CINEMA | Alberto Donati è il primo ravennate ammesso alla sezione europea dei «Corti da sogni»

Un soldato corre a perdifiato nella campagna, tutt'intorno si sentono le bombe e gli spari dei nemici. Che però sono invisibili. Il soldato corre ancora, e non appena trova un nascondiglio e il tempo per rifiatare prova a ricordare come mai si trova in quella situazione, solo e completamente spaesato. Finchè ad un certo punto...
E qui davvero tocca fermarsi, perché la trama di Un Soldato, l'ultimo corto del regista ravennate Alberto Donati, è di quelle che non si possono rivelare, perché reggono per intero i quattro minuti e mezzo di narrazione di questo piccolo film dedicato alla serie americana The Twilight Zone, nota in Italia come Ai Confini della Realtà. «Una serie che mi è sempre piaciuta moltissimo - commenta Alberto -, proprio per i finali a sorpresa, che ho voluto omaggiare con questo corto, il più breve che abbia mai girato. In pratica le riprese le abbiamo fatte con Roby Rani, il protagonista, tutte in una mattina».
Meno di cinque minuti che sono bastati a Donati per essere il primo ravennate ammesso nella sezione internazionale del concorso «Corti da sogni», in questi giorni al Rasi. «Non avevo mai fatto film più brevi di venti minuti - spiega il regista -, sarà che oggi ho messo su famiglia e il tempo è sempre meno! In passato riuscivo a fare anche dei film lunghi, ad esempio La Comparsa, del 2003, e Quell'estate del '78, girato in Almeria, in Spagna, nel 2005, nei luoghi in cui aveva girato anche Sergio Leone».
E il western, specie se italiano, è da sempre un'autentica fissa per Donati, che ha realizzato anche un documentario su Lo Chiamavano Trinità e un altro chiamato Dov'è il West. «Lo girai nel 2001, focalizzandomi sulle location di alcuni western particolarmente famosi. L'omaggio a Trinità svela poi la mia passione per gli Spaghetti Western di seconda generazione, che io chiamo "Fagioli Western", perché più che usare le pistole i personaggi finivano sempre tra calci, pugni e padelle».
Alberto Donati è praticamente autodidata, fa riprese dall'adolescenza e arriva al primo cortometraggio nel 1998, lavorando spesso a videoclip: «L'ultimo video l'ho girato a Bagnacavallo con i Doormen, e in passato ho lavorato anche con Selen, quando cercò di lanciare una canzone, salvo poi fare una comparsata nel mio film Straight To Hell, praticamente un omaggio a Quentin Tarantino». Il cinema di genere è certamente un punto di riferimento per Alberto Donati, al di là delle mode più o meno ricorrenti che segnano il periodico ritorno al cinema degli anni '60 e '70. «Li ho sempre amati, con o senza moda - chiosa il regista -. Sono film fatti con pochi mezzi e grandi idee, è il modo di lavorare a cui mi ispiro. Il fatto che ancora oggi si guardino con piacere è la prova del loro valore». (f.sav.)