Forlì, il 2023 di Cia Conad, parla l'ad Panzavolta: «Cresciamo più dell’inflazione, bene l'operazione Auchan, a Ravenna rinnoveremo la zona Darsena»

Manuel Poletti - «Attenzione ai soci e ai consumatori, sono stati anni delicati per via dell’elevata inflazione, ma Cia Conad ne sta uscendo bene. L’operazione Auchan è “digerita” e ci ha permesso di raddoppiare quasi il livello dei ricavi. Puntiamo sempre più sugli investimenti green, non si può tornare indietro, gli effetti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti, in Romagna quest’anno ne abbiamo pagato un dazio pesante». Luca Panzavolta amministratore delegato di Cia Conad, che da pochi giorni ha inaugurato il nuovo quartier generale a Forlì, analizza così gli ultimi dodici mesi, con un occhio rivolto al futuro.
Panzavolta, l’andamento dei consumi degli ultimi due anni, segnati dall’inflazione, è in leggero calo, premiati nei supermercati soprattutto i prodotti a marchio. Condivide questa analisi dal suo osservatorio?
«A grandi linee sta andando così. Il 2023 è stato un anno complicato perché l’inflazione per il secondo anno consecutivo si è attestata intorno all’8%, a parte gli ultimi due mesi, così i costi dei consumi sono cresciuti del 16%-17% in due anni. Da una parte c’è stata la crescita dei fatturati per la lievitazione dei prezzi, mentre dall’altra c’è stata soprattutto una diminuzione dei volumi di vendita. La clientela è stata più attenta, sono state fatte più spese durante la settimana, così c’è stato meno spreco e meno accumulo e sono stati premiati i prodotti a marchio, in forte crescita. In generale il mercato Italia è cresciuto del 6%, ma si è trattato in realtà di una diminuzione tenendo conto dell’inflazione all’8%».
Che 2023 è stato per Cia Conad?
«In questo quadro Cia Conad cresce di oltre il 9% (in omogeneo), la cooperativa sta tenendo bene in anni delicati, di fatto siamo in leggera crescita, tenuto conto dell’inflazione. Per Conad l’investimento sui prodotti a marchio è stato fondamentale, oggi infatti vale il 40% del nostro venduto, mentre un altro elemento che ci sta dando buoni risultati è l’investimento fatto per mantenere prezzi convenienti continuativi su molti prodotti, a discapito di offerte spot che in questo momento non sono premianti».
L’ascesa dei Discount, anche in Romagna, è in frenata? L’impressione è che il mercato dei supermercati inizi ad essere saturo...
«La loro crescita è inferiore al 6% del mercato, l’inflazione come dicevamo per quasi tutto il 2023 è stata superiore, quindi, è vero, stanno rallentando. Tra l’altro, per i Discount, l’effetto inflattivo è ancora più potente, tenendo conto della tipologia di prodotti che propongono, con meno markenting e comunicazione sul prezzo. Secondo, inizia ad esserci, dopo tante aperture, un effetto saturazione, questo è possibile. In generale comunque Conad è il primo gruppo, secondo il gruppo Selex, terza la Coop, quarti il segmento discount, quinta Esselunga».
Conad Cia ha finito di «digerire» l’acquisto della catena Auchan? Come?
«Con la conclusione del 2023 possiamo dire di aver terminato un triennio nel quale abbiamo assorbito l’acquisto di Auchan. Dal 2024 in avanti infatti parleremo di rete unica a livello interno, mentre fino ad oggi per analizzare gli andamenti distinguevamo ancora i nominativi. Grazie ad Auchan noi ci siamo rafforzati molto nelle Marche. Poi, certo, in alcune zone del nord abbiamo fatto più fatica ad allinearci ed abbiamo svolto anche ristrutturazioni importanti dei supermercati. Conad Cia oggi arriva a 3 miliardi di ricavi, di cui 600 milioni arrivano dai negozi ex Auchan, in pochi anni di fatto abbiamo raddoppiato il nostro fatturato, è stato un bel salto, ma siamo stati al passo bene».
Quali sono le zone dove Conad Cia punta a rafforzare ancora la sua rete? Nel nord est?
«In questi ultimi anni abbiamo fatto investimenti importanti su tutta la nostra rete, anche in Romagna, oltre all’operazione Auchan. I margini di miglioramento maggiori sono nel nord-est, dove abbiamo pochi punti vendita rispetto ad altri territori. Valuteremo per bene ogni opportunità che ci si presenterà per rafforzare la nostra presenza anche in quel territorio».
Nel piano triennale degli investimenti di Cia Conad un capitolo importante riguarda la Darsena di Ravenna, con il recupero e il rilancio dell’ex area Cmc. Come diventerà e in che tempi?
«Il nostro intervento a Ravenna ha l’obiettivo di dare una svolta definitiva al rilancio della zona Darsena. L’operazione sull’ex sede Cmc vede l’iter amministrativo nella sua fase finale. E’ già in corso da parte nostra l’intervento di bonifica dell’intera area, poi partirà l’intervento generale di urbanizzazione, la parte specificatamente residenziale la lasceremo a soggetti più esperti del settore. Per quanto riguarda la parte commerciale, puntiamo all’apertura del nuovo negozio, un Super Store Conad, tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026».
Investirete molto anche sul capitolo magazzini. Dove e quanto?
«Complessivamente investiremo circa 100 milioni di euro per tre interventi molto rilevanti: il primo a Martellago, in provincia di Venezia, poi a Fano e a Forlì. In tutti e tre i casi di fatto rifaremo l’area magazzini, cruciali per i territori».
Sempre più interventi nei vostri punti vendita sono «green»?
«Decisamente, nei nostri negozi abbiamo negli ultimi anni installato sempre più impianti fotovoltaici e non solo. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, l’alluvione insegna, tutti gli interventi utili vanno fatti, non si può più rimandare».
A questo proposito, l’alluvione in Romagna del maggio scorso, oltre ai numerosi morti e ai miliardi di danni, che insegnamento ci ha lasciato?
«L’alluvione lascia un insegnamento duro e chiaro: la natura vuole sempre il suo spazio e lascia sempre il suo dazio, noi dobbiamo tornare a portarle rispetto. Purtroppo l’antropizzazione di molti ambienti è sotto gli occhi di tutti, il rischio è che possano esserci altri disastri come l’alluvione. Il problema a questo punto non è di immediata risoluzione, ma dobbiamo invertire subito la rotta, questo è inevitabile».
L’alluvione ha rafforzato anche un’altra sensazione: la solidarietà in Romagna è nel dna di tantissimi, anche giovani, o no?
«Assolutamente. Che la Romagna sia terra di solidarietà, non lo scopriamo oggi, ma l’esempio di tantissimi giovani volontari è stato un segnale molto forte e positivo, per qualcuno, forse, anche inaspettato. Poi anche la cooperazione in senso lato ha dato un grande esempio, stando sempre vicina alle sue comunità. Però non basta la solidarietà, adesso bisogna davvero invertire la rotta per “frenare” il cambiamento climatico e le sue degenerazioni».