Alzheimer, la storia di Gabriella: "Insieme a mia madre per 14 anni"

Romagna | 29 Settembre 2019 Cronaca
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«Non li si può mai lasciare soli, hanno bisogno di essere seguiti 24 ore al giorno. Allo stesso tempo, non tutti si possono permettere di spendere 1500 al mese per una badante o per una casa di riposo. Bisognerà pur vivere, fare la spesa». Gabriella Costa, faentina, faceva già parte dell’associazione Alzheimer Faenza prima che la madre, allora 78enne e oggi scomparsa, si ammalasse di Alzheimer: «Per me accettarlo è stato forse più facile che per altri, ero già attiva sul tema e alle prime avvisaglie ho iniziato a capire, a muovermi, a organizzarmi. La mia scelta è stata quella di tenerla a casa con me, cosa che ho continuato a fare per 14 anni, fino alla sua morte. Ho potuto contare, in quegli anni, sull’aiuto di mio suocero, che veniva a fare compagnia alla mamma o semplicemente a controllare che non si facesse male o non combinasse cose assurde. Avevo anche attivato qualche aiuto esterno, come le Oss che venivano a farle il bagno una volta alla settimana o la badante che mi aiutava a metterla a letto la sera».
Anni difficili ma secondo Gabriella più semplici rispetto ad altri familiari nella sua situazione: «So bene che molti malati di Alzheimer sviluppano forme di aggressività, si agitano, si innervosiscono, sono compplicati da gestire. Mia madre, invece, è sempre rimasta tranquilla e pacifica, andava semplicemente guardata a vista. La mettevi su una sedia e lei, sostanzialmente, se ne stava lì. Ricordo bene, però, quando si dimenticava la strada di casa, così come la volta in cui tagliò un pezzo di plaid e si giustificò spiegandomi che le serviva della stoffa per sistemare le ciabatte rotte. Faceva cose impensabili, cose da lasciare increduli. Cose che ci vorebbero giorni ad elencare. Cose che rendono difficile, davvero, l’accettazione del problema, anche perché si è soli davanti alla situazione, poco sostenuti e pieni di spese da sostenere. Nella mia famiglia, c’è chi la prese davvero male, io in qualche modo me ne feci una ragione».
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