Regionali, le priorità di Elena Ugolini (centrodestra): «Più risorse per sanità e agricoltura, emergenza abitativa da affrontare subito»

Emilia Romagna | 09 Novembre 2024 Politica
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Manuel Poletti - «Andare a votare è fondamentale perché solo la politica può migliorare la nostra vita. Servono più risorse dall’Europa per l’agricoltura colpita dalle alluvioni. Il Governo non è stato assente, è la Regione che non ha rispettato le sue competenze. La sanità pubblica regionale è da innovare, servono più soldi, ma anche una migliore organizzazione. Ferrovie, allarghiamo l’Alta velocità sulla Bologna-Rimini. Il 25 aprile? Lo festeggio, certamente».
Le priorità in sintesi di Elena Ugolini, 65 anni, nata a Rimini, ma bolognese di fatto, è la candidata alla presidenza del centrodestra, che cercherà un colpo storico, tenuto conto che dal 1970 il centrosinistra governa la regione Emilia-Romagna. Insegnante e funzionaria, è stata sottosegretaria all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca dal 2011 al 2013 nel governo Monti.
Ugolini, se fosse stata americana chi avrebbe votato fra Donald Trump e Kamala Harris? Perché?
«Son ben contenta di non essermi trovata davanti a una scelta simile dati i due candidati».
Da poche settimane è in campo la nuova Commissione europea guidata ancora da Ursula Von der Leyen. Per la Regione Emilia-Romagna che obiettivi ha in ambito europeo?
«L’Emilia-Romagna in Europa è rappresentata da europarlamentari che sono chiamati a fare gli interessi della nostra Regione. Nonostante ci siano giustamente diverse visioni su alcuni temi, ciascun rappresentante dell’Italia in Europa ha il compito di tutelare le nostre produzioni, le nostre eccellenze e le nostre tradizioni. Negli ultimi anni l’Unione Europea ha messo in seria difficoltà alcuni settori economici, come l’agricoltura. Non solo l’Ue ha adottato politiche ambientali che non tengono in conto che l’uomo è al centro dell’ambiente, ma si è aggiunta una legislazione regionale che, nell’applicazione di tali norme, ha ristretto sempre di più i margini di discrezionalità, aggiungendo ulteriori difficoltà. Per il resto, l’Emilia-Romagna dovrà essere sempre al centro dell’Europa e sarà sempre di più una fonte di opportunità, innovazione e crescita».
Regionali, verso il voto del 17 e 18 novembre, è preoccupata dalla possibile elevata astensione? Che messaggio vuole mandare agli elettori a pochi giorni dalle urne?
«Che dobbiamo tutti andare a votare perché solo la politica, quella che ascolta i cittadini, può migliorare le nostre vita».
Alluvioni e dissesto idrogeologico, il Governo rispetto ai drammi dell’Emilia-Romagna del 2023 e 2024 è apparso assente. Sul fronte delle risorse invece, ci sono pesanti ritardi rispetto ai rimborsi e anche ai Piani speciali. Se eletta, cosa chiederebbe all’esecutivo nazionale?
«Non condivido che il governo sia stato assente. Ma vede, c’è una Regione che non ha rispettato le sue competenze (tra cui la manutenzione e la pulizia ordinaria dei fiumi, degli argini e dei torrenti), una Regione che distoglie l’attenzione dei cittadini parlando di piani speciali sapendo che non risolvono i problemi attuali perché prevedono opere per la cui realizzazione ci vogliono anni. Cosa dire poi del fatto che, secondo la Corte dei Conti, dei 2,7 miliardi messi a disposizione per gli interventi di urgenza la Regione ha speso il 10%? Bisogna ammettere le proprie colpe prima di accusare il governo nazionale».
Sanità pubblica, da almeno un decennio le risorse nazionali sono in calo. Lei punterà ad avere più budget nazionale oppure è necessario un sistema misto pubblico-privato anche in Emilia-Romagna, come avviene già in Lombardia e in parte anche in Veneto?
«Dobbiamo innovare il servizio sanitario pubblico regionale perché organizzato a partire da una società che non è più quella attuale. Oggi abbiamo più malati cronici, più anziani, più persone sole, più problemi psicologici-psichici e a tutto ciò l’attuale sanità non riesce a rispondere. Dobbiamo adottare per questo il metodo della “presa in carico” che significa mettere a sistema tutti i diversi enti sanitari, sotto la regia pubblica, perché il paziente sia guidato e non lasciato solo tra telefonate inconcludenti e servizi inefficienti. C’è un ultimo aspetto: sarò la prima a chiedere più soldi, ma più soldi non portano sempre a un miglioramento, anzi. Se l’organizzazione rimane questa, più soldi non avranno alcun effetto positivo».
Tema della casa, per studenti e giovani famiglie è centrale: poche disponibilità a prezzi d’affitto elevati. Come si inverte questo trend? Ristrutturando molto senza ulteriore consumo di suolo?
«Più che caro-affitti parlerei proprio di “emergenza abitativa” che colpisce un numero crescente di città e di fasce di popolazione. Non sono più solo gli studenti e le loro famiglie a dover pagare affitti “monstre” per stanze di un metroquadro, ma ci sono tante persone che per motivi di lavoro vengono qui, come forze di polizia, educatori, ricercatori e altre figure professionali che, ancor di più se hanno una famiglia, si trovano impossibilitati a trasferirsi. Il grande problema dell’emergenza abitativa, però, non la risolviamo solo facendo un’ideologica e inutile lotta agli affitti brevi: sarebbe solo uno specchietto per le allodole. Sono necessarie diverse misure da mettere a terra. Dobbiamo ragionare sui nuovi modelli di città per il lungo periodo, mentre nel breve è inevitabile passare dal coinvolgimento dei privati. La mancanza di tempo e risorse economiche impedisce un’iniziativa di matrice unicamente pubblica. L’assenza di iniziative nell’ultima legislatura, spesa più a lamentare tagli che a individuare soluzioni, ha reso il quadro sempre più critico. Dobbiamo avviare progetti di rigenerazione urbana, puntando su funzioni moderne in linea con i nuovi fabbisogni, non più imperniati solo sull’ambizione proprietaria, nel frattempo recuperare al segmento dell’affitto parte del patrimonio immobiliare, favorendo affitti lunghi tramite sgravi fiscali e garanzie di sicurezza per i proprietari».
Sicurezza sul lavoro, il dramma allo stabilimento Toyota di Bologna è solo l’ultima tragedia in quadro dove infortuni e morti sono in aumento in E-R. Da presidente della Regione cosa farà per contrastare questa strage?
«Questo ennesimo tragico episodio ci ricorda quanto sia urgente intervenire con forza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Come Presidente della Regione, prenderò impegni concreti: rafforzeremo i controlli anche con strumenti di monitoraggio avanzati. Non basta però solo il controllo: è essenziale una formazione capillare e continua, perché la sicurezza non dev’essere un obbligo formale ma una cultura diffusa. Purtroppo la formazione è uno dei tanti capitoli dimenticati dal Pd e sarà al centro del mio programma di lavoro».
Infrastrutture regionali: ferrovie e aeroporti, concretamente quali sono gli obiettivi per i prossimi 5 anni in E-R?
«Innanzitutto non farò mai una posa della prima pietra, ma festeggerò solo quando sarà posata l’ultima pietra delle opere che realizzeremo. Aggiungo un’altra cosa: nonostante la cementificazione selvaggia della nostra Regione, non si hanno infrastrutture strategiche fondamentali. Guardiamo al sistema aeroportuale: già dai primi anni 2000 era previsto un aumento del traffico passeggeri dell’aeroporto di Bologna ma nessuno ha fatto nulla e i disagi quotidiani sono aumentati. Come primo atto, metterò al tavolo le società di gestione dei quattro aeroporti, l’Enac, il Ministero dei Trasporti e la Regione per un effettivo coordinamento affinché gli aeroporti siano al servizio della Regione e dei cittadini. Il trasporto ferroviario ha ricevuto un rilancio enorme con la realizzazione dell’A/V e auspico la realizzazione di quelle estensioni sulle tratte Bologna-Padova e Bologna-Rimini. Alcune scelte sono ancora incomprensibili, come la stazione interrata di Bologna, non giustificata e al contempo costosissima. Certamente lo sviluppo dell’A/V ha consentito di migliorare il servizio ferroviario locale, ma c’è ancora molto da fare soprattutto sulle tratte interprovinciali e su aree di rilievo, come ad esempio i lidi comacchiesi».
In questi settimane si è cominciato a festeggiare l’80esimo della Liberazione, il presidente Mattarella da Bologna ha sottolineato ancora una volta che la nostra Costituzione è «antifascista». Lei lo celebra il 25 aprile? Ha mai cantato «Bella ciao»?
«Certamente».
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