Faenza, Dal Pane (Sos Donna): «Sono 185 i casi nel 2024, sono sempre di più le over 70 che accogliamo»

Emilia Romagna | 25 Novembre 2024 Cronaca
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L’associazione Sos Donna Odv, Centro Antiviolenza del territorio dell’Unione della Romagna Faentina con sede in via Laderchi a Faenza è attiva dal 1994. In convenzione con l’Unione della Romagna Faentina. Dal 2000 l’Associazione gestisce il Servizio Fe.n.ice (Female Network Service), centro di ascolto e prima accoglienza per le donne in stato di disagio e maltrattate; dal 2015 segue lo Sportello di ascolto del Comune di Riolo Terme e dal 2019 lo Sportello Antiviolenza Alba, a Savignano, nel territorio dell’Unione del Rubicone e Mare. 
Nel 2024 quante donne sono passate dalle vostre case protette o hanno chiesto aiuto? 
«Le donne che, complessivamente, abbiamo accolto dal 1° gennaio al 31 ottobre di quest’anno sono 185 di cui 44 allo sportello di Savignano e 12 in più rispetto allo scorso anno nella Romagna faentina- ha spiegato l’ex volontaria ed oggi presidente dell’associazione, Silvia Dal Pane. Nelle nostre sei case (una dev’essere ancora sistemata dopo l’alluvione ndr) oggi tutte piene, abbiamo ospitato 14 donne con 16 figli per un totale di 3435 notti. L’età media spazia tra i 30 e i 49 anni e abbiamo notato come le ragazze più giovani prendano coscienza prima rispetto al passato di vivere in una relazione tossica e cercano il nostro aiuto per interromperla. Dall’altro lato, stiamo accogliendo anche diverse donne over 70, due quest’anno, che hanno subìto anni di violenze pensando fosse la “normalità” e che diventando più aggressivo il marito invecchiando, non sono più in grado di sopportare».
Sono cambiate le tipologie di violenza?
«Quella psicologica è sempre la principale, sommata, in una buona parte dei casi a quella fisica. Quella sessuale, invece, emerge solo dopo diversi colloqui in Associazione: chi vive in una relazione violenta tende a concedersi al proprio compagno per non dover subire ulteriori recriminazioni. Ci sono, invece, diversi tipi di violenza economica: dal compagno che impedisce alla donna di lavorare a quello che pretende che lei versi il proprio stipendio su un solo conto intestato a lui, magari utilizzando come scusa le elevate spese bancarie nell’avere due conti». 
In crescita anche la violenza digitale... 
«Gli adolescenti stanno molto sui social che usano, spesso, anche per comunicare al posto delle telefonate, la comunicazione digitale, però, è deviata e capita che si faccia girare la foto di un’amica o di un ex fidanzata come forma di discriminazione. Quella digitale è una forma di violenza che si sta diffondendo non solo tra i giovanissimi: c’è chi installa un’applicazione nel cellulare della moglie per monitorarne gli spostamenti, chi chiede alla propria compagna una foto del luogo in cui si trova o del vestito che indossa». 
Il lavoro che le associazioni fanno nelle scuole è importante, ma pensa che famiglie e istituzioni dovrebbero fare di più?
«Purtroppo i centri antiviolenza non vanno in tutte le scuole e sarebbe utile avere una pluralità di voci, anche maschili. Con i ragazzi, poi, si dovrebbe trattare non solo la violenza di genere, ma, più in generale, il rispetto nelle relazioni con laboratori ad hoc tenuti da personale formato ed inseriti nel programma scolastico. Il tabù della relazione tra uomo e donna non è ancora stato superato: nessun governo né di destra né di sinistra ha ancora avuto il coraggio di prendersi in carico l’educazione dei cittadini introducendo un corso specifico nelle scuole. Decenni fa è stato infranto il tabù dell’analfabetismo, la scuola è diventata obbligatoria e s’è smesso di dare per scontato che il figlio di un ricco dovesse studiare mentre quello di una persona più povera potesse solo andare a lavorare.  Penso a ciò che potrebbero fare le istituzioni perché sulla famiglia sono più scettica: sarebbe il luogo principe dove “respirare” ciò che è giusto fare, ma ce ne sono ancora tante patriarcali dove la casa viene gestita solo dalle donne, la madre e le figlie, altre disfunzionali dove i figli si sono “salvati” solo uscendone da adulti. Famiglie dove temi quali la parità di genere, l’omosessualità, il bullismo vengono visti nella maniera sbagliata. Se il governo non entra a gamba tesa nelle scuole introducendo ore di educazione alla relazione non penso se ne verrà fuori». (m.c.)
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