Lo chef Bottura a Faenza: «Enogastronomia, turismo e agricoltura per farci svoltare»

Massimo Bottura, lo chef più famoso (e stellato) d’Italia, volto degli chef ambassador di Expo 2015, sarà martedì 12 maggio a Faenza per presentare il suo libro «Vieni in Italia con me» al ridotto del Teatro Masini (ore 21), evento anteprima di «Buongiorno ceramica».
Com’è nata l’idea di «Vieni in Italia con me»?
«Sono tanti anni che ci pensavo, ma ogni volta gli appunti mi sembravano vecchi. Nel mio futuro c’è sempre il futuro: è una condanna, ma anche il bello della mia vita. Poi una notte particolare, chiacchierando per telefono con un grande cuoco che stimo molto, mi ha detto: ‘Basta Massimo, devi scrivere un libro’».
Perché lo consiglierebbe?
«Perché è un libro sulla creatività con anche delle ricette di cucina. Voglio far capire il processo creativo dei piatti che sono un gesto intellettuale, un atto d’amore».
Che cosa si aspetta da Expo?
«Cosa sarà Expo. Ora mi aspetto tutto dopo averlo visto. Che fine hanno fatto gli ‘Expo scettici’ dopo l’apertura? Ho visto gente di tutto il mondo con voglia di condividere. Basterebbe la visita al padiglione della Santa Sede davanti all’Ultima cena di Tintoretto per ripagare il costo del biglietto. Sarà un’esposizione grandiosa e positiva».
A che livello è la cucina romagnola?
«Rispetto a dieci o vent’anni fa ha avuto un’evoluzione mostruosa: è cresciuta tantissimo grazie a tanti ottimi cuochi, molto preparati. Quello che mi fa ancora arrabbiare sono gli alberghi della Riviera. Quando sento dire dal presidente di Federalberghi che il salame tipo Milano e il Nero d’Avola sono i prodotti che vanno per la maggiore perché sono i più richiesti dai turisti tedeschi, mi viene il latte alle ginocchia».
Su cosa dovrebbe maggiormente puntare?
«Non ho dubbi: su qualità e territorialità. Il futuro è nella qualità e non nei grandi numeri».
Quali prodotti tipici della Romagna ama di più?
«Ha uno dei formaggi più buoni d’Italia: il Pecorino di Fossa è uno dei miei preferiti, impazzisco. Ma non vorrei ridurre a un solo prodotto la ricchezza di questo territorio. Ha molti altri prodotti validi. Poi la Romagna mi sta stretta».
Cioè?
«Su certi argomenti bisogna ragionare su tutto l’ambito regionale: l’Emilia Romagna ha un potenziale enorme. Possiamo veramente diventare la nuova Catalogna. Per fortuna abbiamo avuto grandi presidenti come Vasco Errani, e mi sembra che oggi Bonaccini sia sulla stessa lunghezza d’onda, che hanno creduto e hanno percorso questa direzione».
Il futuro di questo territorio per che cosa passa?
«Dalla valorizzazione di enogastronomia, turismo e agricoltura».
Christian Fossi
economia@settesere.it