In mostra alle Pescherie di Lugo ventidue opere di Giuseppe Tampieri

Bassa Romagna | 01 Aprile 2018 Cultura
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Sandro Bassi
Per quanto belli siano i dipinti e le sculture, lo spettacolo di questa mostra sta forse ancora di più nei disegni: sei nudi femminili a matita e carboncino di prorompente, raffinatissima sensualità. Altro aspetto di consolante concretezza, specie in tempi come questi, è che 22 opere, dopo la mostra, resteranno a Lugo e andranno ad arricchire la raccolta nell’ex convento del Carmine, accanto ad altri maestri del Novecento come Claudio Neri e Luigi Varoli.   
Giuseppe Tampieri nacque a Lugo nel 1918 quasi per caso: la madre era sfollata presso i genitori lughesi dopo aver partecipato alle proteste pacifiste in piazza a Faenza per la disfatta di Caporetto (fu lo stesso sindaco, Camangi, a consigliare a molte donne di sparire per qualche mese). La formazione artistica e umana di Tampieri è faentina (Scuola comunale di Disegno) e poi fiorentina (Istituto d’Arte), legata a maestri come Roberto Sella per la pittura e Francesco Nonni per la plastica; a costoro va naturalmente aggiunto il grande Libero Andreotti, toscano, per la scultura. Tuttavia nella sua lunghissima vita, Tampieri aveva allacciato più di un legame con la città di Lugo, legame che ora si rinsalda definitivamente.
In mostra ci sono dipinti coi famosi autoritratti affiancati da conturbanti figure femminili, tipicamente anni ’60 e ’70, paesaggi mediterranei (Spagna, Sardegna, ma anche Firenze e Comacchio) e diverse sculture in legno, pietra, gesso e cera, a riprova della versatilità dell’autore. Sostanzialmente classico, squisitamente figurativo, pur avendo mentalità aperta e una curiosità onnivora che lo portava ad aggiornarsi su tutte le novità artistiche, Tampieri non si è mai cimentato con l’astratto né tantomeno con le spericolatezze delle avanguardie. In scultura ha guardato ad Arturo Martini e soprattutto Marino Marini, in pittura si è sempre mantenuto su una perfetta coerenza formale, basata sulla pratica assidua del disegno, secondo una disciplina addirittura da Cenacolo Baccariniano, di cui va comunque considerato un erede, forse il migliore. Negli ultimi anni Tampieri ha guardato anche alla grande pittura barocca delle nature morte e ne sono prova, qui, Tavola di cucina e Rosticciata, entrambe del 2006).
Di Tampieri andrà ricordata anche la lungimiranza e sensibilità culturale, cosa che lo portò ad organizzare non solo cenacoli e mostre (memorabile quella del ceramista picassiano Guido Gambone), ma anche, nell’immediato dopoguerra, recuperi, restauri e salvataggi di opere d’arte conservate nel faentino. Va detto infine che anche stavolta la bellezza del contenitore si sposa coerentemente con quella del contenuto.

Alle Pescherie della Rocca di Lugo fino all’8 aprile; a cura di O. Piraccini e D. Serafini. Giovedì e venerdì dalle 15.30 alle 18.30; sabato e domenica 10-12 e 15.30-18.30.   
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