Ravenna, venerdì 29 l’inaugurazione di Palazzo Guiccioli: due musei fatti di parole e immagini con Byron e il Risorgimento protagonisti
Elena Nencini
Da venerdì 29 novembre sarà possibile visitare palazzo Guiccioli in via Cavour che ospita il Museo Byron e il Museo del Risorgimento (vedi box). Due musei vicini, legati da un filo rosso che è quello dell’idea di libertà, un percorso narrativo intermediale firmato dal noto gruppo artistico milanese Studio Azzurro, in cui il vero protagonista di questo progetto è il visitatore che, con la sua presenza e il suo gesto, attiva il racconto per suoni, video, voci, animazioni.
Il presidente della Cassa di Ravenna Antonio Patuelli, che ha fortemente voluto questo complesso museale ha dichiarato: «L’amore per Teresa portò Byron a trasformarsi – e, senza diventare un santo, cambiò vita: andava nella foresta pinetale a Ravenna e qui incontrava i Carbonari che lo salutavano in dialetto, ma dicevano di essere ‘americani’. Non lo erano ovviamente, ma lui, incuriosito da questa stranezza, approfondì la conoscenza fino ad aiutare quel movimento che fu la prima semina del Risorgimento dopo il Congresso di Vienna, per quel racconto che si sarebbe realizzato poi con Mazzini, Garibaldi e Cavour. In Palazzo Guiccioli si coniugano un’esigenza e un sogno: l’esigenza era quella del Comune, che aveva ereditato il Palazzo, di destinarlo a un uso adeguato; il sogno era quello di vederlo dedicato al suo più illustre abitante».
LA LIBERTA’ IL FILO CHE UNISCE
I curatori del museo Claudia Giuliani e Donatino Domini raccontano il percorso pensato per l’allestimento. A spiegare come è nata l’idea di questo progetto è Domini che fu curatore della mostra per il bicentenario della nascita di Lord Byron alla biblioteca Classense: «Grazie all’interessamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna siamo partiti dalla grande mostra del 1988 sul poeta inglese e dal museo del Risorgimento, collocato nel 2004 in San Romualdo, per creare una struttura di nuova generazione in cui i linguaggi si integrano, il linguaggio museografico della tecnologia si integra con quello tradizionale dell’allestimento espositivo, che raccontano attraverso parole e immagini, unendo tradizione e innovazione. Abbiamo così un museo narrante, interattivo con il visitatore che diventa autonomo nel rapportarsi all’oggetto. Ci saranno molto parole, anche solo citazioni poetiche o storiche. Si tratta di un museo letterario che attraversa tutto l’Ottocento e arriva a Garibaldi, alla storia d’Italia e ci fa capire che l’unità del nostro Paese non è solo epopea, ma ha comportato tanti sacrifici». Un concetto ribadito da Giuliani: «Il tema trainante è la lotta per la libertà, sentita da Byron e dai carbonari, l’unità d’Italia rappresentava l’indipendenza dagli austriaci».
Il museo del Risorgimento ribadisce Domini è un museo che: «Tiene conto di tutte le problematiche dell’epoca, ci sono oltre alle divise, anche i bandi, i proclami, gli editti, abbiamo cercato di far interagire il Risorgimento nazionale con quello ravennate. Vorrei sottolineare che il nostro museo ha poche armi rispetto agli altri sullo stesso tema. Abbiamo puntato su altri oggetti».
I CIMELI BYRONIANI
Giuliani evidenzia come il Museo Byron sia profondamente legato al fatto che nella Biblioteca Classense: «Si conservassero i cimeli sentimentali donati da Byron a Teresa, che li custodì gelosamente, ho una particolare affezione ai medaglioni con le ciocche di capelli, che sono molto suggestivi, i ritratti in miniatura, il cestino in cui lei conservava le lettere dell’amato, le lettere stesse, tutte pubblicate e che sono rimaste patrimonio della biblioteca, lo scrittoio, le prime edizioni dei libri di Byron. Sono libri che raccontano essi stessi una storia: per esempio uno di questi volumi è appartenuto a un circolo femminile inglese dell’Ottocento, con le firme delle signore. Capiamo dai libri anche i modelli letterari di Teresa, come Corinne di madame de Staël che aveva affascinato profondamente Teresa tanto che Byron la prendeva in giro, ma testimonia anche la volontà di autonomia e di liberazione della contessa. Volevamo suscitare l’immagine di un pezzo di vita dei nostri protagonisti: per questo il percorso è una sorta di viaggio a cominciare dalla prima stanza con tutte le edizioni di Byron, mentre la seconda rappresenta Venezia, l’incontro tra Teresa e Byron grazie anche ai racconti multimediali di Studio azzurro, che rimandano aii vari luoghi che il poeta vide nella città lagunare».
La storia in ben 450 oggetti
Accanto al percorso del Museo Byron a palazzo Guiccioli si sviluppa quello del Museo del Risorgimento: 450 oggetti tra dipinti, sculture, fotografie, armi e divise, medaglie, senza contare carteggi, editti, bandi e molto altro provenienti dalle collezioni risorgimentali della Collezione Guerrini della Biblioteca Classense, e dalle raccolte su Garibaldi di Fondazione Spadolini Nuova Antologia e Fondazione Bettino Craxi, concesse in deposito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Come nel Museo Byron, la narrazione intermediale è di Studio Azzurro: il percorso parte con l’età napoleonica - che è anche quella di Byron - e prosegue fino all’Unità, per terminare con una sezione dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e della moglie Anita, che spirò proprio in queste terre durante la “trafila” garibaldina. La sezione dedicata all’eroe dei due mondi è costituita dalle collezioni private di due grandi ammiratori di Garibaldi, i due presidenti del Consiglio del secondo Novecento, Giovanni Spadolini e Bettino Craxi, il primo come simbolo delle virtù repubblicane e l’altro come protagonista del socialismo umanitario.
Il restauro importante dell’immobile
Una vicenda cominciata 12 anni fa quella di palazzo di Guiccioli quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna acquista, nel 2012, l’edificio di via Cavour dal Comune di Ravenna. Dopo un puntuale restauro la Fondazione Cassa inaugura venerdì 29 novembre il Museo Byron, il Museo del Risorgimento e anche il Museo delle bambole ospitati sui due piani del palazzo, 2220 metri quadri e ventiquattro sale. La scelta del palazzo nasce dal fatto che proprio il poeta inglese, simbolo del Romanticismo, visse in queste stanze fra il 1819 e il 1821, seguendo a Ravenna l’amata Teresa Gamba, moglie del conte Alessandro. Un palazzo ritornato agli antichi splendori grazie al restauro realizzato da Aurea Progetti di Ravenna, con il Laboratorio del restauro di Ravenna per le superfici lapidee, che ha portato alla luce anche alcuni affreschi commissionati dallo stesso Byron per lo studiolo. Dalla corte d’onore si accede ai locali della biglietteria, del guardaroba, del bookshop, della caffetteria e del ristorante e vineria. La Taverna Byron occupa le cantine dove il Lord nascondeva le armi acquistate per la Carboneria con la complicità di Ruggero e Pietro Gamba (padre e fratello di Teresa) e dove ora c’è la caffetteria alloggiava il piccolo zoo che Byron portò con sé da Venezia, inclusi i cavalli con cui al mattino si recava nella pineta.