I motivi del voto: nelle elezioni di domenica 26 in gioco i valori dell’antifascismo

Manuel Poletti* - Serve un voto per un’Europa più riformista e socialmente giusta e contro il tentativo di spallata «sovranista» che spaventa e fa ricordare tempi bui. Dopo una campagna elettorale mai finita e sempre urlata dal 4 marzo 2018 in poi, domenica 26 maggio si vota per eleggere il nuovo Parlamento europeo e moltissimi sindaci e consigli comunali, anche romagnoli, in particolare in 14 Comuni della provincia ravennate.
La posta in gioco è molto alta su tre fronti. Il primo, a livello europeo si capirà se «l’ondata nera» che alza muri e filo spinato, che tenta di chiudere porti, che lascia morire in mezzo al mare poveri migranti, che vuole ribaltare le istituzioni europee (certo, da riformare), avrà la meglio sul fronte più europeista che tiene insieme il cattolicesimo democratico al riformismo delle grandi democrazie nord europee. L’Europa a 28 è un «animale» con molte sfumature, ma indietro non si può certo tornare se ci si deve confrontare con colossi come Usa e Cina.
Il secondo, in palio c'è la tenuta del governo «gialloverde» italiano, sempre più litigioso e ripiegato su stesso. Vedremo se la Lega di Salvini diventerà davvero il primo partito in Italia e se i 5 Stelle si scioglieranno dopo un anno di figuracce. Capiremo, anche, se il fronte democratico avrà un sussulto e potrà essere di nuovo alternativa di governo dopo la batosta del 4 marzo 2018.
Infine la partita dei sindaci, dove invece il centrosinistra si presenta almeno in Romagna come favorito. Sarebbe davvero un brutto risveglio se anche nelle amministrazioni locali passasse il vento del cambiamento "gialloverde". Imola insegna, occhio.
*Direttore «Setteserequi»