I «Quattro venerdì in Biblioteca» di maggio sono uno - non l'unico - dei nuovi stimoli con cui la Biblioteca comunale Manfrediana intende aprirsi ulteriormente alla cittadinanza. I frequentatori sono comunque parecchi perché l'istituto è tradizionalmente fra i più amati dai faentini, ma nulla vieta di organizzare altre iniziative oltre a quelle di «normale» amministrazione.
«La Biblioteca mantiene certamente i suoi ruoli primari: conservazione e servizio - spiega Daniela Simonini, direttrice insediatasi da un paio di mesi - ma questi possono, e direi quasi devono, essere affiancati da proposte nuove. Non "eventi" in senso mondano, anche perché i pochissimi fondi a disposizione non ce lo consentirebbero neppure, ma semplici inviti alla comunità»
E gli scopi saranno più di uno, immaginiamo....
«Sì. Fondamentalmente promozione della lettura come strumento insostituibile di crescita intellettuale: crescita dello spirito critico, della coscienza civile, dell'apertura mentale. E' ovvio che riteniamo che il libro non possa mai passare di moda, malgrado le nuove tecnologie che secondo noi devono porsi come complementari - e non antagoniste - alla lettura del classico libro cartaceo. Più in generale intendiamo promuovere la Biblioteca come luogo di cultura, di aggregazione, di ricreazione mentale. Mi spiego meglio con qualche esempio: intendiamo proseguire e potenziare le proiezioni cinematografiche serali qui in Sala Dante come abbiamo già fatto per particolari ricorrenze come la Shoah o la Liberazione e vorremmo anche sviluppare le mostre e i convegni. Quindi, non solo presentazioni di libri, che, per quanto pertinenti al ruolo di una biblioteca, rischiano di apparire come "le solite cose". Vogliamo raggiungere i più diversi utenti attraverso i più diversi canali: per fare un altro esempio, abbiamo fatto e faremo varie iniziative in occasione del centenario dei "Canti Orfici" sia perché crediamo sia un invito a leggere Dino Campana, sia - soprattutto - perché costituiscono stimoli culturali forti».
A proposito di Campana, la prossima mostra di giugno, alla Molinella, sarà l'occasione per mostrare anche i «reperti» campaniani, di cui la Manfrediana è una delle principali custodi, vero?
«Sì, o meglio: i nostri tesori campaniani in senso stretto - cioè le tre edizioni originali dei ‘Canti Orfici’, unitamente a vari documenti e contributi editoriali - li abbiamo già esposti nella saletta-mostre al primo piano. E' un'esposizione piccola ma significativa, tuttora in corso e visitata. Ma per ‘aprirci’ anche con altri strumenti abbiamo pensato di cercare la collaborazione con altre realtà: pubbliche - ed è il caso del Centro Studi Campaniani di Marradi, che cortesemente ci presterà dipinti, foto d'epoca, ulteriori documenti, o della Pinacoteca Comunale faentina con cui stiamo realizzando un itinerario urbano corredato di targhe permanenti - oppure private, ed è il caso della Libreria Bertaccini o della Pro Loco Faenza con cui prevediamo l'organizzazione di iniziative comuni. Lo scopo è insomma quello di ripetere - e magari migliorandoci, si capisce - le iniziative fatte per Caffarelli lo scorso anno: anche in quel caso, non solo libri o spartiti, ma concerti dal vivo, conferenze e una mostra storico-artistica documentaria».
Un’ultima domanda invece sul contenitore-biblioteca: a quando il restauro del chiostro?
«Bella domanda. E’ noto come questo non sia affatto un buon momento per i fondi comunali e però io non dispero che tra poco si possa partire: a stralci, a piccoli passi, ma insomma i lavori sono indispensabili anche perché se no tra poco ci crolla tutto addosso. Avere il chiostro restaurato ci servirebbe sia per guadagnare un po’ di spazio - di cui abbiamo disperato bisogno - sia per poterlo utilizzare d’estate per ulteriori iniziative visto che è bellissimo. Una volta restaurato si potrebbe configurare come luogo ideale di aggregazione culturale per Faenza».
Sandro Bassi
Gli incontri di maggio
Nel mese di maggio la biblioteca Manfrediana di Faenza proporrà eventi letterari e non solo. Il primo appuntamento, Il best-seller romagnolo dimenticato. Il figlio del cardinale di Ethel Lilian Voynich di venerdì 9 maggio, sarà con uno dei romanzi di ambientazione italiana più letti e conosciuti nel mondo, ma paradossalmente ignoto nei luoghi in cui si svolge la vicenda: Brisighella e Faenza. Il figlio del cardinale della scrittrice irlandese Ethel Lilian Voynich, pubblicato per la prima volta in Inghilterra e negli Stati Uniti nel 1897, ha avuto e ha tuttora grande successo in Cina, Vietnam e Cuba. Nell’Urss era una lettura obbligatoria. A raccontarne lo stile e la fortuna critica saranno Alessandro Farsetti, traduttore e curatore dell’edizione 2013 (Castelvecchi), e Stefano Piastra, professore alla Fudan University di Shanghai e studioso di geografia culturale.
Il 16 maggio frammenti di sequenze cinematografiche e grandi colonne sonore disegneranno le Sinfonie di una città - Ritratti urbani della musicologa Elisabetta Righini. Un percorso culturale alla scoperta degli stili di vita, delle memorie e delle atmosfere di Berlino e New York, raccontate attraverso le intersezioni tra musica, cinema, letteratura, arti visive e filosofia.
Il 23 maggio tornerà a Faenza Cristiano Cavina, lo scrittore di Casola Valsenio che presenterà l’ultimo romanzo Inutile Tentare Imprigionare Sogni, gettando però uno sguardo su tutta la sua carriera, dal successo clamoroso di Nel paese di Tolintesàc alla consacrazione del Festivaletteratura di Mantova che lo scelse come rappresentante dei giovani scrittori italiani portandolo nei più importanti Festival letterari d'Europa.
Concluderà questo ciclo di incontri il 30 maggio Josefa Idem, la campionessa mondiale e olimpica di canoa, che ha recentemente pubblicato su Mondadori il libro autobiografico Partiamo dalla fine. Successi e sconfitte nella vita e nello sport sono solo questione di metodo.