Università a Ravenna, il presidente Neve: «Campus in crescita, oltre 4.000 studenti. Nel 2025 pronti i servizi a Tamo»
Elena Nencini
11 corsi di laurea, 8 di laurea magistrale e un dottorato di ricerca sono l’offerta formativa del Campu di Ravenna - dell’Alma Mater Studiorum di Bologna che spazia tra diverse aree tematiche: medicina, giurisprudenza, scienze, beni culturali, ingegneria nonchè corsi internazionali in lingua inglese. Gli studenti sono oltre 4.000, con iscrizioni in crescita. Giunto alla fine del suo mandato che terminerà a metà gennaio 2025 il prof. Mario Neve, presidente del Campus, traccia un bilancio di questo triennio.
Ha preso in mano il Campus dopo la pandemia, un impegno difficile riportarlo alla normalità? Come è andata?
«Gli effetti reali della pandemia sulla collettività li stiamo ancora sentendo, le cose non tornano mai allo stato precedente, lasciano un segno. Il 2022 è stato un anno di transizione, si è ricostituita la macchina, oggi direi che è andata abbastanza bene. I problemi che c’erano 3 anni fa non erano legati alla pandemia: la mancanza degli spazi, il problema degli alloggi, quello dei trasporti erano già esistenti. Abbiamo cercato di superarli. E’ un campus in crescita».
Lo studentato è un nodo che è stato sciolto.
«Ravenna si prepara a una struttura di grande eccellenza vicino alla stazione, finalmente è andato in fase operativa, con circa 100 posti. Abbiamo avuto un grande aiuto dalla Fondazione Flaminia che ha aumentato la dotazione di posti in affitto, mentre l’Arcivescovado ci ha dato una grande mano, con i due nuovi studentati. Abbiamo poi fatto un accordo con i piccoli proprietari per aumentare la dotazione di affitti agli studenti. In un paio di anni abbiamo visto la criticità scendere. È ancora difficile trovare casa in affitto, ma è un fenomeno presente in tutte le città universitarie: i proprietari preferiscono affittare ai turisti».
Per quanto riguarda i trasporti?
«Era stato aperto un dialogo con Stefano Bonaccini, con il Rettore e il sindaco, ma non c’era margine. E’ una linea che non presenta una massa critica che consenta un vero potenziamento. A cui si aggiunge il problema dei grandi ritardi. Il trasporto resta un problema complesso».
All’inizio del suo mandato aveva parlato di mancanza di spazi e servizi didattici. Come è oggi la situazione?
«E’ migliorata: abbiamo allargato gli spazi esistenti, pressochè finito i lavori di adeguamento. Ingegneria è completata, con spazi ampi, si sta terminando Casa Traversari. Sta finendo anche Sant’Alberto dove al piano terra le aule sono funzionanti, mentre quelle del primo piano saranno pronte per il secondo semestre del 2025. Restano da completare i lavori a Palazzo Corradini. In più c’è stata l’acquisizione della struttura di Tamo, ormai in dirittura di arrivo, con un progetto interno di arredamento che prevede un grande spazio per la sala studio, ma avrà anche altre funzioni. La struttura non ha problemi bisogna attivarla per le nostre esigenze. In accordo con il Comune ed il sindaco: stiamo cercando di aggregare il Campus, di creare delle aree con una concentrazione di studenti e servizi. In quella zona avremo così la sede del Campus, la Biblioteca Classense, Tamo. Sarà più facile avere dei servizi, come per esempio una mensa su cui sto lavorando. Per Tamo ci auguriamo di riuscire ad averlo pronto entro il 2025. Avremo 150 posti di studio, la zona diventerà un’area integrata, in pieno centro».
E’ presto per fare un conto delle immatricolazioni, ma come è andata in questi ultimi tre anni?
«Anche troppo bene per certi versi, la crescita come Campus sta andando molto bene con oltre 4000 studenti, poi ci sono corsi che vanno meglio di altri. I corsi internazionali sono andati particolarmente bene, ben più della metà sono stranieri con provenienze molto diverse, dalla Cina al Vietnam, al Brasile, Messico, anche Giappone, Mongolia, Germania, Francia, Gran Bretagna. Un ventaglio enorme, molto vario, sono gli stessi studenti che fanno pubblicità».