuta da tifoso e poi da presidente. La dimostrazione l’ho avuta nella partita di ritorno del campionato Under 19 per accedere alle Final Eight, c’erano 500 persone per una partita giovanile. Fare la A2 con tante giovani del territorio, per divertirci, in un ambiente sano, non ci farà perdere tifosi. Anzi, ne acquisteremo di più, perché sono sicuro che crescerà il senso di appartenenza. Quindi sono convinto che guadagneremo altri tifosi». 
Cosa chiederà alle ragazze, quando le incontrerà per la prima volta in palestra, in vista della prossima stagione?
«Di portare avanti fieramente il nostro progetto e che avranno la fortuna di poter lavorare in palestra con il migliore staff possibile. Non parlerò di risultati, ma chiederò di giocare con la massima serenità, perché non abbiamo mai messo pressione a nessuno, e con grande entusiasmo».
Il riposizionamento in A2 arriva nell’estate dei 10 anni del Faenza Basket Project. Le dispiace che venga macchiata questa speciale ricorrenza?
«Sì, mi dispiace, anche se in questi 10 anni non ci è mai stato regalato nulla. Abbiamo vinto tutto sul campo, dalla B alla A2, dalla A2 alla A1. La A1 ce la siamo sempre guadagnata e sudata, come i playoff di quest’anno, senza ricevere nessun regalo. Però questa non è affatto una sconfitta e neppure un ridimensionamento, è semplicemente la voglia e la consapevolezza di dare continuità a un progetto, che in A1 non avrebbe avuto possibilità. Dispiace solo per l’impegno e il cosiddetto mazzo che ci siamo fatti, ma dobbiamo guardare avanti. Un altro anno di A1 poteva significare solo sofferenze, anche perché non avremmo potuto ripetere un anno come questo. Questa è la fisiologica prosecuzione di un progetto che in A1 avrebbe rischiato di morire o di non ottenere ciò che vogliamo con la serenità e l’entusiasmo giusti».
La nuova squadra come sarà?
«Al di là della carta d’identità, sarà una squadra che dovrà correre, a immagine e somiglianza di Paolo Seletti. Dovranno difendere forte e magari giocare una pallacanestro moderna e dinamica, senza paura. Mi aspetto di vedere sul campo una squadra spensierata e magari anche un po’ imprevedibile». 
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