Ravenna, Costa Concordia, 10 anni fa il disastro, Bartolotti (Micoperi) ricorda il recupero

Emilia Romagna | 14 Gennaio 2022 Economia
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Elena Nencini
All’alba del 14 gennaio 2012 – esattamente dieci anni fa –  ai soccorritori, ai giornalisti e a quanti altri arrivarono all’isola del Giglio apparve la grande nave Concordia della Costa Crociere, affondata dopo un urto sugli scogli durante la sera del 13 gennaio. 32 i morti, una condanna a 16 anni per il comandante della nave Francesco Schettino accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio colposo e abbandono della nave.
La gara d’appalto per la rimozione del relitto della nave dall’isola del Giglio fu vinta dall’azienda ravennate Micoperi, in collaborazione con la società statunitense Titan Salvage. 
La rimozione del relitto della Costa Concordia ha avuto un’eco incredibile non solo nel settore Oil&Gas ma anche tra l’opinione pubblica di tutto il mondo e rappresenta l’operazione di recupero più complicata mai realizzata nella storia marittima. Questo progetto infatti presentava molteplici sfide poiché la nave era incagliata in un ambiente marino protetto. Il progetto si è concluso con un processo in due fasi (rotazione e rigalleggiamento) mai effettuato prima in tale scala.
Ecco il racconto di Silvio Bartolotti, patron di Micoperi, dieci anni dopo.
Cosa le resta di quella grande operazione?
«Resta tutto. E’ stato un progetto che ha fatto il giro del mondo, nessuno pensava che fosse realizzabile e invece ce l’abbiamo fatta, siamo stati un’azienda che ha dimostrato al mondo il giusto valore delle cose. E’ un progetto che passerà alla storia non solo come capacità di realizzare un’opera, ma anche per il nostro team».
Cosa l’ha indotta a realizzare quel progetto?
«Determinazione e amore perché sono gli unici elementi che servono ad affrontare le sfide del mondo. Hanno partecipato grandi personaggi, grandi ingegneri, una squadra fantastica che ancora oggi riceve il riconoscimento dal mondo intero. Ancora tutto il mondo ci invidia per quello che abbiamo fatto. Il capo della protezione civile Franco Gabrielli, che ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Ravenna, è stata una delle più belle persone che ho incontrato in questa avventura. Uomini determinanti che amano la nostra nazione e la nostra bandiera, l’italianità che è un valore assoluto. Continuo a credere nella nostra nazione e a spandere l’italianità nel mondo». 
In questi dieci anni Micoperi ha avuto anche delle difficoltà...
«Sono stati 7 anni di crisi che hanno messo in difficoltà il mondo intero, ma noi siamo ancora vivi e stiamo ricominciando a lavorare a livello globale».
Il progetto di recupero della Costa Concordia vi ha aiutato dal punto di vista professionale?
«Assolutamente no, non ho mai pensato che potesse dare vantaggi. Sapevo quali erano gli svantaggi: ho dedicato a questo progetto tante forze che avrei potuto utilizzare in modo diverso. Il settore petrolifero non ha bisogno di pubblicità, siamo 10 o 15 imprese a lavorare nel nostro settore, siamo rimasti in pochi, Micoperi ha una storia che abbiamo solo noi ed il mondo intero lo sa». 
Se oggi dovesse affrontare una sfida di quel tipo lo farebbe in maniera diversa? 
«Mi è stato chiesto se avrei rifatto quello che ho fatto, ma ho risposto ‘no, a meno che non si ripresentasse un progetto ove viene nuovamente messo in campo il valore nazionale».
Come avvenne la partecipazione al recupero della nave?
«Furono gli americani della Titan Salvage a contattarci, dissero che non avrebbero partecipato senza l’appoggio di una ditta italiana. In quel momento all’estero gli italiani erano tutti divenuti degli Schettino, bisognava dimostrare che l’Italia era una cosa diversa. Ci abbiamo provato facendo un progetto tutto italiano, con uomini che conoscono bene l’unità di misura della fatica, che sanno cosa vuol dire lavorare in mare e per il mare: da soli nella vita non si va da nessuna parte».
Quando si è emozionato di più?
«L’emozione più grande è stato il giorno in cui la nave è partita galleggiando verso il porto di Genova. Due lacrime le ho fatte anche io. Gli inconvenienti nei due anni e mezzo che siamo stati lì sono stati veramente tanti. Anche perché dopo il galleggiamento e il trasferimento della Concordia, abbiamo fatto la più grande operazione di bonifica che nessuno aveva mai fatto: abbiamo pulito quel mare come prima dell’incidente. Anzi meglio, abbiamo ripulito un parco nazionale protetto in tre anni. In pratica siamo stati lì da luglio 2012 a luglio 2018».
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