Lugo, Somma (Demetra Lugo): «108 donne aiutate quest’anno con un +17%»
Marianna Carnoli
Tra l’1 gennaio e il 20 ottobre 2024 si sono registrati 89 femminicidi in Italia, secondo i dati del Ministero dell’Interno. I dati segnalano un calo del numero delle vittime che da 100 del 2023 scende a 89 (-11%). Anche i delitti commessi in ambito familiare e affettivo fanno rilevare una diminuzione del numero delle vittime che da 82 scende a 77 (-6%). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, anche il numero dei femminicidi commessi dal partner o ex partner, che da 53 passa a 48 (-9%). In occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo voluto fare il punto con le associazioni antiviolenza del nostro territorio.
Dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024 il Centro antiviolenza Demetra con sede in corso Garibaldi, 116 a Lugo ha accolto 108 donne, tra queste 97 donne avevano subito violenza, 8 hanno telefonato per motivi non legati a problemi di violenza e per 3 non è stato possibile rilevare il dato. Rispetto al 2023 c’è un aumento del 17%. Considerando le 97 vittime di violenza di quest’anno 70 sono stati contatti nuovi mentre 27 erano donne che stavano continuando il percorso dall’anno precedente. Delle nuove donne accolte, 34 sono italiane e 34 sono straniere, di 2 donne non è stata rilevata la provenienza o la nazionalità. Di queste 39 hanno subito violenze fisiche, 22 violenze economiche, 3 violenza sessuale, 64 violenza psicologica. L’età media è dai 30 anni in su.
Sono cambiate negli anni le tipologie di violenza?
«La violenza psicologica rappresenta il 70% dei casi- precisa Nadia Somma, responsabile del centro Demetra- le donne ci spiegano di subire denigrazione, controllo, isolamento dalla rete familiare e molte vengono costrette a lasciare il lavoro o perché non sanno a chi affidare i figli o perché il maltrattante le spinge a farlo e così può controllarle anche economicamente. La violenza psicologica non è meno grave di quella fisica, più facile da rilevare perché lascia segni sul corpo anche se, purtroppo, casi simili non vengono ritenuti ad elevato rischio. Molto grave anche la violenza economica: dai dati Istat è emerso che una donna su tre, in Italia, non ha un conto corrente intestato, molte vengono mantenute dal partner, altre versano il loro stipendio sul conto del proprio compagno che, così, riesce a mantenere le donne in una situazione di subalternità e dipendenza. La violenza sessuale, invece, spesso non viene percepita come tale: tante donne accettano il sesso per evitare di essere insultate o ricattate dal punto di vista economico e la vedono come violenza solo quando c’è costrizione fisica». Somma segue il centro Demetra dal 1991 e, negli anni, ha rilevato un aumento del consumo di alcol nei maltrattanti. «Sono cresciute le denunce delle donne di abuso di alcol e sostanze, anche occasionale, da parte degli uomini. In diversi paesi europei ubriacarsi è un modo di socializzare dunque non viene percepito come “pericoloso” dalle donne. Certo è che in un uomo che ha già caratteristiche da prevaricatore l’abuso di sostanze amplifica l’impatto della violenza».
Il lavoro che fate nelle scuole per la gestione dell’affettività è importante, ma pensa che famiglie e istituzioni dovrebbero fare di più?
«Da anni le operatrici di Demetra vanno nelle scuole medie e superiori del territorio per sensibilizzare sul problema della violenza contro le donne, del bullismo e degli stereotipi e pregiudizi sessisti e omofobi. Quest’anno abbiamo realizzato laboratori con 480 studenti e studentesse delle scuole medie del territorio e 44 ore di formazione con gli studenti e le studentesse delle terze classi, al Liceo Scientifico Statale Ricci Curbastro, e all’Istituto Ipsia, Compagnoni e allo Stoppa, lavorando complessivamente con 440 studenti e studentesse. Crediamo nell’importanza di questi interventi nei quali cerchiamo di dare strumenti critici ai ragazzi, ma poche ore sono una goccia nel mare. Servirebbero, invece, laboratori fatti da insegnanti formati che affrontino, dalle elementari alle superiori, sessismo, razzismo, omofobia con moduli diversi in base all’età degli studenti. Il Ministero dell’Istruzione dovrebbe farsene carico perché finchè l’omosessualità verrà vista come devianza, finchè sarà giudicato corretto dare della troia ad una ragazza che ha comportamenti discutibili secondo la morale o se gli stessi politici continueranno ad esprimersi con il linguaggio dei bulli, allora la violenza di genere non verrà mai sconfitta. Il 25 novembre, in Prefettura firmeremo, insieme ai Centri antiviolenza Linea Rosa ed SOS Donna, alle forze dell’ordine, ai servizi sociali e ad altre Istituzioni, il protocollo di intesa per la prevenzione ed il contrasto ai fenomeni di violenza di genere e bullismo».