Basket A2 donne, la vice allenatrice Bassi tra passato e presente: "Simona, Fermi, Faenza ed io: una storia meravigliosa"
Tomaso Palli
Oggi è vice allenatrice accanto a Sguaizer, ma Cristina Bassi c’è sempre stata. Negli anni d’oro fino ad oggi, quando per l’E-Work il sogno della A1, che manca dal 2012, si fa sempre più concreto.
Bassi, a distanza di anni lei è la costante: quali emozioni nel giocarsi questa finale?
«Indescrivibili. Una stagione che finisce porta con sé esperienze, gioie e delusioni. Quest’anno, dopo la drammatica situazione del Covid, siamo andati avanti tra mille difficoltà grazie a società, sponsor, alle ragazze e a noi. Un lavoro di tanti».
Si aspettava un cammino così nel playoff?
«Non voglio peccare di presunzione ma il nostro valore non è una sorpresa. Con il passare delle partite c’è stato anche un miglioramento a livello tecnico e mentale e le ragazze oggi hanno maggiore consapevolezza. Non siamo nemmeno a metà del percorso, al massimo a un quarto, però, fino a qui, il cammino è soddisfacente ma manca ancora qualcosa».
Categorie e momento storico differente. Quali i parallelismo tra la Faenza degli anni d’oro e questa?
«Se guardiamo i singoli, la costante è Simona Ballardini e poi Mario Fermi, che all’epoca era tifoso mentre oggi è il presidente, una storia meravigliosa. Atteggiamento e convinzioni sono analoghi, quelli giusti di una squadra che sa ciò che vuole. E un aspetto importante è legato a Diego (Sguaizer, ndr) che ha dato entusiasmo con un nuovo gioco, sia offensivo che difensivo, sconosciuto per tanti di noi».
In regular season è 1-1 con Valdarno. Che avversario sarà?
«Una squadra agguerrita, che vuole vincere e con le nostre stesse motivazioni. Il cuore farà la differenza e le nostre ragazze hanno dimostrato di avercelo fin dall’inizio in Coppa Italia dove siamo andate in otto, senza allenatore ma mettendo in campo una reazione superlativa».
Com’è stato giocare senza pubblico?
«È mancato tantissimo, è sempre bello condividere con la gente un bel canestro, un applauso, una bella azione o un urlo. E poi il boato che si sente al Bubani è un qualcosa che ci invidia tutta Italia».
Ma in finale tornerà.
«Vedere la gente sarà una botta di adrenalina fuori dal normale. Mi immagino il pubblico e tutto il suo calore: sarà da pelle d’oca e avremo una spinta in più».