Dopo le abbondanti piogge degli ultimi giorni migliora la situazione della Diga di Ridracoli in Romagna, ma non abbastanza per recuperare il gap dovuto alla siccità del 2022. Per la diga di Ridracoli, il cui volume venerdì 16 sera era oltre il 52%, più di 17,2 milioni di metri cubi sul totale di oltre 33 milioni, nelle ultime 24 ore il livello dell'invaso è cresciuto di quasi quattro metri, superando quota 538 metri, a 19 metri dal livello di sforo. I corsi d'acqua si sono gonfiati, con il Bidente e il Montone che hanno superato il primo livello di soglia rispettivamente a Meldola e Rocca San Casciano, dove si trovano installati gli idrometri del servizio meteorologico dell'Arpae.
Le precipitazioni cadute sui territori dell’Emilia-Romagna nelle ultime settimane hanno ricaricato la falda ipodermica solo in parte, non riuscendo a colmare il deficit nella riserva del medesimo periodo di riferimento (il mese di Dicembre) rispetto alla media storica 1997-2019: è quanto emerge dall’ultima indaginetargata CER (Canale Emiliano-Romagnolo)
e ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Italiane) i cui ricercatori – basandosi sulle rilevazioni di
Acqua Campus, il laboratorio tecnico-scientifico del CER a Budrio (BO) – hanno osservato
una sensibile risalita dei livelli più marcata nei settori occidentali della regione (in particolare nelle aree di pianura di
Parma e
Piacenza) e
uno stato di carenza più evidente nelle zone di
Modena, Reggio Emilia e soprattutto
Ferrara; numeri che determinano dunque
un quadro complessivo attuale nettamente deficitario con un divario che, da zona a zona, varia da -14% a -52% a causa dell’inerzia dei corpi idrici sotterranei che risentono ancora della marcata siccità degli ultimi periodi.
“I ricercatori di Acqua Campus CER-ANBI monitorano lo stato della falda freatica, o falda ipodermica, nel territorio regionale anche nei mesi invernali – sottolinea
Raffaella Zucaro, direttrice generale del CER e coordinatrice di ANBI Emilia-Romagna – dato che è proprio questo il periodo in cui, grazie alle precipitazioni, si costituiscono le riserve d’acqua nel suolo e nel sottosuolo”.
Inoltre da ulteriori dati studiati dal CER (consultabili sul portale di Arpae al link:
https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/meteo/dati-e-osservazioni/mappe-agrometeorologiche) lo staff di Acqua Campus ha rilevato
uno stato di umidità dei suoli che raggiunge la capacità idrica di campo: un indicatore importante poiché riflette come le ultime precipitazioni abbiano effettivamente consentito di ricaricare le riserve di acqua nel suolo, eccezion fatta però per alcune aree della Romagna e per il Ferrarese.
“L’evotraspirazione dei suoli è stato uno degli effetti collaterali agrometeorologici più difficili cui far fronte nella drammatica crisi idrica della scorsa estate – evidenzia
Nicola Dalmonte, presidente del CER – e in quest’ottica l’indagine di Acqua Campus, per cui ringrazio i nostri tecnici, assume un valore ancora più rilevante poiché consente di proiettarci per tempo, già da adesso, verso la prossima stagione irrigua”.