Sant’Alberto «capitale» della pubblicità
Federico Savini
Digiti su Google «Sant’Alberto» e una delle prime pagine che ti compaiono è quella dei S.Alberto Awards, con un sito web assolutamente smart, coloratissimo e «moderno» nel senso più internazionale del termine, al punto che i testi sono pure in inglese e subito si trova scritto: «Awards go to Cannes, but where is advertising going? Now, we took it to S. Alberto for a new award given by ordinary people, who often make judgments, but far from the juries», traducibile in «I premi vanno a Cannes, ma gli spot poi chi li vede? Ora li portiamo a Sant’Alberto per un nuovo premio conferito da persone ordinarie, che peraltro esprimono I loro giudizi, abbastanza diversi dalle giurie istituzionali».
Riavvolgendo il nastro, è successo che nella scorsa primavera un gruppo di giovani pubblicitari milanesi ha pensato di portare gli spot pubblicitari che concorrono in una sezione del festival del cinema di Cannes nel pieno della campagna romagnola, e a Sant’Alberto hanno coinvolto la comunità locale sottoponendo gli spot internazionali al giudizio di cinque giurati che si sono confrontati per alcuni giorni (Alberto, Liliana, Lara, Bruna e Maurizio) e nella sera del 6 luglio a un pubblico numeroso, che ha visionato gli spot nel cortile del museo NatuRa, dibattendo i giudizi dei giurati e attribuendo anche un premio del pubblico. Ora, il complesso di quell’esperienza - dall’ideazione a Milano fino alla trasferta a Sant’Alberto, il rapporto coi giurati e la serata finale - è diventato un film. O meglio, sta diventando un documentario, un cui primo e provvisorio montaggio sarà proiettato venerdì 27, alle 20.45 a Casa Guerrini a Sant’Alberto.
Quello dei Sant’Alberto Awards è, insomma, un esperimento mediatico-sociologico in piena regola, che si muove con leggerezza tra i luoghi comuni (in particolare quello dell’ambiente accademico e professionale delle grandi città che guarda «dall’alto» le comunità contadine di provincia) e il loro superamento.
«Tutto è nato da una santalbertese, Livia Babini, che fa appunto la pubblicitaria e ha coinvolto un gruppo di colleghi e la nostra comunità in questo divertente esperimento – racconta Paolo Belletti degli Amici di Olindo Guerrini, associazione molto attiva sul territorio che ha organizzato la permanenza dei milanesi in loco e reso possibile l’intero svolgimento dell’iniziativa -. L’idea essenzialmente era quella di sottoporre a giurati di Sant’Alberto, lontanissimi dal mondo della comunicazione, gli spot pubblicitari internazionali filmati a Cannes. E devo dire che la cosa ha generato un certo entusiasmo da subito, tanto che abbiamo pure ideato un premio, la “Volpoca” di Elio Ghilberti».
Idea originale, che però ha funzionato anche perché Belletti rivela che a Ravenna esiste un precedente. «Tanti anni fa l’agenzia di comunicazione TuttiFrutti proponeva nella sala rossa del pala De Andrè un’iniziativa simile, proponendo al pubblico gli spot premiati a Cannes, e ogni volta riempiva la sala. Con i S.Alberto Awards questa idea è stata calata in una dimensione più partecipata, tanto che i pubblicitari sono venuti in paese diverse volte per filmare il luogo, conoscere e “istruire” i giurati, oltre che per la serata pubblica di luglio».
E che impressione hanno avuto del luogo? «Sono stati colpiti dalla comunità e avere un punto di vista esterno su Sant’Alberto interessa molto a noi - dice Belletti -. Da una parte abbiamo il linguaggio internazionale della pubblicità, che per sua natura si rivolge a tutti, dall’altra un paese di campagna su cui gravano molti cliché. La gente pensa che qui ci siano solo patate, anguille, zanzare e la poesia dialettale di Guerrini e invece abbiamo aperto uno squarcio sul mondo. Il filmato che vedremo il 27 settembre fa parte integrante del progetto fin dall’inizio. Completa il quadro perché sarà la comunità, questa volta, il soggetto ripreso “da fuori”. I santalbertesi sono i protagonisti. E il nostro intento è quello di consolidare quest’esperienza e riproporla in futuro».