Basket B, la Rekico non scende dalle montagne russe: "Troppi alti e bassi, primo obiettivo la salvezza"

Romagna | 11 Gennaio 2020 Sport
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Valerio Roila
Parlare con coach Friso è meglio di una seduta dallo psicologo. Sei frastornato da prestazioni contraddittorie della Rekico? Senza risposte di fronte alla schiuma velenosa dei social, da cui i tifosi additano responsabili e propongono drastiche cure? Corroso dai tanti dubbi posti sulla consistenza di un gruppo che alterna gagliarde performance che fanno sognare ascese vertiginose a colossali dormite da smidollati senza personalità? Ecco che il tecnico padovano s’infila il camice ed introduce al percorso nei meandri dell’intricata ed oscura selva che rende meno lineare il cammino dei suoi uomini. Il carbone che Faenza ha trovato nella calza della Befana è «regalo» inatteso, dato il trend in miglioramento nell’ultimo spicchio di 2019, ma la caduta di Teramo ha sorpreso soprattutto in quanto all’approccio: «Avevo subodorato qualcosa - attacca Friso - nell’immediato prepartita, perché i miei si stavano facendo irretire dalle notizie sconfortanti che stavano arrivando dai nostri rivali, che lamentavano stipendi arretrati, elementi ceduti, il freddo estremo del loro impianto. Tutto ciò ci ha fatto presumere di giocare quasi un’amichevole e invece spesso in tali emergenze i gruppi si compattano e trovano motivazioni aggiuntive. È accaduto anche ad una mia squadra, a Barcellona Pozzo di Gotto, ed abbiamo condotto quasi tutto il campionato. E così abbiamo prodotto una performance inaccettabile, sottotono, pagando un primo quarto pessimo. Non siamo una squadra che mentalmente sa riprendere il timone una volta ingovernabile: soffriamo di alti e bassi e non abbiamo lo status di chi in pochi minuti sa cambiare registro». Su quali basi sta ora cercando di riaccendere i motori? L’approccio è più punitivo o collaborativo? Si lavora dal punto di vista mentale o fisico? «Resta fondamentale continuare ad agire su tutti i fronti. Ma dobbiamo avere la percezione di quale sia la nostra dimensione. Bisogna salvarci il prima possibile, perché le potenzialità le esprimiamo a sprazzi, e se non riusciamo a dare il 110%, che è quello che serve per vincere, dovremo innanzi tutto sudarci l’obiettivo minimo».
I tifosi restano appassionati ed attaccati alla squadra, ma mugugni e critiche non vengono risparmiate. Che messaggio si sente di mandare loro? «I tifosi hanno ragione ad essere arrabbiati, ma i messaggi io li devo destinare alla squadra, perché sarà il comportamento dei miei ragazzi a determinare l’atteggiamento dei nostri supporter».
Domenica c’è un appuntamento a questo punto da non fallire, in casa del fanalino Porto Sant’Elpidio. Che tipo di squadra affronterete? «Un team che ha mutato pelle cambiando l’allenatore ed un solo giocatore, ovvero una guardia tiratrice come Sirakov (42% da tre, ndr) al posto di un centro, assumendo una dimensione tattica più propria di questa categoria, col chiaro intento di allargare il campo. Squadre di questo tipo di solito le soffriamo, perché fatichiamo a tenere gli uno contro uno di atleti con gambe forti. Dovremo scendere sul parquet pensando al primo quarto dell’andata, quando ci segnarono 28 punti, e consci che sarà uno scontro salvezza. Nessuno ci regalerà niente».
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