Federica Ferruzzi - «E' stata un'estate disastrosa, solo il 50% di chi si è rivolto al pronto soccorso traumatologico aveva realmente bisogno di un trattamento. Per quanto ci riguarda, siamo stati i primi per numero di accessi in tutta la Romagna». Alberto Belluati, da dieci anni primario di Ortopedia e di Traumatologia all'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, è concorde con il collega del Pronto soccorso, Andrea Morelli, nel dire che ai cittadini-utenti servirebbe una maggiore educazione sanitaria per limitare l'accesso al pronto soccorso a chi, realmente, necessiti di una medicazione. «Abbiamo registrato una maggiore affluenza di turisti - analizza Belluati -, ma come sempre c'è stato un incremento anche di chi non aveva nulla. Il 20% di chi è venuto non sarebbe dovuto venire, il 30% si sarebbe dovuto rivolgere al medico di base, ma all'ingresso è presente un triage infermieristico e i pazienti non possono essere mandati via. Quest’anno - prosegue il primario - abbiamo osservato un aumento delle fratture, il 15% in più rispetto ad altri anni. Inoltre abbiamo lavorato una notte su tre a seguito di urgenze, con un grosso impegno da parte del personale infermieristico e medico». Urgenze a parte, Belluati conferma: «servirebbe un'educazione mirata ai cittadini: possiamo potenziare quello che vogliamo, ma se non educhiamo all'accesso, non riusciremo mai a migliorare i tempi delle prestazioni mediche». E per supportare la riflessione, il medico racconta un episodio che, per una volta, lo ha visto dalla parte dell'utenza in pronto soccorso. «Stavo aspettando un amico e, mentre mi trovavo di fronte al triage, ho visto una signora con un bambino di 12 anni che era stato punto da un ape il giorno prima ed era stato portato lì dopo una giornata di mare. Quando gli è stato chiesto se avesse ancora dolore ha risposto di no. E' ovvio che se i casi come questo sono tanti, si perde tempo, nonostante il forte potenziamento estivo che abbiamo ricevuto anche qui e che ha visto la presenza di un doppio medico e tre infermieri. In molti casi le prestazioni sono andate oltre le 20.30 e sono stati tanti anche gli interventi operati in pronto soccorso in anestesia locale». Il potenziamento, come ha spiegato la caposala del pronto soccorso ortopedico, Laura Borghesi, ha riguardato anche la parte infermieristica, che dal primo gennaio è stata interessata da una vera e propria riorganizzazione. «Sono cambiate le responsabilità di tipo gestionale - osserva Borghesi - abbiamo omogeneizzato il personale e si è potuto procedere con un proficuo lavoro di integrazione. L'estate è stata abbastanza dura e anche la componente infermieristica ha dovuto farvi fronte nell'ottica di un lavoro di squadra in cui, come è ovvio, le due componenti vanno di pari passo».