Martedì 7 alle Cantine di Palazzo Rava D'Incà Levis parlerà di rigenerazione industriale
Elena Nencini
Il tema sarà il Fuoco per il quarto incontro di «Rigenerazione urbana: pensiero dispositivo di energia» martedì 7 giugno con Federica Maglioni Foco, Gianluca D'Incà Levis, Dolomiti Contemporanee. Una prassi di cura e rigenerazione per paesaggio e patrimonio, e Andrea Contin, Senza l'energia non esiste il fuoco, alle 18.30 presso Le Cantine di Palazzo Rava. Curato dall’associazione culturale CHUB Cantine hub dispositivo di reti culturali, media partner SettesereQui. Al termine degli incontri è previsto «All you can eat BBQ» nel giardino a cura dello chef Matteo Salbaroli dell'Acciuga Osteria che affronterà il tema della serata dal punto di vista gastronomico, solo su prenotazione contattare 0544 212713.
Sarà l’architetto Gianluca D’Incà Levis ideatore di Dolomiti Contemporanee (www.dolomiticontemportanee.net) e di una serie di piattaforme di rigenerazione su paesaggio e patrimonio d’architettura a parlare di due progetti innovativi relativi al Villaggio Eni voluto da Enrico Mattei a Borca di Cadore e del nuovo museo dell’arte contemporanea a Casso, nella scuola distrutta dal disastro del Vajont nel 1963.
Perché ha scelto di lavorare sul villaggio Eni di Borca di Cadore e quali sono le novità?
«Centrale nel mio lavoro è l’idea di produrre immagini rinnovative, operando sull’ambiente naturale in modo critico e proiettivo, e rifiutandone le letture stereotipe. Tra le novità per Borca sarà una Summer camp con Riccardo Donadon e la sua Hfarm, un acceleratore di start up, è l’uomo che portato la Silicon Valley a Treviso. Il villaggio Eni di Borca è legato alla figura di Enrico Mattei che ideò questo grandioso centro di vacanze 1per i dipendenti Eni dal 1958 al 1991, con alloggi per 3000 persone. Un sito straordinario che è fermo e del quale bisogna rigenerare l'identità. Una grande visione di Mattei su 100mila metri quadri di terreno, affidato a Gellner e Carlo Scarpa. Sono stato chiamato dalal società privata che lo ha acquistato per fare un progetto di valorizzazione culturale di tutto il sito. farò leva sul suo valore culturale che è di tutti, è un bene pubblico che va fatto rivivere, è un superbrand che può tornare ad essere trainante. Con Dolomiti contemporanee riattiviamo fabbriche dove governance e comuni hanno fallito. Sono state importantissime parti del territorio per assetti economici. Sono siti apparentemente morti, potenziale culturale deve coincidere con il potenziale logistico. Non si devono separare i due termini. La cultura va intesa in senso funzionale».
Come vengono rigenerati questi siti?
«Non esiste un format applicabile acritico. Scelgo “siti intelligenti”, sposo i siti dove la cultura vale cento e penso che anche la funzionalità di valore possa essere cento. Se un sito ha un valore intrinseco ma non vale niente in questo momento, devo far coincidere il valore reale con quello potenziale. Significa quindi che c'è un errore tecnico da qualche parte. A Casso sto creando un centro per la cultura contemporanea della montagna che gestisco direttamente. Dopo la tragedia del Vajont la scuola elementare di Casso è rimasta chiusa fino ad ora. Ho pensato che non doveva essere un museo della memoria, dei ricordi. Non bisognava puntare sull’apologia della morte. In alcuni luoghi dove vado a rigenerare gli edifici resto 4 mesi come per l’ex fabbrica di occhiali, chiusa da oltre 10 anni, a Taibon Agordino, riempio gli edifici di ipercinetiche attività multimediali e artistiche. Attraverso le attività la gente locale ha potuto riattivare e riscoprire questi luoghi. Se hai un bel cesto di frutta e la luce è spenta non lo vedi. Io accendo la luce. L'importante è che il luogo riparta».
Per operazioni più complesse invece?
»Vajont e Borca sono a medio-lungo periodo bisogna fare una ridefinizione dell'identità dello spazio, vivo nelle fabbriche per due-tre anni, non puoi affrontare un sito così. E poi devo trovare dei partner alla Donadon, per implementare la mia rete alla dimensione di quel paesaggio specifico. Cerco partner istituzionali, nazionali, internazionali, locali per creare eventi, performance che ospitino artisti che ridefiniscano lo spazio, attraggano i media».
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«Lo stoccaggio dell’energia il problema da risolvere»
Il prof. Andrea Contin si occupa di energie rinnovabili e di gestione ambientale presso l’università di Ravenna e durante la serata affronterà il tema delle energie rinnovabili. A questo proposito Contin sostiene che il futuro delle rinnovabili sia nel «bruciare bio massa. E’ una cosa che l'uomo fa da 150mila anni, ma in un modo primitivo. Grazie alle possibilità tecnologiche è aumentata l’efficienza, ma non ancora non è possibile estrarre dalle biomasse tutto il loro potenziale. Bisogna parlare di bioeconomia che consiste nell'applicare la gerarchia dei rifiuti ed estrarre tutti i prodotti di valore aggiunto prima di bruciarle. La natura poi ci mette a disposizione il sole e il vento».
L’Unione Europea ha varato il pacchetto clima-energia 20-20-20, cioè ridurre le emissioni di gas serra del 20 %, alzare al 20 % la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e portare al 20 % il risparmio energetico: il tutto entro il 2020. La situazione italiana per Contin, non è ai livelli della Germania, ma è molto buona: «non è vero che siamo arretrati in fatto di energie rinnovabili, l’Italia produce metà dell’energia in fonti rinnovabili. Certo la Germania raggiunge il 100%. Il vero problema è lo stoccaggio poiché l’energia raccolta grazie a vento e sole è discontinua non vanno in maniera continua. Italia ha un piano nazionale atele proposito e gli obiettivi li stiamo raggiungendo a causa della crisi economica».
Conclude Contin: «la frontiera è lo stoccaggio dell'energia, nel momento in cui c'è la massima produzione si soddisfa la domanda in modo completo,. Nel momento in cui è notte o non c'è vento invece è difficile avere il raggiungimento della soglia. Questo costringe a cercare un sistema su come stoccare l'energia. Su questo si sta muovendo la ricerca».