300 scatti al Mar per un’antologica del fotografo Roversi, star del mondo della moda

Elena Nencini
Chiara Bardelli Nonino, curatrice della mostra Paolo Roversi - Studio Luce che inaugura al Museo d’arte della città di Ravenna (da sabato 10 ottobre fino al 10 gennaio: niente inaugurazione causa norme Covid 19) definisce così il fotografo ravennate diventato una vera star del mondo della moda: «un ladro: solo, di anime...in grado di svelare la vibrazione nascosta dei suoi soggetti».
Una mostra che vuole essere un’occasione per conoscere a fondo le immagini e l’immaginario di Paolo Roversi, con un omaggio al settecentesimo anniversario della morte di Dante, grazie a un’ampia selezione di scatti provenienti dall’archivio del fotografo che celebrano e reinventano la figura della musa. La Beatrice di Dante Alighieri assume così una versione contemporanea grazie ai volti di modelle e donne del mondo dello spettacolo come Natalia Vodianova, Kate Moss, Naomi Campbell e Rihanna. Accanto alle muse dantesche anche le muse più recenti di Roversi con una selezione del calendario Pirelli 2020 e una serie di scatti di moda inediti, esposti qui per la prima volta, frutto del lavoro per brand come Dior e Comme des Garçons e magazine come Vogue Italia.
Roversi, trasferitosi in Francia fin dal 1973, ha conservato però una traccia indelebile della sua infanzia ravennate, delle nebbie, degli splendori scintillanti dei mosaici bizantini, continua infatti Nonino: «La sua è una fotografia d’ombra, tutta ambiguità e omissioni, dove si sovrappongono strati di oscurità, tempo e memorie - un luogo a sé, una soglia dove il mondo interiore e quello esteriore per un attimo si sfiorano, dove i soggetti sembrano brillare di una luce opalescente prima di essere inghiottiti dalle tenebre».
Il filosofo Emanuele Coccia, che ha scritto uno dei testi del catalogo legato alla mostra - ha scritto di Roversi: «È questo amore per la vita nella sua capacità di creare infinite forme di vita e di liberare universalmente le anime più belle che ha spinto Paolo Roversi a diventare fotografo di moda. È attraverso la moda infatti che la fotografia diventa strumento di esplorazione morale del mondo: la ricerca della bellezza torna a coincidere con l’invenzione della felicità... È solo attraverso la fotografia che possiamo vedere e scrivere la nostra felicità. La pellicola e le stampe sono mappe attraverso cui cerchiamo di divinare la struttura morale del mondo».
Roversi non ha voluto comunque dimenticare Ravenna, con la quale nonostante la residenza parigina ha conservato un legame forte: numerosi i rimandi, tra le foto, a Ravenna, la città che più di ogni altra ha plasmato il suo immaginario.
Roversi lavora, solitamente, in studio, da una parte un luogo fisico, un teatro essenziale e scarno dove mettere in scena i propri sogni e desideri; dall’altra è un luogo della mente, una sorta di contesto rituale che apre le porte ad una dimensione alternativa, la cui chiave è, da sempre, la luce.
La mostra, a cura di Chiara Bardelli Nonino con le scenografie di Jean–Hugues de Chatillon, è pensata come un ritorno alle origini, tanto letterale quanto metaforico, ed è la prima esplorazione così approfondita di un universo visivo particolarmente ricco e complesso.
Orari: 9-18 (mart-domenica). Ingresso 9 euro. Fino al 10 gennaio.