Basket B, Blacks Faenza, dal cantiere di Garelli sono uscite poche indicazioni
Valerio Roila
Lavori in corso. Vale un po’ per tutti, ma la Supercoppa per i Blacks ha dato risposte particolarmente sfuggenti ed effimere. La prima partita, il derby interno con i non ancora competitivi Tigers, è stata poco più che un’amichevole. La seconda, sul parquet della Goldengas, più significativa, ha restituito però una visione troppo limitata delle potenzialità della squadra. In attesa di capirne di più, qualche contorno sfumato è emerso dalle nebbie dell’incertezza, e si può provare a delinearlo.
COSA HA FUNZIONATO
La condivisione del pallone e delle responsabilità, innanzi tutto. Al netto dei momenti di difficoltà nella trasferta marchigiana, quando la lucidità è venuta meno e si è assistito a qualche azione forzata alla caccia dell’eroismo della svolta, i neroverdi si sono sempre mostrati ben disposti a movimentare palla e uomini alla ricerca della migliore soluzione. Ed i tabellini dimostrano ampiamente l’assunto, con otto uomini tra i 6 ed i 14 punti medi nelle due uscite, e tra gli 8 e i 19 tentativi totali presi dal campo. Poi il peso sotto canestro, possibile chiave di volta delle partite, con la protezione del ferro ed i punti ricavati in avvicinamento.
COSA NON HA FUNZIONATO
A Senigallia la squadra ha peccato nell’atteggiamento generale. Forse poco motivata dall’appuntamento, nonostante ci fosse un titolo da difendere, è parsa cercare una scorciatoia per saltare l’ostacolo, come se attendesse che il maggior tasso di talento prima o poi risolvesse la questione, senza immergere troppo le mani nel fango per trovare la giusta via. Anche qualche brano di rilassatezza finale nel match con Cervia non è piaciuto a coach Garelli, che ha chiamato time out dopo uno 0-6, cercando comunque di dare un senso al resto della partita, sul piano dell’impegno. Certo, tutto ciò è collegato e parzialmente giustificato dalle settimane di lavoro fisico di «carico» degli uomini di Garelli, per i quali non era certo prevista particolare brillantezza già a metà settembre. Importante che lo stato mentale, ad inizio campionato, sia ben diverso da quello intravisto nelle Marche dieci giorni fa.
LE CERTEZZE
La solita affidabilità di Aromando (con ammenda per la fallacia, anche quella solita, in lunetta). Un Siberna già in palla da entrambi i lati del campo, anche se a Senigallia i problemi di falli e gli errori dall’arco ne hanno offuscato la prova. E la sicurezza con cui i nuovi arrivati si sono immersi nell’organico, senza trasbordare, come fossero già in squadra dalla passata stagione. A partire dall’under Bandini, che non ha mostrato timore reverenziali, bensì ha lasciato intravedere propensione all’anticipo, frizzantezza, visione di gioco e potenzialità inesplorate che si spera di scoprire in stagione.
DA RIVEDERE
Finché le cose sono andate bene, c’è stata gioia per tutti, intensità e buone giocate. Appena sono arrivati i problemi, c’è stato un calo di tensione, e la squadra ha camminato, fermato il pallone, perso di lucidità. E ciò ha comportato anche una maggior quantità di palle perse, e se le 18 con la Goldengas possono anche essere giustificate, le 16 contro i Tigers sono un numero decisamente esagerato. Capitan Petrucci, è noto, è più spesso pietra angolare che primattore, e non chiede mai le luci della ribalta fissate su di sé, ma le prime due uscite l’hanno mostrato fin troppo timido e scentrato. Ed anche Vico non ha saputo essere la guida a cui ancorarsi nei momenti duri. Infine, discorso già fatto per Aromando, ma vale per tutti: le percentuali ai tiri liberi. A Senigallia i Blacks hanno tirato col 60%, regalando ben 14 punti, in una partita alla fine persa di 8.