Processo Cagnoni, lo psicologo di Giulia "era incapace di reagire ed imporsi"

Marianna Carnoli - Nel tardo pomeriggio del 1 dicembre, alla settima udienza del processo al dermatologo ravennate Matteo Cagnoni accusato di aver ucciso a bastonate la moglie Giulia Ballestri, ha testimoniato lo psicologo di Giulia, Giovanni Tadolini. Il medico che conosce Cagnoni da diversi anni, avendolo avuto prima come paziente, poi come collega in un poliambulatorio ha dichiarato che era stato proprio l'imputato a chiedergli di seguire la moglie che, a suo parere, era depressa ed aveva bisogno di aiuto. "Accettai perchè pensavo che avrei dovuto dare solo qualche suggerimento, perchè non è bello che due coniugi siano seguiti dallo stesso psicologo. Giulia veniva volentieri da me, mi disse che non si sarebbe fatta seguire da nessun altro- ha sottolineato Tadolini - era molto angosciata per la sua relazione, aveva un quadro orientato verso la depressione che sfociava in un atteggiamento di passività piuttosto marcato. Era delusa da diversi aspetti matrimoniali, ma era incapace di reagire ed imporsi. Diceva che il marito era un rompipalle, che le organizzava la vita, ma che aveva paura di lasciarlo perchè era stato un importante punto di riferimento per lei. Definiva "confuso" il periodo prima di conoscere Matteo, un periodo in cui non aveva ben chiaro quale strada prendere e che, per lei, quell'incontro aveva significato trovare un importante contenitore esistenziale. Mi disse che il marito le aveva fatto prendere psicofarmaci ed io, nonostante lui fosse medico, le avevo consigliato di farseli prescrivere da uno psichiatra, uno specialista insomma, se pensava di averne bisogno per essere più serena. Ho seguito Giulia per alcuni mesi, ma avevo avvisato Matteo che, per correttezza, non gli avrei riferito nulla delle nostre sedute e così fu. Lui, comunque, mi chiamava spesso per parlarmi della separazione, era molto angosciato e io cercavo di spiegargli che, negli anni, i sentimenti possono cambiare, da una separazione poteva nascere qualcosa di buono e che non aveva senso ostinarsi a portare avanti un rapporto dolente per entrambi. Lui non voleva rendersene conto, ricordo che una volta arrivai ad urlargli che quando un rapporto finisce bisogna farsene una ragione perche non volevo che la situazione diventasse angosciosamente cronica. Visto che Giulia era un importante punto di riferimento per lui, pensai che avrebbe attraversato una depressione importante dopo la separazione. Quando iniziai a seguire, Giulia avevo già un quadro della loro situazione e della crisi che perdurava da tempo quindi, quando lei mi disse che stava provando ad isolarsi dalla famiglia e da Matteo per riacquistare un po' di autonomia, la spronai a continuare se la cosa l'aiutava a stare meglio. Usciva qualche volta da sola prendendosi degli spazi innocui, ma Matteo notò immediatamente il cambiamento. Gli dissi di lasciarla fare e che aveva bisogno di riconfigurare la sua vita, ma lui non voleva ascoltarmi. Mi disse anche che aveva assunto un investigatore perchè aveva il dubbio che lei lo tradisse, ma non ne parlammo più perchè sapeva che io ero assolutamente contrario ad una cosa simile. A me Giulia non aveva parlato di un altro uomo. Anni prima che conoscesse Giulia, quando Matteo venne da me perchè pensava che un percorso terapeutico gli avrebbe fatto acquisire sicurezza e serenità rilevai che la base della sua personalità era narcisistica, vendicativa ed aggressiva e lo legai al fatto che in lui c'era ancora un antico stato di frustrazione e insicurezza evidentemente legato a poche attenzioni ricevute nell'infanzia. Questo, in età adulta, si è trasformato in un bisogno eccessivo di comparire: per lui la perdita dell'immagine era un fatto realmente drammatico. Ed era una cosa di cui discutevamo spesso. Per diverse volte aveva assunto psicofarmaci, li prendeva per un periodo poi li sospendeva ed aveva momenti di depersonalizzazione momentanea, quasi si osservasse dall'esterno".